ARIA FRITTA, FUFFA E UN PO’ DI SALE

ARIA FRITTA, FUFFA E UN PO’ DI SALE

ARIA FRITTA, FUFFA E UN PO’ DI SALE.

Una delle più ghiotte specialità napoletane, note anche come Zeppole (Aria Fritta…), sono state  preparate in gran quantità e sono pronte per essere servite dal nostro MasterChef Renzi, che peraltro sta preparando contemporaneamente un sacco di altre prelibatezze.

“Nell’attesa della riforma costituzionale del Titolo V” – così recita espressamente il comma 1 dell’articolo 2, questo provvedimento comporta l’istituzione di 9 città metropolitane – Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria – che si insedieranno fisicamente al posto dell’omonima provincia (Reggio Calabria con tempi diversi). I comuni delle province che diventano città metropolitane potranno decidere di non aderirvi, questo perché a parte le nove province che diventano città metropolitane, tutte le altre rimangono vive e vegete fino a quando non si procederà alla loro soppressione con un disegno di legge costituzionale. Dovrebbero comunque avere le seguenti funzioni generali: cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti il proprio livello, comprese quelle a livello europeo, ossia quelle con le città e le aree metropolitane europee.

Ad esse sono state aggiunte alcune funzioni:

a. tutela ambientale e gestione dell’edilizia scolastica (non solo per le scuole secondarie di secondo grado, ma sembrerebbe, in assenza di specificazione, su tutte). Alla fine, sarà una funzione fondamentale delle province, che gestiranno anche tutta la partita dei contratti, appalti, procedure concorsuali e selettive che vi sono inerenti.

Renzi ha dichiarato di far piovere 2 mld di euro. Da chi saranno gestiti? Dalle Provincie, dai commissari, dalle città metropolitane….boh e poi quanto tempo dureranno queste province “provvisorie”? E quanto ci costeranno?

E’ stato poi definito un abnorme aumento dei consiglieri ed assessori fino ai 10.000 abitanti (ma ne avevamo bisogno?):

  • Nei comuni fino a 1.000 abitanti il numero dei consiglieri sale da 6 a 10 e si introducono 2 assessori (prima non erano previsti).
  • Nei comuni da 1.001 a 3.000 abitanti il numero dei consiglieri sale da 6 a 10, rimane invariato il numero di 2 assessori.
  • Nei comuni da 3.001 a 5.000 abitanti il numero dei consiglieri sale da 7 a 12, gli assessori aumentano da 3 a 4.
  • Nei comuni da 5.001 a 10.000 abitanti il numero dei consiglieri sale da 10 a 12, rimane invariato il numero degli assessori.

Tutto ciò cosa ci regala:

–  una moltiplicazione di poltrone. E’ scritto che dovrà essere ad invarianza di spesa, in quanto la spesa per le indennità attuale dovrà essere semplicemente spalmata anche sui nuovi arrivati. Ma questo riguarda le sole indennità, i costi di funzione e di struttura ci saranno!

–  una concentrazione di potere. In sostanza, le province saranno gestite dai sindaci e dai consiglieri comunali, si tratta di potere già concentrato di suo, perché si tratta delle stesse “zone”, di potentati “locali”.

–   Ci lasciano poi l’indispensabile, della serie “non ne potevamo fare a meno”,  terzo mandato dei sindaci per i comuni fino a 3.000 abitanti.

Si poteva fare di meglio? Si, semplicemente sopprimere le province per via costituzionale, affidando competenze e funzioni amministrative alle amministrazioni centrali, alle Regioni e ai Comuni, al contempo, con legge ordinaria, provvedendo all’accorpamento dei Comuni più piccoli, attraverso le unioni e le fusioni, e, soprattutto, disboscando e tagliando la giungla di enti e società che sono proliferati a livello territoriale (strumentali, “inutili”, intermedi).

Non è infatti da sottovalutare il parere della Corte dei Conti laddove evidenzia la probabilità che la prospettata coesistenza di Città metropolitane e Province comporti aggravi di spesa, confusione ordinamentale e moltiplicazione di oneri. Il meccanismo di riordino contenuto nel disegno di legge del Governo risulta molto complesso e articolato, suscettibile di alimentare il contenzioso, in particolare nella ripartizione di funzioni tra Provincia e Città metropolitana.

Cosa ci resta? Tanta aria fritta e fuffa, come la legge elettorale, l’ITALICUM: vi siete accorti che non se ne discute più? Perché è stato approvato alla Camera ma non al Senato dove non c’è una maggioranza e per ora nulla si dice e nulla di discute.

Faremo indigestione di Zeppole nei prossimi mesi….

ANDREA MELIS

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