Appunti per capire la destra

APPUNTI PER CAPIRE
LA DESTRA

 
APPUNTI PER CAPIRE LA DESTRA

 AMICO-NEMICO

Carl Schmitt parte dal presupposto che l’uomo è un essere pericoloso e che caratteristica fondamentale dell’agire politico consiste nell’inimicizia. Pertanto indica nella distinzione amico-nemico (Freund e Feind) la distinzione specifica del politico, in cui ravvisa “l’estremo grado d’intensità di un’unione o di una separazione, di un’associazione o di una dissociazione” (Il concetto politico, 1927). Il nemico non è il concorrente economico o l’avversario personale nei confronti del quale si provano sentimenti di antipatia o di odio; il nemico politico è l’altro , lo straniero (der Fremde), verso cui possono insorgere conflitti, ma questo non significa che la sfera del politico coincida con la guerra; infatti, in certi casi, è buona politica evitarla. Per Schmitt, l’organismo politico decisivo è lo Stato, in quanto solo allo Stato pertiene lo jus belli: solo lo Stato, quindi, può stabilire chi è il nemico, dichiarare la guerra e richiedere ai suoi membri il sacrificio della vita. In quanto tale, lo Stato supera ogni altro organismo politico o sociale, in modo che le classi o i gruppi sociali antagonistici, i partiti e le associazioni possono esistere finché non minacciano l’ordine legalmente costituito. La funzione primaria dello Stato, dunque, non è la guerra o il controllo della vita privata dei cittadini, ma garantire l’ordine e la sicurezza: quando è il caso, lo Stato può stabilire qual è il nemico interno, cioè il gruppo che costituisce un pericolo per l’esistenza dello Stato stesso. Nel momento in cui il contrasto interno amico-nemico si trasforma in conflitto armato fra gruppi, lo Stato non è più l’entità politica decisiva e ne segue la guerra civile, dove ogni gruppo fa valere una propria distinzione amico-nemico. In un mondo in cui fosse esclusa la possibilità della guerra esterna o della guerra civile, la distinzione amico-nemico non avrebbe più senso e, pertanto, verrebbe anche meno la dimensione del “politico”.


Max Weber

 AUTORITA’ CARISMATICA

Max Weber definisce carismatica l’autorità “fondata sulla devozione all’eccezionale santità, eroismo o carattere esemplare di una singola persona, e ai modelli normativi e agli ordini rivelati o impartiti da tale soggetto.” Il carisma è “una certa qualità della personalità di un individuo, in virtù della quale egli si eleva al di sopra degli uomini comuni ed è trattato come persona dotata di poteri o qualità soprannaturali, sovrumane, o quantomeno eccezionali. Questi requisiti, considerati di origine divina, non sono accessibili alle persone normali, quindi l’individuo in questione è trattato come un leader.” L’autorità carismatica è allora “potere legittimato sulla base delle eccezionali qualità personali di un capo o sulla dimostrazione di straordinario acume e successo, che ispirano lealtà e obbedienza ai seguaci o adepti (Anhanger)”. Questa autorità si fonda integralmente sulla figura del leader: se questi viene meno per qualunque motivo, il potere dell’autorità potrebbe seguirne la sorte. Nondimeno, per la sua peculiarità e per la mancanza di un’organizzazione formale, l’autorità carismatica – molto più di quella tradizionale e di quella razionale-legale – dipende dalla cosiddetta legittimità politica percepita. Ad esempio, un capo carismatico in un contesto religioso potrebbe aver bisogno di una credenza indiscussa sulla sua “unzione” divina, come in genere si ritiene per profeti e guru. Se la forza di questa credenza dovesse vacillare, lo stesso potere del capo carismatico potrebbe venir meno rapidamente. E questo dimostra appunto l’instabilità di tale forma di autorità. Weber riconobbe nell’autorità carismatica non tanto i tratti specifici del capo carismatico quanto il riflesso della relazione esistente tra leader e discepoli, e questo lo rende prossimo al concetto freudiano di identificazione e di ideale dell’Io. La validità del carisma si fonda, quindi, sul suo riconoscimento da parte dei seguaci, riconoscimento che è abbandono del tutto personale, pieno di fede, nato dall’entusiasmo  e dalla speranza. Nessun profeta, osserva Weber, considera il proprio carisma  come dipendente dall’opinione mutevole della folla, sebbene questo rischi di sparire se è “abbandonato da Dio”.


 BONAPARTISMO

Anche detto “cesarismo rivoluzionario”. Si ha quando il leader è il “garante della rivoluzione”, il difensore del “nuovo ordine”, cioè dell’ordine e degli interessi della classe sociale che l’ha portato al potere sovvertendo il “vecchio ordine”, di solito un altro regime autoritario o sultanistico, come una monarchia assoluta. Esempi: Napoleone I, Napoleone III.

  CESARISMO

Viene cosi definita la dittatura del leader “uomo della Provvidenza”, “padre del popolo” “salvatore della Patria”. E’ la categoria in cui Max Weber e Antonio Gramsci ponevano le dittature del loro tempo, che non si reggevano solo sulla repressione, ma potevano contare sul consenso delle masse. E’ quindi necessaria la figura di un capo carismatico che possa valersi di un forte apparato statale. All’ideologia si sostituisce il carisma del capo, che si impone come mediatore tra i diversi e contrastanti interessi presenti nel corpo sociale.

 CULTO DELLA PERSONALITA’

Tende all’identificazione del leader carismatico con lo Stato, in modo tale da rendere impensabile l’esistenza dell’uno senza l’altro. Serve inoltre a far accettare le restrizioni imposte dalla dittatura e a instillare nei cittadini la credenza che il leader pensa e opera per il loro bene. Il culto della personalità in genere decade dopo la caduta o la morte del dittatore. Questo culto presenta qualche analogia con i culti delle religioni:  i fedeli infatti adorano il loro guru come un santo o l’incarnazione di una divinità.


DISUGUAGLIANZA

E’, secondo Norberto Bobbio, il valore decisivo  e distintivo della destra . D’altra parte, come scrive S. Natoli: “Il ragionamento saggiamente conservatore è grosso modo il seguente: togliamoci definitivamente dalla testa che gli uomini possano essere o diventare davvero uguali in termini sostanziali – vale a dire per intelligenza,qualità individuali, risorse. Si deve tuttavia riconoscere che gli uomini sono uguali almeno in un aspetto: sono tutti ugualmente liberi, o almeno dovrebbero essere tali. Se si pretende l’uguaglianza sostanziale – dicono i conservatori – si va contro natura e perciò si rischia di perdere la libertà senza raggiungere davvero l’uguaglianza. Non vi ha insegnato niente il comunismo?”

 GERARCHIA

Titolo della rivista ufficiale del regime fascista. Nell’articolo del febbraio del 1922 “Da che parte va il mondo” Benito Mussolini  esprimeva la persuasione che la sterzata verso destra costituisse in Europa un orientamento destinato a durare e a caratterizzare il nuovo secolo rispetto a quello passato. In questo nuovo scenario il fascismo sarà lo strumento della restaurazione dell’ordine e della disciplina. Il fascismo “dovrà innestare nel tronco di talune gerarchie elementi nuovi di vita….e preparare l’avvento di nuove gerarchie”.


IDEALE DELL’IO

Ogni individuo, secondo Freud, ha costruito in sé un ideale rispetto al quale misura il proprio Io attuale. A questo Io ideale si rivolge ora quell’amore di sé di cui  l’Io reale ha goduto nell’infanzia. Il narcisismo appare ora spostato su questo nuovo Io ideale che possiede, come l’Io di quando era bambino, tutte le più preziose qualità….ciò che l’uomo proietta avanti a sé come proprio ideale è il sostituto del narcisismo perduto dell’infanzia, di quell’epoca, cioè, in cui egli stesso era il proprio ideale. Lo stato di narcisismo è abbandonato a causa della critica dei genitori. L’interiorizzazione di tale critica produce quella condizione di autoosservazione che commisura l’Io attuale all’Io ideale. All’ideale dell’Io Freud riconduce anche la sottomissione al leader carismatico, messo dal soggetto al posto dell’ideale dell’Io.

 MISTICA FASCISTA

Tra il 1925 e il 1930, quando il fascismo cessa di essere elaborazione ideologica e si cristallizza come dovere e credo nell’obbedienza “cieca e assoluta”, fascismo e mussolinismo diventano una “mistica”. Gerarchia tende appunto ad esiti mistici per propagandare sogni di grandezza e fare la storia. Mussolini è il Capo e viene esaltato come l’Uomo Nuovo, il Demiurgo fascista, il Principe della Giovinezza. I gesti del Duce vengono definiti “ispirati” e le sue frasi oracolari vengono venerate fino al culto della sua Parola.


Dino Cofrancesco

TRADIZIONE

“Rispetto alla mentalità, l’atteggiamento più generale della Destra è stato visto da molti studiosi (e in particolare da D. Cofrancesco) come fedeltà alla tradizione, comunque intesa. Hanno un particolare rilievo gli aspetti religiosi della tradizione, fondata sul magistero di precise istituzioni ecclesiastiche, come nella Destra cattolica controrivoluzionaria dell’800 e del ‘900, oppure riferita genericamente (o neopaganamente, o esotericamente) alle valenze positive del mito, della sacralità, della virtualità. Il forte richiamo all’autorità del passato, magari remoto e immaginario, si trova non solo nel conservatorismo ma anche nel radicalismo dei movimenti eversivi di destra (come il fascismo e il nazionalsocialismo). Rimane comunque la questione di quale tradizione venga privilegiata dalle varie destre. Sotto il profilo ideologico, in autori di Destra dell’800 e del ‘900 come De Maistre, De Bonald, Donoso Cortés, Maurras, Barrès, Guénon, Evola, Junger, fino alla “Nouvelle Droite” di Alain de Benoist troviamo alcuni temi ricorrenti, con accentuazioni diverse a seconda degli autori:

– il rifiuto dell’eredità dell’illuminismo vista come contrattualismo, individualismo disgregatore, atomismo sociale, vacuo progressismo, razionalismo astratto,cosmopolitismo, cui vengono contrapposte la comunità, la società organica, la fedeltà al radicamento storico, alla nazione, ai vincoli di sangue e di suolo.

– La critica degli effetti della modernizzazione economica, denunciati, a partire dal romanticismo, dall’anticapitalismo di destra: lo sradicamento degli individui dai contesti tradizionali protettivi, il materialismo utilitaristico, la desacralizzazione del legame sociale, il benessere e l’edonismo come ideali di vita, invece della dedizione disinteressata, dei legami personali e diretti, della solidarietà corporativa nella nazione.

– La lotta contro la democrazia e il socialismo identificati con livellamento egualitario e omologazione, regno della quantità e della massa, oppressione delle aristocrazie del sangue e della cultura, cui la Destra contrappone il culto della gerarchia, dell’autorità di capi tradizionali o carismatici, del diritto al comando delle élites” (Cesare Pianciola).

 VIOLENZA

“La tesi di Sergio Panunzio era che bisogna distinguere la violenza dalla forza: la violenza è positiva e la forza è negativa. La violenza rappresenta la rottura di una società e il momento di trapasso dal vecchio al nuovo, la forza è autoritaria. Questa distinzione tra forza e violenza è proprio l’opposto di quella che di solito si fa. Generalmente si attribuisce valore positivo alla forza e negativo alla violenza. Per “forza” si intende la forza al servizio del diritto, la forza dello Stato, la coazione; quando i giuristi parlano di coazione dicono forza, mentre la violenza viene considerata negativamente. Qui c’è una inversione: una inversione che deriva da Sorel. Su questo non c’è dubbio. Per Sorel la violenza è positiva, la forza negativa. La violenza è eversiva, è l’”ostetrica della storia”, per usare l’espressione di Marx; la forza è autoritaria” (Norberto Bobbio).

 

FULVIO SGUERSO

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