Ancora tu … Garlasco

Forse è la prima volta, da quando è iniziata la mia rubrica, che sono d’accordo con voi sul tornare su un argomento a grande richiesta, ringraziandovi sempre per l’entusiasmo, la gioia e l’affetto che dimostrate nella fedele e assidua lettura, con numeri incredibili da tiratura nazionale: basti pensare che l’ultimo della settimana scorsa, dopo 2 giorni dalla pubblicazione, aveva già raggiunto quasi 8.000 lettori.

Andiamo quindi al dunque e, sicuramente, vista la pressione, avrete già capito che si tratta ancora una volta del caso di Garlasco. E che dire di più se non ancora “tu”… come 50 anni fa quando la canzone del Lucio nazionale, completamente diversa anche come stile, fece storcere migliaia di nasi, ma poi diventò una delle più, se non la più conosciuta del cantante. Lo stesso per il caso di Garlasco.

  Da sinistra: Piero Maso, Omar, Erika, Marta Russo,  Meredith Kercher  e Serena Mollicone 

Nel 2007 sembrava un caso come tanti successi, grave per carità, molto grave, ma inferiore come interesse giudiziario, investigativo e soprattutto mediatico sia alla vicenda di Pietro Maso sia a quella di Novi Ligure… Erika e Omar non ne parliamo nemmeno rispetto a Cogne, Marta Russo o Meredith. E invece alla fine, prima nel 2016-2017 e poi quest’anno, ha surclassato e sorpassato tutti e tutto. Addirittura ci sono state due o tre settimane, prima dell’estate, in cui la vicenda era su tutti e tre i canali Rai al mattino, su tutte le reti Mediaset e su La7 tra le ore 15 del pomeriggio e la sera, per poi il dulcis in fundo con talk show delle 20.30 interamente dedicati alla vicenda, seguiti come tempi di Federer, Djokovic e Nadal dai casi Paganelli e Resinovich.

Tantissime persone incontrate anche per strada mi chiedono: “Ma secondo te, secondo lei, cosa c’è sotto? Cosa sanno e cosa nascondono o scoprono?”. Io devo onestamente confessare che è forse la prima volta che su un caso cambio idea per la terza volta, e forse potrebbe anche essere la definitiva. Mi successe per Olindo e Rosa nella strage di Erba di cambiarla due volte, e soprattutto per il caso di Yara Gambirasio su Massimo Giuseppe Bossetti. E qui no, è la terza volta, e le soluzioni da me ipotizzate sono tutte e tre differenti.

Nella prima avevo realizzato, dopo aver meditato sui caratteri di Chiara e Alberto, sull’eventualità che la ragazza avesse scoperto sul fidanzato alcune preferenze in tema sessuale, inerenti a pedopornografia o comunque a livello omosessuale, al ritorno dello stesso da un viaggio a Londra con un amico, e sfociato poi in un litigio con tanto di frasi del tipo: “Adesso lo dico a tutti… anzi ti denuncio!”, oppure insulti vari e promesse di rivelare a parenti e amici le preferenze sessuali.

Poi invece maturai l’ipotesi della vendetta di una delle “crudelie de Mon”, alias gemelle Cappa, con l’ausilio di qualche amico loro, visto che il padre sembra un po’ essere il grande vecchio. In questo buco di territorio del Pavese, in cui non sono mai stato ma che voi mi dite essere di una bruttezza imbarazzante, la gente d’inverno o sta al PC o sta in casa o… omissis… perché a dirla tutta c’è poco da vedere.

Da febbraio in avanti tutta la serie di notizie, veline, colpi di scena giornalieri e altro mi hanno messo molti dubbi e poche certezze, anche per uno che crede di capire molto, se non tutto, di casi di cronaca. Si inizia col rimembrare lo scontrino di parcheggio fatto a Vigevano — e questo sì che è un bel posto, ci sono stato qualche volta, molto bello — solo che i giornalisti-inquirenti o inquirenti-giornalisti, giorno per giorno, ora per ora, facevano trapelare che lo scontrino non sarebbe stato del ragazzo Andrea Sempio, già sotto le lenti nel 2016/17, ma della madre in tour a Vigevano con un presunto sciupafemmine, di mestiere vigile del fuoco, che con probabilità elevate avrebbe raccontato qualcosa sul fatto della visita della madre e dello scontrino a quattro amici al bar.

Spesso chi si vanta, chi millanta o chi comunque dice la verità per vantarsi di conquiste, peggio che di prestazioni sessuali, è come il pescatore o il cercatore di funghi dilettante: pescano una Gigia o trovano un giandurlin, ma dicono di aver preso una ricciola o un porcino di 3 kg. Si fanno belli e non fanno danni. In questo caso però, in maniera strisciante o repentina, ha dato la classica palla nello spazio, per chi conosce il calcio, alla procura di Pavia, in cui già da anni c’era una sorta di resa dei conti o di veleno latente, che ha rimesso in moto la nuova inchiesta.

Da lì sono ripartite vecchie tracce nel sottoscala della povera e non rispettata Chiara, che di sicuro era una ragazza intelligente e sveglia, una di quelle che, per esempio, hanno denunciato situazioni di reato gravi, di mafia o altro, che hanno detto chiaramente che non sarebbero state zitte e che avrebbero mosso la giustizia. Il ricordo, per non citare le molte coraggiose vittime del passato, va alla povera Serena Mollicone, che qualche anno fa aveva scoperto un giro di droga troppo esteso nel suo paese e così impunito, con pochi controlli, che per forza doveva essere coperto da qualcuno di intoccabile, sempre protetto. Ha pagato con la vita il fatto di averlo detto in faccia e molto seccamente al suo aguzzino.

E questa torbida vicenda di Garlasco resterà così. Poi, se si vuole credere al frate perverso e ai ricatti commessi dal santuario delle Bozzole, si può fare. Ma non è così. Ora si aspetta l’ennesimo colpo di scena, con effetti da una parte e dall’altra, con l’avvocato e il magistrato sotto inchiesta che grida “al lupo al lupo” e chiama Nordio, come quei bambini che, quando non vogliono più giocare e perdono, portano via il pallone.

Andrea Sempio, Ciara Poggi, e Alberto Stasi

Di sicuro la signora Ferrari a Vigevano ci è andata qualche volta, e non per vedere la fortezza in piazza, le bellezze culturali e neanche un bellissimo cigno nero che è nel parco insieme ad altri pennuti. Ma da lì a dire che suo figlio Andrea  è colpevole ce ne passa, se questo è ancora uno Stato di diritto. Però il raggruppare migliaia di euro in contanti con qualcuno che si mostrava un po’ troppo amichevole con Sempio, con un comportamento più simile tra amici che tra sospettato di reato e inquirenti, qualche sospetto o dubbio lo lascia anche ai tanti e molteplici innocentisti del caso.

L’avvocato De Rensis e il fratello di Chiara

E per me, che in estate ho parlato con delle signore abitanti molto vicino ai fatti, la verità rimane il fatto che Stasi è stato colpito alla morte del padre, che come un leone turbo lo aveva messo in condizione di difendersi nel modo migliore, difendendolo lui stesso fino alla fine. Ma qui ci sono anche interessi grandi, enormi, in gioco: le somme che Stasi ha già pagato a Poggi, il fratello di Chiara, che rimane comunque nell’anonimato, e la somma enorme che De Rensis aspetta dallo Stato in caso di revisione del processo e di assoluzione del suo assistito.

Da lì poi tante congetture, stracci tirati e accuse, periti che scappano e avvocati presenti nelle trasmissioni che pian piano spariranno.

Ora mi direte: come finisce? Vi dirò: sono in difficoltà, ma penso che quando si dice che la procura di Brescia, competente adesso, ha in mano molto di più, credo che sia vero. Perché altrimenti anche l’intera nazione penserà che è diventata ormai una guerra di tutti contro tutti, e che solo la verità su Chiara non interessa. E sarà un altro mistero italiano.

Alberto Bonvicini 

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