Ancora destra e sinistra?

ANCORA DESTRA E SINISTRA?

ANCORA DESTRA E SINISTRA?

  Rimando subito alla copertina dell’ultimo Espresso che titola: “Chi si rivede: destra e sinistra”, ponendo come sottotitolo due contrapposte fazioni: “da una parte i nazionalisti, i sovranisti, i nostalgici; dall’altra le donne, i ragazzi, gli ambientalisti. È finita la corsa al centro.” Come due pacchetti: o sei in uno o nell’altro. Tertium non datur.  

 

Nuovo manicheismo: a sinistra i buoni, a destra i cattivoni

 

Non condivido affatto questa divisione settaria e semplicistica: io sono sovranista, ma non nostalgico; sono ambientalista, da sempre, eppure non sono né donna né ragazzo. Conosco donne e ragazzi sovranisti e attempati signori ambientalisti. Rigetto anche la scelta di connotare in negativo –secondo il loro metro- quanti che non la pensano come i giornalisti de L’Espresso, al contrario dei loro presunti oppositori, che si connotano per il genere, l’età o una qualifica positiva. 

Quanto alle sinistre, i suoi residui “partitelli si condannano sempre di più ad una vita da bonsai”; mentre la sinistra autentica si riassumerebbe nelle posizioni di Laura Boldrini, contrapposta a Giorgia Meloni (donna, eppur di destra). Il giornalista dimentica che la Boldrini, oltre a detenere il poco appetibile primato, per una persona attiva in politica, di essere estremamente impopolare, ha guidato uno di quei partitelli, LeU, assieme a Pietro Grasso, altro campione di impopolarità: bocciati entrambi alle ultime elezioni. La sinistra, quindi, sembra essere ancora affidata alle cure di personaggi tutt’altro che garanti di una sua rinascita, tale da contrapporsi all’avanzata dei sovranisti.

Va bene che gli italiani hanno la memoria corta, ma qui si tratta di almeno vent’anni di una sinistra, come abbiamo continuato a chiamarla, che ha cambiato casacca, mentre alcune sue istanze fondanti sono state lasciate agli sparuti presidii, appunto, dei “partitelli”. E risalire la china non sarà questione di mesi, né di pochi anni. Soprattutto perché i suoi vertici pensano di risalirla basandosi sugli errori degli avversari, anziché cambiando le proprie posizioni più impopolari.

E cosa c’è di più impopolare della difesa a oltranza dell’immigrazione selvaggia, di cui l’Italia è stata vittima quotidiana negli ultimi anni, guidata da quella sinistra auto-lesionista che ora si vorrebbe far risorgere senza mutare i temi di punta che l’hanno ripetutamente affossata nelle urne. Abbiamo assistito a ripetute bocciature da parte del popolo ogniqualvolta gliene si dava l’opportunità. Niente, loro continuano a difendere posizioni chiaramente suicide. E lo dimostrano confermando la fiducia in persone come la Boldrini, cocciutamente pro-immigrati, in una strana alleanza col clero che ha il vecchio sapore di incesto catto-comunista. Mentre sul fronte finanziario, le sue ripetute condanne dell’attuale governo suonano come altrettante conferme delle posizioni neoliberiste, ossia dell’esatto contrario della sinistra correttamente intesa. Insomma, quanto a compagni di viaggio, la “nuova” sinistra italiana sembra scegliere sempre altrettante zavorre. Alle quali aggiungerei l’ultra-europeista Carlo Calenda, che propone di abolire la voce dei popoli: non gradiscono gli immigrati? Facciamo una legge che dia carta bianca all’UE per smistarli nei vari Paesi europei, anche contro il volere dei governi democraticamente eletti.

 

 Boldrini e Meloni: due pasionarie, due opposte visioni del mondo.

Tra loro il M5S, in un inedito centro

 

Ciò detto, vorrei sottolineare una curiosa riproduzione della contrapposizione delineata da L’Espresso proprio qui, in casa Trucioli: il duello Boldrini-Meloni si ripropone da noi negli scontri tra due dotti professori di Filosofia: Fulvio Sguerso e Pier Franco Lisorini. 

Inutile nascondere la mia vicinanza al pensiero di Lisorini, pur con qualche distinguo in vari punti dei suoi articoli, mentre di Sguerso apprezzo la grande cultura, al pari di Lisorini, e l’amore per l’arte. Quando però leggo le sue accorate difese del fenomeno migratorio, che si concentra sul tratto finale del percorso, mi rendo conto di quanto siamo distanti. Questa distanza si è resa ai miei occhi ancor più evidente dalla lettura del suo ultimo articolo “Il complesso di superiorità”. 

Perché sono sovranista

Provo a spiegarmi. Sguerso inizia il suo ragionamento nella classica maniera induttiva: parte dal particolare per dimostrare l’universale. E così egli cita i casi più estremi, sia individuali, di fanatici terroristi, come Brenton Tarrant in Nuova Zelanda, che settari, come il Ku Klux Klan, senza tralasciare, manco a dirlo, il solito Hitler, per poi accomunare le loro idee a quelle degli odierni sovranisti. Quasi non bastasse, Sguerso riporta un brano di certa Donatella Di Cesare (chiedo venia se non la conosco affatto), laddove denuncia “l’avanguardia armata dei sovranisti”, quella che Sguerso riprende con aggettivi ancora più biechi, definendola “fanatica e criminale” e mettendoci in guardia da esse, poiché “non è isolata, ma può contare sulla complicità silenziosa di quella parte dell’opinione pubblica convinta che sia in atto un’invasione, pilotata e pianificata da manager della finanza globale […] che ha di mira la sostituzione della popolazione autoctona europea […] per un’errata interpretazione del c. d. Piano Kalergi del 1923”. 

 


Il conte Kalergi, propugnatore negli anni ’20 del ‘900 di una ideale “PanEuropa” meticcia

 

Questa è naturalmente una “idea complottista” di cui sono convinti Salvini, la Meloni e il sen. leghista Paragone, tutti innegabilmente “affetti da un macroscopico complesso di superiorità: basta guardarli quando parlano nei talk show televisivi”. Poi, per non sembrare che abbia l’arma puntata solo sui sovranisti, Sguerso allarga il tiro su altri politici, come Berlusconi, Renzi, Sgarbi,  Santanché, Feltri e Travaglio. Osservo sommessamente che è arduo rintracciare politici che non abbiano questa sicumera, che è la forma patologica della passione politica, difficile da tenere a freno quando si mietono successi e standing ovation e si arriva a credersi onnipotenti. 

Ebbene, riconosco di far parte dei “complottisti”, convinti che esista, con una forse temporanea battuta d’arresto, un piano di travaso in Europa di abitanti di ben più prolifici continenti come Asia ed Africa: piano perfettamente allineato al fenomeno della globalizzazione, di cui rappresenta solo uno degli obbiettivi e degli strumenti. E, visti i lugubri connotati che le sinistre, vere o presunte, affibbiano ai sovranisti, mi sia permesso di delineare, il più sinteticamente possibile, il pensiero di chi, nonché essere “complice di avanguardie armate e criminali”, pressoché numericamente irrilevanti, ritiene urgente arginare la criminalità organizzata su vasta scala della tratta degli afro-asiatici, con la complicità, pelosa o ingenua, di mass media e intellettuali. Si potrà di certo sminuire l’influenza di un lontano manifesto del 1923 ad opera di un aristocratico utopista, ma non si potrà negare che esista un progetto di trasferimento massivo in Europa di africani e asiatici, forse non per gli ideali di Kalergi, ma per più prosaici interessi, collimanti col globalismo voluto dalla elite finanziaria internazionale.

 


 Galimberti attribuisce giustamente all’educazione permissiva e alla competizione esasperata del neoliberismo la fragilità dei giovani italiani nell’affrontare le asperità della vita

 

Affido alle parole del prof. Galimberti la conferma che le civiltà decadono per la corruzione dei costumi. E la corsa ai consumi, accelerata dalla globalizzazione, ha portato ad una civiltà corrotta, senza nerbo, che nelle intenzioni dei globalisti dovrebbe venir rinvigorita dall’apporto di forze fresche esterne, dotate dell’energia che solo le privazioni e gli stenti conferiscono, per l’istinto di sopravvivenza. Al contrario, come sovranista, io vedo il recupero delle forze perdute nei nostri giovani, sinora avvezzi alle mollezze della “società affluente”, attraverso una nuova educazione al sacrificio, al senso del dovere, ad uno stile di vita parco e rispettoso degli altri e dell’ambiente. Un profondo cambio di paradigma culturale oggi impensabile, insomma, che maturerà sulle macerie del globalismo che, prospettato agli inizi come portatore di progresso culturale ed economico, nella sua ormai ventennale applicazione ha conseguito risultati esattamente opposti. [VEDI

In campo economico: 

a) ha distrutto l’intera classe media, ingigantendo la fascia dei moderni “proletari senza prole” e arricchendo a dismisura il vertice della piramide sociale;

b) a ciò è arrivata con l’abolizione delle frontiere, consentendo la libera circolazione di merci e capitali, nonché l’ingresso indiscriminato di persone di cui nulla si sa;

c) ha imposto in Europa una moneta a cambio fisso, favorendo alcuni Paesi e penalizzandone altri, tra i quali l’Italia;

d) ha dato le ali alla concorrenza più sfrenata sia dentro che tra le nazioni, con ciò spingendo le imprese a ridurre i prezzi all’osso  tagliando i salari e sfregiando l’ambiente;

e) ha progressivamente svuotato l’economia reale, sia trasferendone i valori monetari nella finanza, sia esasperando la corsa all’automazione fisica (robot) e intellettuale (computer).

In campo culturale invece:

a) ha puntato sulla sparizione delle differenze linguistiche, tra cui i dialetti, e l’imposizione a tutti i livelli di un unico idioma, l’inglese; 

b) ha promosso la regressione delle tradizioni nazionali, al massimo mummificandole in stile folkloristico o museale, e l’idealizzazione di un’unica cultura metropolitana e tendenzialmente apolide, più prona a diventare suddita di un opaco potere, che non governa con la forza, ma con la manipolazione, palese o subliminare, di masse sempre più duttili e suggestionabili.

Ecco, essere sovranisti significa resistere a queste strade sbagliate, senza tema di venir definiti fautori di una “nostalgica” restaurazione di bieche dittature in stile nazi-fascista, e invece della ricerca di vie nuove verso un reale progresso culturale ed economico, che non sia appannaggio delle sole élite. 

 


Ormai sono le Borse a dirigere e a piegare i governi: una politica asservita alla finanza

 

La realtà guardata senza lenti ideologiche  

Scendo ora ad un livello più quotidiano: basta aprire un giornale, anche a caso. Oggi leggo sul Secolo XIX [VEDIche Savona si sta spopolando, soprattutto per la fuga in Italia e all’estero, dei suoi giovani. A latere un altro articolo afferma che le culle vuote possono essere riempite con i figli degli immigrati. Questa situazione non è peculiare di Savona, naturalmente, ma riguarda l’intera penisola. E non è certo un mistero, essendo stata sciorinata ogni santo giorno dai TG in epoca renziana l’immagine di sbarchi, con tanto di commenti atti a convincere l’opinione pubblica (quella della “complicità silenziosa”) non già che fosse in atto un’invasione, ma una quotidiana “opera buona” verso gente in procinto di affogare, magari perché entrata in mare su imbarcazioni inadatte, magari con condizioni meteo proibitive, come l’attuale caso della Sea-Eye, con rituale riferimento alla legge del mare, che obbliga al salvataggio di naufraghi.

 

Migranti sulla Sea-Eye. Stipati dai trafficanti su un precario gommone e buttati in mare: naufraghi già in partenza

 

Chi non vuole vedere l’oggettivo connubio –documentato- tra vascelli ONG, vaganti in mare al solo scopo di pescare naufraghi, e le organizzazioni di trafficanti che riempiono carrette e gommoni di esseri umani, contando sulla loro presa in carico da parte delle ONG stesse, mi sembra vivere su una Terra più simile all’Eden che alla triste realtà. Il ragionamento di Salvini mi sembra più “terrestre”: se i trafficanti non potessero contare sul duplice appoggio di navi pronte a raccogliere e porti pronti ad accogliere i migranti, il loro business finirebbe. Dove sta il complotto? Forse nel rivelare che gran parte dei soldi per far navigare i vascelli ONG arrivano dal miliardario Soros, che il piano Kalergi sta letteralmente cercando di “portarlo in porto”? Io sono più propenso a vedere, più che un complotto, una combutta sull’altra sponda, con i lupi travestiti da agnelli, sotto la maschera del buonismo, per fare affari sulla pelle dei migranti; senza naturalmente accomunare questi lupi agli agnelli veri, ossia a coloro che, in buona fede, fanno appello all’umanitarismo, astenendosi però da un’analisi più approfondita della situazione, e cioè risalendo il percorso di morte fino a quelle nazioni dove spadroneggiano ancora i colonialisti moderni, a cominciare dalla solita Francia [VEDI], che sfruttano il territorio e i suoi abitanti, costringendoli alla fuga. Una fuga senza speranza, vista la chiusura di tutte le nazioni europee, che hanno sempre lasciata sola l’Italia nel far fronte a questa fuga indotta; tutto ciò mentre le fanfare “di sinistra” facevano discorsi non dissimili dalle omelie papali e vescovili, in un concorso di interessi. Quale altra nazione tollera una simile violazione dei propri confini, non dico obtorto collo, ma addirittura plaudendo?

 

George Soros è in sostanza l’attuatore del piano Kalergi. Non è complottiamo: è un dato di fatto.

 

Sguerso non me ne voglia, per carità; e pronto a ricredermi, non essendo affetto –credo- da alcun complesso di superiorità, specie nei suoi riguardi, anzi: ammiro moltissimo la sua cultura, tanto più vasta della mia, e proprio per questo mi duole di vederla al servizio di un gioco di interessi che egli, grazie alla sua sincera indole umanitaria, si ostina a non vedere. Tuttavia, vedermi in pratica accomunato, per il mio sovranismo, ad isolati terroristi o a remote sette razziste, non mi sta affatto bene. Anche perché sono spesso associati alle etichette di omofobia e maschilismo: sentimenti assenti in me, che apprezzo, forse anche troppo, il genere femminile e non guardo con sussiego l’amore tra gay, purché discreto e non sbandierato ai quattro venti, quasi fosse un blasone di superiorità, come certi cortei puntano a far credere. 

In sintesi, le mie idee non appartengono a nessun “pacchetto” preconfezionato: se sei questo, allora sei anche quello e quell’altro; e penso tale distinguo sia valido per tante altre persone, libere di vedere il mondo con occhi poliedrici, senza etichette.

     Marco Giacinto Pellifroni                 14 aprile 2019

  Visita il blog  https://www.marcogiacinto. com 

 

 

 

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