Anche questo accade in Italia.

Grazie  anche a Salis che difende chi occupa le case.  Di proprietà privata e pubblica.
E che si erge a capopopolo  e invita a  emulazione di illegalità.
Due eventi simili che sono giunti alla ribalta. Ma chissà quanti ce ne saranno ancora.
Una  famiglia di origini sinti  aveva occupato abusivamente un bed and breakfast in via Ponte Vigodarzere a Padova.
 Dopo  un mese e mezzo  circa ha lasciato l’abitazione.  Pare che  la famiglia  avesse  anche allacciato  abusivamente    le utenze.  Se  ne sarebbe andata  “in modo spontaneo grazie a una mediazione operata dai carabinieri”. Il 3 dicembre c’è stata un’ispezione nell’appartamento da parte del comandante provinciale dell’Arma Michele Cucuglielli.
Ovviamente  il fatto  ha  avuto eco a livello nazionale. «La situazione è alla nostra attenzione, affronteremo il problema con le autorità», aveva detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lunedì 2 dicembre durante  una visita a Venezia e Verona organizzata per affrontare altre questioni relative alla sicurezza nei vari settori   territoriali.
 L’occupazione  era arrivata, appunto   a un mese e mezzo.
Il  proprietario, giustamente  e ovviamente  esasperato,  aveva sporto denuncia.  Il 16 ottobre  una coppia, dunque due soggetti,  aveva  prenotato,  tramite  la piattaforma “Booking”, alcuni giorni nell’appartamento.  Ma dopo qualche giorno la situazione è precipitata, racconta   il proprietario,  quando aveva  fatto presente che il periodo di permanenza concordato era trascorso. E gli “ospiti” , inquilini  temporanei per antonomasia,  hanno versato regolarmente   il dovuto .  Ma hanno  altresì  chiesto di  rinviare la partenza avendo bisogno di una settimana ulteriore. Il proprieratio  non ha  accettato, e , in seguito al diniego,   gli “ospiti” hanno  cominciato ad alzare i toni , addirittura minacciando  di morte la  famiglia  insieme a   una collaboratrice.  Terrorizzato, l’host  ha  deciso di prolungare la loro permanenza di qualche giorno, un soggiorno aggiuntivo che  non è mai stato pagato. Da qui nasce la decisione  di sporgere denuncia. A mio avviso avrebbe dovuto farlo anche prima. Anche se  non è facile comprendere la mala fede o un giusto bisogno. E con chi si ha a che fare.
Accade a Firenze.

PUBBLICITA’

A  Firenze   è stata  prenotato  su Airbnb,  e poi   occupato,  un appartamento.

Maria, proprietaria di una casa in zona Gavinana ha denunciato una vicenda  analoga, anzi, peggiore di quella padovana.
Una donna di  circa 40 anni  vive,  ormai da otto mesi,  stabilmente e illegalmente nel suo appartamento. Maria è  allibita  e sconvolta, dato che  nessuno, né forze dell’ordine né magistratura, sembra in grado, almeno  ad oggi,  di sfrattare l’abusiva   per permetterle di entrare nuovamente in possesso dell’abitazione. Un’ attività che , per altro è il suo  sostegno di sopravvivenza dignitosa.
Maria, riporta il Corriere della Sera, racconta che il 31 marzo la donna che ha messo in atto la truffa, per altro  una fiorentina,  ma autodefinita turista, si presenta nell’appartamento come concordato con la proprietaria dopo la registrazione  regolare sulla piattaforma Airbnb. “Come succede ogni volta che arriva un nuovo ospite sono andata a conoscere di persona la ragazza che mi ha detto di essere una dottoressa, ricercatrice al San Raffaele di Milano e di essere a Firenze per qualche giorno prima di trasferirsi definitivamente a Milano. È apparsa subito molto gentile e mai avrei immaginato quanto accaduto in seguito”. Naturale,  la gentilezza è  una “dote”,  una virtù, sempre che non sia falsa, come nel caso specifico.
Dopo i tre giorni  prenotati in  Airbnb, la “dottoressa”   ha fatto il regolare check out. Salvo poi tornare  per chiedere a Maria qualche giorno in più.  Adempimento che  fa,  come  da regolamento ,  direttamente   la piattaforma che si occupa delle modifiche. Regolamento   che  raccomanda  scrupolosamente di osservare. Evitando il “faidate”…  Anche per salvaguardarsi     da truffe e dunque  tutelare l’host. Maria dunque  si insospettisce un po’ ma va oltre e accetta.. La pseudo dottoressa  ha chiesto altri giorni di pernottamento, fino al 18 maggio. Giorni concessi ma mai pagati nonostante gli accordi. “Il 18 maggio era previsto l’arrivo di alcuni ragazzi dall’Australia ma la ragazza non ha voluto sapere di andarsene, ha addirittura chiamato i carabinieri dicendo che la stavo disturbando”.  Comunque, incredibilmente, dopo circa otto mesi, la situazione non è cambiata.
“La ragazza vive nell’appartamento insieme al figlio ventenne, un cane e un gatto, come se niente fosse e come se l’appartamento fosse suo”, afferma ancora Maria che a maggio ha fatto una denuncia per violazione di domicilio e insolvenza fraudolenta ma non è servita a niente.
La vicenda, purtroppo, non è un caso isolato, come si diceva. Chi  si occupa  di affitti brevi, magari con un solo appartamento  e come unica entrata per vivere,  segnala spesso, pare,   situazioni simili, dove inquilini abusivi si appropriano delle loro case. La mancanza di interventi rapidi da parte delle autorità competenti richiede senza indugi la necessità di riforme nel settore degli affitti brevi. È fondamentale che vengano adottate misure più efficaci per garantire la sicurezza dei proprietari e prevenire truffe di questo tipo.
La vicenda di Maria è un campanello d’allarme per tutti coloro che gestiscono affitti brevi. È essenziale che i proprietari siano consapevoli dei rischi e delle potenziali truffe. Inoltre, è necessario un intervento legislativo che tuteli i diritti degli  host che rispettano le regole delle piattaforme e delle istituzioni, come  versamento  della tassa di soggiorno e denuncia alla Questura degli ospiti. Che  garantisca , dunque, un sistema di affitto più sicuro e trasparente. Affinché queste vicende  non si ripetano in futuro.

Carla Ceretelli

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