Alfieri impazziti nello scacco alla regina

Nella partita politica italiana, gli alfieri dell’opposizione si illudono di dare scacco alla Regina, ma finiscono per scontrarsi tra loro e rafforzare il suo dominio.
Alfieri impazziti nello scacco alla regina
L’opposizione si muove caoticamente contro Giorgia Meloni, che gestisce il gioco con strategia e disciplina.

La politica italiana somiglia sempre più a una complessa partita a scacchi in cui Giorgia Meloni, nel ruolo di regina, sembra governare la scacchiera con astuzia e freddezza. Dall’altra parte, i leader dell’opposizione si muovono come alfieri impazziti, senza una strategia comune, convinti di poter assestare il colpo decisivo. Tuttavia, il loro assalto ricorda più un caotico arrembaggio piratesco che un elegante manovrare i pezzi sulla scacchiera.

Piantedosi, Nordio

Il castello della Regina: Piantedosi e Nordio come cavalli fedeli
Meloni non lascia nulla al caso: dietro di sé, nel castello del potere, si arrocca con i suoi cavalli di battaglia, i ministri Piantedosi e Nordio. La loro funzione è chiara: arginare gli attacchi e sacrificarsi se necessario. Ogni volta che l’opposizione tenta di assediare la regina, sono loro a entrare in gioco, assorbendo i colpi e, se necessario, venendo messi in discussione dalla stessa Meloni per salvaguardare la sua posizione.

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Un’opposizione divisa: niente falange macedone, solo scontri fratricidi
Se Meloni può contare su una struttura coesa e disciplinata, l’opposizione si muove in ordine sparso. Non una falange macedone, ma un’accozzaglia di sciamanati, impegnati più a scontrarsi tra loro che a costruire un’offensiva efficace. I leader della sinistra non riescono a unirsi, dilaniati da rivalità personali, da odi intestini e da una mancanza di visione strategica.
Bonelli incalza il governo sulla vicenda dello spyware Paragon, chiedendo chiarezza e trasparenza. Ma chi tra i suoi alleati raccoglie davvero il testimone per trasformarlo in un attacco concertato? Fratoianni accusa il governo di falsità sul caso Almasri, ma le sue parole restano isolate, prive di una cornice politica più ampia.
Magi definisce le informative ministeriali un tentativo maldestro di coprire Meloni, mentre Conte denuncia un attacco ai diritti democratici. Schlein, invece, dipinge un governo ossessionato dai nemici, dai magistrati ai migranti, senza però fornire una vera strategia per ribaltare la partita. Infine, Calenda e Renzi affondano i colpi, ma lo fanno con un linguaggio che suona più da sfida interna che da attacco frontale alla Regina: Calenda accusa l’opposizione stessa di ipocrisia, mentre Renzi ironizza sul governo paragonandolo a una farsa da romanzo.

Il divide et impera della Regina
In questa danza frenetica di alfieri impazziti, Meloni gioca con abilità l’arte del divide et impera: lascia che i suoi avversari si logorino da soli, mentre lei si riserva la possibilità di intervenire, dettare il ritmo della partita e, quando necessario, sconfessare i suoi stessi uomini per evitare di restare scoperta.

La Regina e i suoi fuchi
Ma Meloni non è solo una Regina degli scacchi: è anche un’ape regina che domina il suo alveare politico. Fa morire i suoi fuchi, scartando chi non le è più utile, e continua a volare più in alto di tutti. Paradossalmente, gli alfieri dell’opposizione sembrano segretamente attratti da questo potere: la criticano, la sfidano, ma al tempo stesso finiscono per orbitare attorno a lei, incapaci di costruire un’alternativa credibile.

 la partita è ancora lunga, ma la Regina sorride
La partita è tutt’altro che conclusa, ma l’impressione è che Meloni abbia ancora il controllo della scacchiera. Gli alfieri dell’opposizione continueranno a muoversi freneticamente, ma finché non troveranno una strategia comune, la Regina potrà continuare a governare indisturbata, aspettando il momento giusto per dare scacco matto.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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