Albissola Marina

ALBISSOLA MARINA: STORIE DI DISSESTI, SCEMPI
EDILIZI E IRRESPONSABILITA’

ALBISSOLA MARINA: STORIE DI DISSESTI, SCEMPI
EDILIZI E IRRESPONSABILITA’

Com’era facile aspettarci i nodi stanno ora venendo al pettine, e la frana di Poggio del Sole che ad Albissola  tiene sfollate otto famiglie sempre più allarmate e giustamente esasperate, sta diventando l’ennesima storia tutta italiana di dissesto del territorio dove le responsabilità vengono palleggiate, nascoste, strumentalizzate o addirittura gravemente omesse.

Dovrà velocizzare il suo operato, la Magistratura, se non vorrà che i responsabili di questa ennesima colpevole leggerezza, che tanto danno e dolore stanno provocando, sperino di passarla liscia; se non vorrà che le azioni illecite e colpevoli di chi doveva amministrare il territorio, salvaguardandolo dalla cementificazione selvaggia e dalle speculazioni e che invece ha fatto tutt’altro, ricadano sui cittadini inermi; se vorrà che i lavori di salvaguardia continuino permettendo a questi ultimi di tornare  alle loro case.

Uno dei tantissimi disastri annunciati su cui una parte della minoranza consiliare chiede, all’attuale Sindaco, che si istituisca una Commissione Comunale d’Inchiesta.

Uno dei tantissimi disastri annunciati dove un’altra parte della minoranza consiliare, che ha amministrato proprio negli ultimi dieci anni, si oppone a questa proposta che porterebbe a galla le gravi mancanze e le omissioni, con l’intento di temporeggiare in attesa proprio delle risultanze dell’inchiesta della Magistratura.

Uno dei tantissimi disastri annunciati su cui ebbi modo di intervenire sulla Stampa, il 10 febbraio scorso, con un articolo che riporto integralmente.

  SULLA  FRANA DI POGGIO AL SOLE.

 Il movimento franoso di Poggio al Sole ad Albissola Marina è, dopo Noli, solo l’ultimo di una lunga serie nel savonese la cui lettura sta nell’ insensata aggressione del nostro territorio da parte di una cementificazione priva di tutele territoriali, che non si è arrestata neanche davanti ai territori più fragili come quelli collinari, dove la roccia è spesso attraversata da corsi d’acqua che fanno scivolare a valle il terreno sovrastante, portandosi dietro tutto ciò che viene sopra costruito.

Anche agli occhi di un profano, la collina in oggetto, appare come un brutto “presepe”, con decine e decine di palazzine ammassate in modo esagerato, la cui visibile pendenza verso il bosco sottostante procura un’immagine alquanto suggestiva e al contempo inquietante. Non ritengo, quindi, tranquillizzanti, le dichiarazioni che sostengono essere solo i plinti, che sostengono il terreno indebolito dagli straordinari sbancamenti, a non riuscire a reggere la collina che ospita le case.

Assurde anche le dichiarazioni dell’ex Sindaco Ferrari, quando parla di un mancato controllo del territorio albissolese sotto l’aspetto naturale,riducendolo alla pulizia dei corsi d’acqua, mentre sarebbe gradita un po’ di autocritica da parte di chi ha amministrato il territorio lasciando che si perpetrasse una cementificazione selvaggia e dissennata.

Le erosioni non sono causate da “piccoli corsi d’acqua” ma dal dissesto idrogeologico, che affligge l’80% dei Comuni della Liguria e che ci imporrebbe di evitare azioni i cui rischi e conseguenze stiamo già pagando sulla nostra pelle.

Eppure si continua a costruire, sulle colline di Valloria ( zona non immune da frane e smottamenti),come sulle colline delle Albissole,  che sotto il peso delle sempre più copiose precipitazioni continuano a mostrare chiari segni di sofferenza.

Cospicui movimenti di terra, disboscamenti, sbancamenti e azioni di ruscellamento non risolti, hanno così indebolito i nostri versanti collinari ormai densamente abitati, che scivolano inesorabilmente a valle e che sono affrontati con altro cemento di sostegno o, come per i costoni rocciosi in pericolo sull’Aurelia,  con qualche provvidenziale griglia di trattenimento.

Il nostro territorio invece di essere salvaguardato e tutelato con intelligenza ha subito uno sfruttamento e un consumo senza limiti, spinti più dall’acquisizione di profitti e di rendite o dalla riscossione di oneri di costruzione che da severi e provvidenziali controlli sulla qualità e l’opportunità degli interventi.

Ettari di colline disseminate di costruzioni e altrettante strade che si snodano su vari livelli sostenute da vistosi muraglioni, sono frutto di una colpevole politica del “battere cassa col cemento”.

Una politica con più responsabili: amministratori, tecnici comunali, progettisti, imprese e non ultimi i geologi che, essendo preposti a tale compito, se è pur vero che si sono trovati a lavorare con leggi inadeguate, sono anche stati incapaci di arginare con argomenti convincenti le “esuberanze” dei cementificatori.


Poggio del Sole

Fu pubblicato quando il fatto era appena accaduto, proprio mentre l’attuale Sindaco Vicenzi non poteva fare a meno di emettere l’ordinanza di sgombero delle case interessate dalla frana.

I proprietari, che in questi giorni stanno denunciando con documenti e lettere quello che accadeva da anni, cioè continue piccole frane, smottamenti, allagamenti con mancati interventi e iniziative legali da parte dell’amministrazione comunale nei confronti dell’impresa costruttrice, dimostrano palesemente che: lì non si doveva edificare!

Nessuno in dieci anni ha fatto qualcosa contro l’inadempienza degli impresari, nessuno in questi ultimi dieci anni ha controllato che gli interventi di urbanizzazione comprendenti soprattutto le opere di rinforzo della collina, che doveva sopportare le costruzioni, si realizzassero.

 La storia è a dir poco inquietante.

La massiccia lottizzazione dell’intera vallata di Poggio del Sole è approvata    dall’amministrazione del Sindaco Lino Ferrari che governa dal 1995 al 2000 : una improponibile colata di cemento in un’area già fragile dal punto di vista idrogeologico e copiosamente percorsa da ruscellamenti che alimentano il Rio Basci sottostante.

Che fosse un’edificazione più o meno  estensiva sull’area in oggetto, poco importa, perché la volumetria proposta è pari a quella di un intero quartiere.

Ci penserà comunque la Giunta successiva guidata dal Sindaco Stefano Parodi a compattare la volumetria in un’unica colata di cemento ( a quanto  dichiara l’ex vicesindaco  Gradella  ridotta di un terzo!).  

Nel 2003 la stessa amministrazione stipula un Atto Unilaterale d’obbligo di Variante dello strumento attuativo nell’area  E19, ratificato il 22 ottobre 2004 che nell’art.13 recita:”l’ultimazione  a regola d’arte delle opere di urbanizzazione secondaria deve essere ultimata dai richiedenti e verificata dall’Ufficio tecnico comunale.”

Nell’articolo 19 :” In caso d’inadempienza da parte dei richiedenti a quanto previsto in questo atto unilaterale d’obbligo, il Comune oltre ad applicare sanzioni penali e amministrative…previa diffida, potrà entro 30 giorni dalla notifica sospendere l’esecuzione dei lavori, non dare luogo al rilascio di ulteriori permessi di costruire e revocare quelli già rilasciati.”

L’atto ha la firma della società Alfa Costruzioni edili del noto costruttore Barbano, Gila srl ( altro noto riferimento?), KOS Immobiliare, Società futura 200 srl e società Am costruzioni da una parte e dal Segretario Comunale dall’altra.

Nel 2005 il rio Basci tracima a valle e provoca disastrosi allagamenti nel centro storico di Albissola, quando acqua e fango invadono negozi, cantine e garage. In quell’occasione, davanti alla rabbia della gente, l’amministrazione comincia a sospettare che la responsabilità di frane e allagamenti possa proprio essere la cementificazione della collina, ma non fa nulla per verificare come stiano andando le cose proprio su quella collina.

Nel 2006 la Comunità Montana del Giovo fa un sopralluogo sull’area e il suo geologo dott. Ghezzi, insieme al Dirigente del Comune architetto Pasero, all’ispettore dott. Quinternetto e al dott. Delfino del Corpo forestale dello Stato, certifica senza mezzi termini che” la rete di regimentazione delle acque relativa alla viabilità costruita per servire Poggio del Sole non è in grado di smaltire gli apporti idrici eventualmente provocati da piogge più consistenti.”

 

Denuncia in quel contesto anche che la non corretta realizzazione dei dispositivi di regimentazione superficiale delle acque, che avrebbero già “provocato un fenomeno di erosione che sta scalzando il piede di accumulo del terreno di riporto. Denuncia anche la presenza di un fronte di roccia instabile non contenuta da alcuna opera…”

Un quadro chiaramente preoccupante che avrebbe imposto al Sindaco Parodi di bloccare i lavori e revocare i permessi di costruzione, come contenuto nell’Atto Unilaterale d’obbligo, ma nulla è stato fatto.   

Si continua invece a costruire e si continua a dimenticare le opere di messa in sicurezza, fino al febbraio del 2010 quando l’ennesima consistente frana crea dei cedimenti al terreno sottostante gli edifici che sono sgombrati per approntare le immediate quando difficili opere di palificazione.
Per complicare la situazione tutto si ferma per un contenzioso su chi deve pagare queste opere? L’impresa costruttrice, i proprietari o il Comune?

Un paradosso tutto italiano dove a chi costruisce si permette di aggirare tutti gli impegni di legge, si permette di fare scempi del territorio e speculazioni con ingenti profitti e poi si lascia credere che qualcuno pagherà, facendosi carico delle loro gravi mancanze e spesso dei loro reati ambientali.                                                        

Intanto le famiglie sono fuori casa e il Sindaco in assenza di documentazione che attesta la messa in sicurezza dell’area non può certo revocare l’ordinanza: troppe le storie di drammi e tragedie provocate dal dissesto idrogeologico in Italia, troppe per essere rimosse e rischiare che ne accada un’altra.

L’ex vicesindaco Gradella, intanto, cerca di scagionare la sua amministrazione che ha operato per due mandati, proprio negli ultimi dieci anni teatro della vicenda, facendo lo “scarica barile”, dando le colpe a chi li ha preceduti, proprio come un politico che si rispetti ma omettendo la verità. Infatti se pur vero che l’edificazione era stata approvata  in linea di massima dall’amministrazione precedente, nulla ha impedito di approntare una variante al nuovo Sindaco che compattava la lottizzazione e che quindi avrebbe, se riteneva giusto, provvedere a contrastarla.

E’ stata, poi, la sua amministrazione a non controllare, a non acquisire le denuncie della Comunità Montana, e adoperarsi, come prevede la legge, per obbligare i costruttori a fare il loro dovere.

“Abbiamo trovato soluzioni ai problemi già radicati” sostiene sempre Gradella Chi rappresenta il cittadino e quindi l’Amministrazione pubblica non è tenuto, in questi casi, a trovare soluzioni ma a far rispettare la legge proprio a tutela dell’ambiente del suo territorio e dei cittadini che lo abitano.

Deve costantemente controllare tutti gli aspetti della pratica edificatoria in prima persona e non lasciar fare ai privati senza mettere in discussione i loro dati. Un Sindaco può e deve farlo, la legge che lo prevede e lo impone predisponendo gli strumenti di controllo.

E’ falso sostenere che l’Amministrazione può intervenire solo in sede di programmazione generale, dove Gradella si attesta il merito di aver ridotto i volumi di un terzo. (Mi chiedo quanto fossero questi volumi se anche l’ex sindaco Ferrari dichiarò la stessa cosa in risposta al mio articolo sulla Stampa!).

La colata di cemento del Poggio del Sole è proprio lì, emblema di una mancata capacità programmatoria ma, soprattutto, di una gestione del territorio contraddistinta dal disinteresse verso il degrado idrogeologico provocato dalle gravi manomissioni di un territorio, quello ligure, fragile e reso estremamente vulnerabile dalla massiccia edificazione voluta e permessa da chi ha perso di vista quale era il suo ruolo alimentano i guasti e gli errori di un’epoca: quella della stupidità.

       ANTONIA BRIUGLIA

“Lo sviluppo insostenibile” Un dipinto di Serena Salino

  

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