Alassio

 

Cartoline di fine stagione dal litorale di Alassio
Quando la ‘legalità’ diventa folklore commerciale
25 immagini descrivono chi ha perso e chi ha vinto

 

 Cartoline di fine stagione dal litorale di Alassio
Quando la ‘legalità’ diventa folklore commerciale
25 immagini descrivono chi ha perso e chi ha vinto
 

 Alassio – Quante polemiche, prese di posizione, repliche, controrepliche, accuse spesso velenose, sulla lunga stagione dei ‘vu cumprà’ che hanno vivacizzato anche la vita pubblica alassina. Non è il primo anno e non sarà neppure l’ultimo. Una pandemia che arriva da lontano, caratterizzata da molti aspetti inquietanti. Interrogativi senza risposta, almeno apparente. Semmai sussurrata.   

 Le parole, gli annunci, i proclami, i progetti di intervento e soluzioni, si sprecano. Mentre resta in tutta la sua evidenza e realtà, quasi quotidiana: l’impotenza. Lo smarrimento di molti cittadini. Ovvero lo Stato che non riesce a ripristinare legalità e legge. Cosi come accade nelle cosiddette “regioni dove governano le organizzazioni mafiose e criminali”. Con le dovute e sostanziali differenze.

Le ricette non mancano mai. C’è chi ritiene che tutto sommato i problemi e le emergenze di Alassio, della sua economia, soprattutto del suo futuro, siano altri. I venditori ambulanti, insomma, sarebbero una piccola ferita che non arreca danni rilevanti alla comunità, al turismo. Nella Baia del Sole, a parte qualche episodio spiacevole, regna ordine e sicurezza. Lo Stato c’è e si vede.

In parte sarà vero. Eppure come dar torto a quei cittadini, agli operatori commerciali, che ogni tanto leggono dei controlli – peraltro utili – proprio su quel litorale, alla ricerca di presunti evasori fiscali. All’allegra consorteria italiana di chi, Stato permettendo, cerca di pagare meno tasse possibili nel Bel Paese dei privilegi della casta (leggi articolo sulle spese del Parlamento) e della corruzione dilagante.

Fa quasi sorridere la notizia di mercoledì 14 settembre sul controllo ai Bagni Marini sorpresi e verbalizzati perché non “rilasciano lo scontrino fiscale ai clienti”. In realtà  forse qualcuno, scrivendo, ha equivocato. Non c’è e non esiste l’obbligo (fino al momento) per i titolari di stabilimenti balneari di rilasciare scontrino fiscale. Resta obbligatorio, invece, e non è una novità, per i chioschi-bar delle stesse spiagge.

Curioso, inoltre, l’aspetto a quanto pare contestato ad alcuni operatori e cioè se il cliente debba pagare al momento dell’ingresso, oppure come frequentemente accade,  quanto lascia la spiaggia. E ancora, il problema degli abbonamenti, degli sconti.

Su alcune spiagge – quelle gestite per conto del Comune – si può risparmiare, spendendo un minimo di 5 euro al giorno.  Le strutture gestite dai privati – al di là di qualche caso di cui si è avuto notizia nei reclami letti su siti specializzati per alberghi, segnalati fino a 75 euro per due sdraio ed un ombrellone – mediamente si attestano sui 25 euro a persona.

Giovedì 15 settembre, Trucioli Savonesi, tra le 9,30 e le 11 del mattino, ha fotografato e documentato, ancora una volta, cosa accade sul litorale alassino, da ponente a levante. Un’immagine dice molto di più di qualsiasi discorso. E’ ‘carta canta’. Rappresentano ciò che magari a parole rimane difficile descrivere. O credibile, a seconda dei casi. E senza possibili esagerazioni.

 

Al di là dell’attività messa in campo dalle forze dell’ordine, al di là dell’impegno più volte ribadito a tutti i livelli istituzionali (Prefettura e Comune) sul fronte arduo del coordinamento, sembra impossibile riportare ordine e legge al dilagare del commercio abusivo. E di ciò che a monte si muove. Ovvero interessi oscuri, da la malavita organizzata. Anche internazionale. 

Il deterrente messo in campo, anche a livello comunale, non ha prodotto l’effetto auspicato. Qui non si avverte neppure il cosiddetto “pugno di ferro”, terminologia cara soprattutto al popolo leghista, ai suoi rappresentanti romani e periferici. Quando parlano della lotta e dei successi alla criminalità organizzata.

 Nessuno ci ha ancora detto, in tutti questi anni, se il persistere di una radicata attività abusiva nel suolo alassino, sia solo frutto della casualità, della nomea opulenta della cittadina, oppure a tirare le fila (per alcuni aspetti) sia una vera e propria organizzazione a delinquere, con agganci e complicità. A quali livelli?

Le retate, i sequestri, i cartelli, l’opera di informazione verso i turisti (“Non comprate…”) non bastano come deterrente. Le notizie di multe elevate ad acquirenti visto come stanno andando le cose non hanno dato i risultati auspicati.

Bisogna pure ammettere che il problema esteso a tutta la Riviera, ad Alassio è più sentito, ha un maggiore impatto sull’opinione pubblica per una serie di ragioni.

Ciò che maggiormente sorprende è che tutto ciò accade  nella città dove la destra appare più radicata. Impotente? Incapace? Ciarlona? 

E la stessa clientela, diciamo bagnanti, appare più in sintonia con la conduzione dello Stato secondo la legalità berlusconiana che, peraltro, ha ormai fatto il giro del pianeta. Basta seguire alcune trasmissione televisive, leggere e vedere ciò che si dice nel mondo a proposito della legalità (etica e moralità pubblica) praticata dal nostro presidente del consiglio, da suoi ministri e parlamentari. Come dire: il buon esempio non viene dall’alto. Il pesce puzza…

Forse in questo contesto i vu cumprà del litorale alassino finiscono per creare un senso di folklore, visto, tra l’altro, che gli acquirenti non mancano. Riescono a sbarcare il lunario più che altrove, altrimenti cambierebbero località. Non sarebbero così ostinati a sfidare la legge. Alcuni volti sono persino diventati abituali, famigliari, non solo ai bagnini, agli stessi frequentatori delle  spiagge, alle forze dell’ordine.

Se nel modo degli ambulanti asiatici prevale la chincaglieria varia, quello nord africano continua a proporre anche  merce contraffatta. Appare assai più organizzato, radicato, arrogante nella sfida quotidiana alla legge. Muniti di ‘antenne’, passaparola e, secondo alcuni, allertati quando si prevedono estese retate.   

 Il popolo dei bagnini, da parte sua (dipendenti e titolari), assiste rassegnato, indifferente di fronte a ciò che vede ogni giorno.

Hanno letto sui giornali, ad inizio stagione, che lo Stato (ministri della salute Fazio e del turismo Brambilla) aveva sbandierato il bando-divieto totale ai massaggi abusivi sulle spiaggie. Con multe che sarebbero toccate agli stessi bagnini o titolari se non avessero segnalato (o impedito) la presenza di  massaggiatrici e massaggiatori (all’opera, al lavoro) nell’ambito della loro concessione demaniale. Punibili fino a mille euro di multa. Cosa è successo?  Nulla, tutto come prima. Anzi.

Siamo alle battute finali della stagione 2011. Dal 15 settembre non è più obbligatoria la presenza del guardia spiagge sul trespolo. La folta rappresentanza dei bagnini di Alassio non pare abbia mai dato molto credito alla sequela di annunci, di proclami, sulla lotta al commercio abusivo, alle bancarelle, ai mercatini volanti.

Una cosa appare scontata. Non si chieda, a loro, operatori del settore, di fare da guardiani e da ‘spie” per cacciare dall’arenile i vu cumprà. Riportare la legalità.

Lo Stato, le istituzioni, ad ascoltare alcuni bagnini-titolari, potrebbe quantomeno decidere una presenza costante e turnante giornaliera di vigili, carabinieri, poliziotti, finanzieri, capitaneria di porto. Tutti i giorni impegnare una pattuglia. Sarebbe un deterrente concreto, reale,  rispetto ai blitz saltuari che, dimostrano i fatti, alla fine lasciano il tempo che trovano.   

Ecco il bilancio ufficioso di un giovedì mattina sulla spiaggia di Alassio descritto dai numeri. Tra l’altro, abbiamo visto all’opera anche quattro minorenni e tre donne.

Bancarelle ambulanti n. 11

Venditori di borse varie incontrati n. 14

Venditori di chincaglierie varie n. 25

Minorenni che offrono merce n. 4

Massaggiatori e massaggiatrice asiatiche all’opera n. 9.

La frequenza di chi è seduto su una sdraio a prendere il sole e viene avvicinato, sistematicamente, da chi “vende”, varia da intervalli di 4-5 minuti. Come è sempre accaduto negli ultimi anni.

C’è chi indugia e chi rifiuta. Tra le tante offerte non mancano capi d’abbigliamento  in vista dell’inverno, ovvero giacconi.

In conclusione. L’abusivismo appare sempre più radicato proprio sulla sabbia d’oro, apprezzata e frequentata della nostra Riviera. Una lotta contro i mulini a vento? Che impegna e disperde preziose risorse di uomini e di mezzi.

E’ il prezzo, si potrebbe concludere, di quella mancanza di legalità che si è aggravata, sotto ogni aspetto (non ci addentriamo sul tema della mafia), con gli anni del berlusconismo, in accoppiata con una Lega che tutto sommato, di fronte al tema degli extracomunitari abbaia, e riceve consenso dal popolino. Illuso, ovviamente.

Più il problema stranieri si aggrava, da piaga sociale, e più  cresce il malessere del cittadino elettore. E vota Lega. Per poi scoprire che se una certa sinistra ed il mondo cattolico hanno un occhio di riguardo per popoli e gente sfortunata, diseredata, il  populismo berleghista dimostra l’incapacità di mettere in pratica soluzioni capaci di incidere alla radice del problema.

Ammesso che non sia considerato, come appare, una priorità, di fronte ad un Paese che ha il record mondiale dell’evasione fiscale. E ad ascoltare gli osservatori più autorevoli sulla scena internazionale, ha creato in questi ultimi anni l’esplosione della cultura dell’illegalità. Dal governo, al Parlamento, a cascata coinvolgendo la periferia. E senza legalità non c’è neppure futuro.

R.T.

18 settembre 2011

 

QUESTA LA SEQUENZA DI FOTO SCATTATE SULL’ARENILE GIOVEDI 15 SETTEMBRE TRA LE 9,30 E LE 11.

Altri scatti, di incontri, tra piccoli boss sono invece di altra data.

 








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