AI NEGAZIONISTI DEL NEGAZIONISMO CLIMATICO CHE NEGANO DI ESSERE TALI

Lettera di un compagno ai negazionisti climatici italiani.
Prima parte

Sarà perché il termine “negazionismo” è storicamente marchiato dall’ infamia dei negazionisti della Shoah alla Robert Faurisson, o alla Maurice Bardeche o alla David Irving – per non citare il vescovo cattolico Richard Williamson , scomunicato da papa Giovanni Paolo II- che non si trova tra di voi nessun negazionista del cambiamento climatico che riconosca di essere tale; eppure non potete negare che i negazionisti climatici, sia pure come minoranza poco qualificata, esistono, al pari di quelli del virus Covid-19 e dei filoputiniani italici, e sono equamente distribuiti tra tutti gli ambienti politici (ma soprattutto in quelli di destra), professionali, dell’informazione e culturali nonché accademici, ma non accettate, e anzi vi offendete, se vi si definisce tali e anche questo non riconoscimento è parte del problema .

Prendiamo il caso veramente di scuola di un noto negazionista non solo del cambiamento climatico causato  dall’uomo ma dell’aggressione della Russia all’Ucraina, la quale Russia  non ha fatto altro, secondo la versione del Cremlino,  che reagire alle continue e insopportabili provocazioni della Nato (?) e dell’Ucraina nel Donbass russofono, oltre che fiero negazionista dell’efficacia dei vaccini anti Covid-19 e di tutto quello che sa di Lgbtq; avrete già capito che mi riferisco al vice direttore de LaVerità, quinta colonna e presidio dei putiniani e no vax in Italia,  Francesco Borgonovo. Il suo articolo intitolato “Come con la pandemia.

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Lo sciamano del clima ha già i capri espiatori: i ‘negazionisti’ “ (del 20 /05 /2023) è paradigmatico del vostro atteggiamento negazionista  negatore di se stesso; scrive il vicedirettore de LaVerità: “Più che di climatologi sorge il sospetto che vi sia necessità di antropologi e studiosi di scienze delle religioni. Stiamo infatti  assistendo al dispiegarsi di una nuova forma di gnosi scientifica, del tutto analoga alla precedente versione vista all’opera durante il Covid ma a tratti persino più insidiosa”. Non sarà sfuggito all’accorto lettore il tono sarcastico che si annuncia già da questo incipit che strizza l’occhio a chi non crede ai climatologi che parlano di effetto serra, buco nell’ozono e cambiamento o crisi climatica, tutte bubbole messe in circolazione dalla sinistra per sottrarsi alle proprie responsabilità riguardo alla cementificazione del territorio e all’incuria di tombini, canali e alvei fluviali e, in generale, alla scarsa attenzione per il. dissesto idrogeologico del nostro bel Paese. Ma seguiamo il filo del discorso di Borgonovo e chiediamoci se questo giornalista crede veramente in quello che scrive o finge di crederci per motivi imperscrutabili o inconfessabili: “Osservando con attenzione, si nota che i meccanismi sono esattamente gli stessi, a partire dalla individuazione del capro espiatorio. Ormai da qualche giorno – ma ieri con più brutale evidenza – i media hanno individuato i veri colpevoli del disastro in Emilia Romagna: i negazionisti. Prima c’erano i folli che negavano il Covid, e venivano indicati come responsabili della diffusione del virus; ora ci sono i negazionisti climatici, sulle cui spalle vanno caricati i poveri morti di queste ore”. I media? Quali media, per favore? Pregasi specificare, altrimenti si sparge veleno a destra e a manca senza colpire nel segno. Nulla quaestio; a dimostrazione di quanto affermato  circa l’individuazione del capro espiatorio dell’alluvione  da parte dei media,  Borgonovo, dal consumato  sofista qual è, usa la figura retorica della sineddoche, vale a dire, nella fattispecie, indica un quotidiano per colpirli tutti (la parte per il tutto):  “Una volta individuato il bersaglio, si procede rapidamente alla demonizzazione. Su Repubblica  lo scrittore Paolo di Paolo se l’è presa con ‘la cecità dei negazionisti’, ovviamente descritti come esseri irrazionali, analfabeti funzionali che non comprendono la gravità della situazione in cui ci troviamo. ‘L’evidenza del cambiamento climatico – scrive Paolo di Paolo –  si scontra con una persistente e diffusa incoscienza, con una sostanziale indisponibilità ad accettare la verità’. “ Inoltre Borgonovo insiste  sul parallelismo dell’accusa di negazionismo climatico e di negazionismo del vaccino anti Covid-19: “Se andiamo a riprendere gli editoriali di due o tre anni fa riguardo al virus, facilmente ritroviamo  frasi del tutto  identiche. Alla demonizzazione segue poi la richiesta di interdizione: ‘Perché – si domanda il romanziere – continuiamo ad invitare negazionisti climatici nelle trasmissioni televisive?”. Apriti cielo, squarciati terra: “Ecco il meccanismo totalitario in purezza. Il cosiddetto negazionista climatico nella realtà non esiste, è uno spauracchio, il Goldstein delle circostanze.

Lo dimostra il fatto che sotto questa definizione ombrello vengono infilate anche  persone che non negano affatto che il clima stia cambiando, ma semplicemente sono più caute nell’attribuire la responsabilità alle emissioni di CO2. L’uso del temine negazionista, di per sé, è già parecchio sintomatico: il negazionista è colui che si ostina , colpevolmente, a opporsi all’evidenza. Non solo: è un personaggio mostruoso e ripugnante, poiché è simile al negazionista dell’Olocausto, dunque è privo di umana pietà ed è un rappresentante del Male Assoluto. Questo è il punto”. Questo sarà anche il punto per Borgonovo, che, messa da parte ogni falsa modestia, non si perita di paragonarsi a Emmanuel Goldstein, il personaggio che nel romanzo distopico di Orwell, 1984, è il principale nemico del Partito che governa l’immaginario paese di Oceania e che,  a causa della sua opposizione irriducibile al Grande Fratello, ogni giorno, alle 11.00, in ogni ufficio e luogo pubblico, scattano i famosi “Due minuti di odio” collettivo contro di lui; ma non è certamente il punto per il Presidente Sergio Mattarella, da sempre inviso ai negazionisti de LaVerità, che, poco prima dell’insediamento del governo Meloni, accolse al Quirinale una delegazione di scienziati che gli consegnò l’appello popolare – centomila firme – per un maggiore impegno della politica per la salvaguardia dell’ambiente. Appello ripetuto il 14 marzo scorso a Nairobi, nel definire la necessità di fronteggiare i cambiamenti climatici come una “scelta cruciale per il benessere delle nuove generazioni”. (Continua)

Fulvio Sguerso

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