Accoglienza e rispetto

ACCOGLIENZA E  RISPETTO
Quello che sta accadendo non è colpa dei migranti

   

ACCOGLIENZA E  RISPETTO
Quello che sta accadendo  non è colpa dei migranti

Oggi parlerò di accoglienza e di rispetto, andrò contro molti vostri pensieri, oramai è sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo e non è colpa dei migranti.

Non esiste un’organizzazione italiana ma solo una disorganizzazione subordinata all’italiana, e a farne le spese sono appunto le categorie in basso a questa scala, la popolazione tutta dell’Italia e soprattutto i rifugiati, trattati come carne da macello.

In mezzo ci sono le organizzazioni, le O.n.l.u.s. che dovrebbero controllare e dirigere la gestione di queste persone, accoglierle e appunto gestirle.

Chiamatelo pure Business, termine sdoganato e palesemente comprovato oramai, ma questi affari si stanno facendo sulle spalle delle persone e degli individui.

Non esiste nessun vero controllo già alla fonte, da dove i migranti partono e vengono concentrati, Libia, Egitto, Tunisia, Algeria, Turchia, Grecia e Balcani, ecc.

I flussi migratori sono senza controllo o comunque sotto un effimero latente accertamento di sicurezza e un carente riscontro medico.


Sul primo punto è precipua la sicurezza internazionale e soprattutto dell’Europa, visto che i migranti arrivano nel centro del vecchio continente e provengono da zone di guerra, mancano però accertamenti adeguati e i riscontri precisi proprio sulla provenienza e sull’effettiva genuinità delle informazioni recepite.

Ci sono nazioni e popoli che hanno più diritti di altri, questo è palese ed è sicuramente più logico, seppure per evidente inadeguatezza ciò non accade e alla fine ci ritroviamo a non accogliere famiglie in stato di emergenza, mentre si accolgono individui con passaporti e visti falsi, che dichiarano di provenire da zone di guerra ma non è così, oltre che accogliere anche individui che non provengono affatto da zone di guerra o crisi umanitaria.

Ma è sul secondo punto che mi vorrei soffermare, sulla questione sanitaria vi è un lassismo pericoloso, una disinformazione che crea una generalizzazione che può portare a disordini sociali anche seri, l’accoglienza deve essere incentrata su controlli totali e mirati, caso per caso di ogni persona che sbarca ed arriva, proprio per questi motivi dovrebbero essere più specifici i controlli e il ripristino della quarantena sanitaria.

Mi spiegherò meglio, non vorrei che le mie parole fossero travisate e impugnate in maniera impropria, i migranti non sono il male, non sono loro il problema, siamo noi il problema, il nostro sistema lo è.

L’accoglienza è una grande ed umana oltre che nobile causa, ma deve essere accompagnata da forme di controllo e sicurezza adeguate, arrivano migliaia di persone dall’Asia e dall’Africa e sinceramente molte, in questo momento non arrivano da zone di guerra o di emergenza umanitaria.

A chi li accoglie, resta l’onere della formazione per farli diventare organismi utili alla società ed integrarli dentro di essa, ottimi presupposti che però vanno incredibilmente e controvertibilmente a cozzare sull’ordinamento interno di nazioni e della comunità europea.

Ovvero, il dispendio di energie socio-economiche concentrate sull’accoglienza devia l’interesse e l’equilibrio interno dei singoli stati, in particolare dell’Italia, su questi argomenti, tralasciando e trascurando quasi completamente il welfare sui concittadini di nazionalità italiana che è già carente.

Ora cercate di capire le mie parole, non sto dicendo la solita frase populista “Prima gli Italiani” traducibile poi secondo nazione, che svergognerebbe l’intento reale ed umanitario dell’accoglienza, ma sto cercando di fare intendere che non può sussistere credibilità di una politica umanitaria se per applicare la stessa si rinuncia o peggio si compromette l’equilibrio sociale interno.


Il business è infarcito di appetibili milioni di € che l’Unione Europea attraverso la Banca Centrale Europea, gira agli stati che a sua volta girano a queste organizzazioni, molte nate apposta o che si sono riproposte per gestire queste emergenze, senza alcuna vera esperienza sul campo per evidente impossibilità storica, in quanto i tempi ristretti non possono certo aver lasciato alcun segno di competenze specifiche nel settore, a parte alcuni casi di cooperative sociali e sto parlando dell’Italia che tuttavia non erano certo in grado di gestire crisi massive del genere.

Esistono tuttavia enti che operano da decine di anni che non sono adeguatamente utilizzate, con la giustificazione edotta per diversificare un’offerta traducibile poi in un vergognoso clientelismo e spartizione della torta.

Sto parlando di Emergency, di Medecins Sans Frontieres e di Croce Rossa, tutte a carattere internazionale di cui l’ultima, nella componente Italiana ha subito uno scempio di una riforma inadeguata ed intenta a distruggere un ente a carattere anche nazionale che funzionava molto bene, per tramutarlo in una ANPALS ed ONLUS come tutte le altre, mettendo in difficoltà le decine di migliaia di volontari e le delegazioni locali, molte non potendo più sottostare al precedente regime organizzativo hanno dovuto cedere o chiudere per sempre.

Di queste riforme e dell’organizzazione dell’accoglienza beneficiano quindi molte cooperative nate ad hoc per la gestione di business veri e propri.

L’indifferenza e la procrastinazione dei governanti è imbarazzante soprattutto perchè essa grava sull’intera comunità e non può essere sintetizzata in una mera questione economica o almeno così è l’auspicio di molti.

  

L’accoglienza dovrebbe andare di pari passo con un trattamento umano ed umanitario adeguato, mirato a conservare e preservare la sicurezza a 360°, dai rifugiati, ai soccorritori fino agli addetti ai lavori, molti stipendiati, ma anche molti volontari, oltreché delle popolazioni nei rispettivi stati, regioni, province e comuni dove arrivano i migranti.

La questione sanitaria poi è veramente al limite dell’emergenza, perchè oltreché senza alcun controllo preventivo dal momento del loro arrivo in Italia, i migranti molte volte in molte situazioni, come recentemente in regioni (Veneto ad esempio) sono gestiti in “hub”, CIE ovvero campi di accoglienza, ma vengono tenuti per mesi in tendoni, tipo protezione civile, anche in condizioni meteo estreme e dove l’emergenza sanitaria è ai limiti e rasenta quella umanitaria.

Persone ammassate al limite e mischiate per nazionalità, provenienza, religione e anche sesso, con pericolose situazioni di convivenza e promiscuità.

La stessa situazione che in molte zone colpite dal terremoto, devono sottostare gli abitanti da mesi, con tutti gli oneri e nessun onore, anzi il disonore dell’inumanità che ne caratterizza, sia nel caso dei migranti che dei terremotati.

Ogni Regione, Provincia (seppur riformate e virtualmente inesistenti) e Comune, “beneficia” (lo dico ironicamente), di queste imposizioni pilotate dalle Prefetture, dove in una notte vengono spostati migranti e la mattina dopo ci si ritrova ad avere centinaia di ospiti in più nelle zone individuate dai Prefetti senza alcuna concertazione e coinvolgimento diretto previo accordi, dei Presidenti e Sindaci degli Enti succitati, anzi molte volte con mera imposizione, nonostante i pareri negativi degli amministratori e dei cittadini.

Sono d’accordo col dire che bisogna trovare una soluzione, ma senza concertazione non esiste soluzione alcuna.


Esistono molti CIE sparsi lungo l’Italia, e dovrebbero esserne previsti ancora, sebbene in molte Regioni non è ancora presente, come ad esempio in Liguria.

Identificare un luogo adatto non è semplice, ma le caserme dismesse sembrano essere una soluzione adeguata.

Anche la loro conversione per cui, onerosa, può essere un investimento importante, cui lo Stato deve mettere in conto, tralasciando eventuali business e intercessioni di organismi esterni.

Se il CIE in Liguria si farà mai, sarà quasi sicuramente ad Albenga, pare infatti che il Ministero dell’Interno potrebbe ufficializzare quanto prima la scelta, limitando i contrasti politici rispetto a Genova e avvalendosi di una delle due caserme dismesse non lontane dall’aeroporto (Villanova) molto probabilmente la Piave.

Il Ministero poi, pare concentrato ultimamente sulla possibilità di effettuare controlli “preventivi”, trovo inadeguata questa impropria definizione anche temporanea, in quanto i controlli preventivi dovevano essere fatti molto prima al momento dell’arrivo di queste persone, e dovrebbero essere previsti punti di controllo e vigilanza per evitare che ci possano essere elementi che possano interferire e mettere in difficoltà la sicurezza interna.

A Genova, dove la caccia al sans papier è stata intensificata sarebbero diverse migliaia, esattamente tra le 2000 e le 3000 le persone non in regola e potenzialmente rimpatriabili con voli charter, il Ministero dovrebbe già aver fatto ciò anziché limitarsi a decreti di espulsione finora quasi mai eseguiti.

Una “stretta”, quella del Viminale, che presenta opposizioni e oggettive controindicazioni, soprattutto se fatta nei tempi e nei modi sbagliati, che rischia di condannare alla clandestinità immigrati occupati da anni in Italia, tralasciando ancora invece elementi potenzialmente pericolosi.

Ma quello di limitare il business anche del rimpatrio sembra essere un elemento di blocco a queste operazioni, ma non abbiamo aerei militari adeguati al trasporto anche di persone in situazioni di emergenza?

Non si possono usare?

Mi fermo qui e credo e spero di aver focalizzato il punto, in una lucida analisi personale non pilotato da nessuno e soprattutto spero non in maniera provocatoria, con l’intento di non urtare la sensibilità di nessuno.

Paolo Bongiovanni

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