A Savona c’è una pregevole copia della ULTIMA CENA DI LEONARDO, realizzata da un suo allievo (ma parliamo anche del museo Pertini-Cuneo)
Cari lettori, sapevate che oltre alle tante pregiate opere pittoriche e scultoree presenti nei vari musei cittadini, a Savona esiste un’altra interessante e ricca QUADRERIA? Si trova nel quartiere della Villetta, nel seminario vescovile, edificio, detto per inciso, realizzato nel 1891 dall’illustre architetto locale Alessandro Martinengo.

Il seminario vescovile
Al suo interno sono conservate opere di vari artisti liguri all’incirca del ‘500, ‘600 e ‘700, ad esempio il Carlone, Guidobono o Paolo Gerolamo Brusca, compreso alcuni dipinti di pittori ignoti ma pur sempre interessanti e riuscite copie d’autore, raccolte nel corso dei secoli e riunite in alcune sale e corridoi del palazzo. Si tratta di artisti magari meno fondamentali dei tanti giganti italici attivi negli stessi secoli in altre regioni, ma che restano comunque importanti. Scuriti, sporcati e deteriorati dal tempo, diversi di essi necessiterebbero peraltro di un restauro, tanto che in alcuni casi sono stati parzialmente coperti per evitare danni ulteriori, solo che per ora mancano, ahinoi, i soldi per effettuarlo.
Nella cappella vi sono inoltre un crocifisso scultoreo di valore e un’intera serie, realizzata da un autore olandese, dedicata alla passione di Cristo. E non solo. Nel seminario sono presenti anche mobili che farebbero la gioia di qualunque antiquario e una biblioteca di libri tanto antichi quanto rari, gelosamente conservata.

Il dipinto del savonese P. G. Brusca nella cappella
Tuttavia l’opera in assoluto più importante presente nel seminario vescovile savonese è una pregevole copia della mitica ULTIMA CENA di Leonardo conservata a Santa Maria delle Grazie a Milano. Si tratta di un lavoro coevo, realizzato da un allievo del genio nato a Vinci, che in tutta evidenza aveva modo di vedere regolarmente di persona l’originale per ricrearlo. Il dipinto, infatti, è quasi identico al cenacolo leonardesco, sia per quanto riguarda le scene dipinte (vi sono solo minime differenze, ad esempio la carne di agnello raffigurata in una sola delle due opere) sia per quanto riguarda le dimensioni.
Purtroppo non è noto a quale esattamente dei suoi vari allievi appartenga l’opera. Chiunque sia, però, si tratta in tutta evidenza di un artista dotato di un ottimo pennello, giacché la copia ottenuta a detta degli esperti è qualitativamente brillante, anche se la pennellata non risulta eccelsa al punto da far seriamente ipotizzare un intervento dello stesso Leonardo. A ogni modo essa è talmente simile e artisticamente valida che gli autori del più recente restauro del cenacolo leonardesco a suo tempo vennero a studiare l’analogo conservato a Savona per capire meglio come intervenire, dato che i singoli particolari di quest’ultimo dipinto erano molto meglio conservati rispetto all’originale.
È inoltre, e purtroppo, degna di nota un’ulteriore curiosa analogia. Come forse saprete, successivamente alla sua realizzazione l’originale milanese venne danneggiato allo scopo di aprire una nuova porta d’accesso al refettorio in cui fu affrescato. Per far spazio alla porta fu infatti ritagliata quella parte del muro contenente i piedi di Gesù, che andarono così irrimediabilmente perduti. Ebbene, anche nella copia savonese vi è la medesima mancanza. Il dipinto ligure, infatti, è conservato nel locale che fungeva da mensa per i seminaristi e siccome parte della parete era ed è tuttora occupata da una porta d’accesso, mancano anche qui le gambe di Cristo, perché dovette essere effettuato un adattamento allo spazio disponibile.
L’esistenza di questo capolavoro minore e di tutte le altre opere citate, meriterebbe che fosse adeguatamente pubblicizzata e che si offrisse la possibilità di effettuare con regolarità visite in loco, in particolare negli orari in cui le navi da crociera della Costa, principali fonti del turismo cittadino, sono presenti in porto. Una volta noto il cenacolo savonese sarebbe sicuramente in grado di accrescere di per sé l’interesse turistico per la nostra negletta città, non credete?
Tra l’altro oramai anche la copia richiederebbe un restauro, ma ovviamente pure nel suo caso manca il denaro e lo si sta attivamente ricercando. L’augurio è che venga trovato in tempi rapidi.
Nel frattempo guardate qui sotto l’Ultima cena savonese e confrontatela con l’originale che potete ammirare nell’immagine successiva. È notevole, vero? Non avreste piacere di poterla ammirare di persona? E non sareste lieti che i croceristi potessero fare altrettanto, pagando naturalmente il biglietto d’ingresso?

La copia savonese del cenacolo

L’originale leonardesco
Ma che in futuro la si possa davvero visitare regolarmente è dubbio. Posta, infatti, la relativa domanda alle due guide deputate alla visita, il sottoscritto si è sentito rispondere che il seminario vescovile sarebbe considerato troppo lontano dall’ingresso del porto e che perciò i croceristi non si fiderebbero di recarcisi. Eppure dal ponte girevole occorre, cronometrato, non più di un quarto d’ora: Savona non è mica smisurata come Genova o Barcellona! Con un’adeguata pubblicità, indicando con precisione la tempistica e il percorso non c’è da dubitare che tra le migliaia di croceristi presenti in rada qualcuno disposto a sobbarcarsi la camminata lo si troverebbe di sicuro. In alternativa si potrebbero organizzare navette di collegamento, non dovrebbe essere un’impresa impossibile, basta volerlo. Insomma, in tutta franchezza l’impedimento espresso sembra una mera scusa per non prendere impegni.
D’altronde aspettarsi un’adeguata apertura all’arte qua a Savona pare chimerico, chiacchiere e piagnistei a parte. Vedasi, riguardo alle raccolte muesali cittadine citate in testa all’articolo, il totale disinteresse dimostrato per il MUSEO PERTINI-CUNEO, pur ricco di dipinti e sculture di valore, realizzate da numerosi artisti moderni, che vanno da Manzù a Morandi, da De Pisis a Vedova a molti altri, tutti quadri appartenuti alla collezione privata di Sandro Pertini donata al Comune, fino a giungere a quella Renata Cuneo cointestataria del nome. Quest’ultima fu una scultrice, e non solo, di grande vaglia anche se oggi sembra finita nel dimenticatoio.
Stiamo parlando di un museo che, così scrivevano i quotidiani locali, ha realizzato appena 25 euro di incasso nei primi 3 mesi di apertura dell’anno perché nessuno più lo visita.

Il museo Pertini-Cuneo
Da quando il sottoscritto ne aveva dibattuto qui su Trucioli anni fa qualcosa è migliorato, ma poco. Tre mattine feriali di apertura alla settimana, cioè quando sono liberi solo i pensionati, con orari nemmeno indicati con esattezza sui tabelloni elettronici cittadini, ancora non aggiornati, per giunta senza alcuna promozione per attirare i turisti non bastano per pretendere in cambio schiere di visitatori e incassi adeguati.
Chi poi va sul Priamar, dove il museo è posizionato, difficilmente si accorge perfino della sua esistenza e se anche per miracolo se ne dovesse avvedere, ignorerebbe di cosa si tratti, visto che nulla è spiegato. Non si vede dunque per quale motivo dovrebbe essere invogliato a entrarvi. Non si può, difatti, pretendere che i turisti o gli stessi savonesi sappiano chi era la Cuneo (ne scriverò io prossimamente, M.B.) o a cosa si faccia riferimento citando Sandro Pertini. Che sarà dunque ‘sto Pertini-Cuneo? Forse una raccolta delle pipe che l’ex presidente della repubblica conservava nella sua casa di campagna nel basso Piemonte?
Si svegli signor Sindaco Russo, altrimenti a cosa le serve la carica? Possibile che oltre alle misere date suindicate non si riesca a tenerlo aperto almeno per l’intera giornata di sabato, quando molta gente avrebbe più tempo libero a disposizione per visitarlo e in porto sono spesso presenti anche due o più navi da crociera? Possibile che non si possano né vogliano realizzare manifesti promozionali adeguati o altro, che illustrino le opere in esso contenute e i loro autori per invogliare a vederle? E sì che i sopracitati quadri, sommati a quelli lasciati da Milena Milani e conservati nella pinacoteca cittadina di Palazzo Gavotti, dipinti da artisti del calibro di Picasso, Magritte, Delvaux, De Chirico, Savinio, Fontana, eccetera, eccetera, rappresenterebbero la più imponente e qualitativa galleria ligure di arte moderna. Piuttosto allora li si riunisca.
Possibile, infine, che non si voglia o riesca a rendere visitabili il Cenacolo cittadino e la restante quadreria del seminario? Penoso.
Testo e foto (cenacolo leonardesco escluso) di Massimo Bianco