A proposito di PPP

A PROPOSITO DI PPP

Sembra, anzi è evidentemente un destino che l’ombra di PPP a più di quaran- tennio dalla sua dipartita da questa valle di lacrime non possa trovare requie

 
 A PROPOSITO DI PPP

  Sembra, anzi è evidentemente un destino che l’ombra di PPP a più di quaran-tennio  dalla sua dipartita da questa valle di lacrime non possa trovare requie (proprio nel senso del Requiem dona eis Domine/et lux perpetua luceat eis) e continui ad essere perseguitata da quella categoria di persone affette da quella specie di distorsione ottica che Pasolini stesso chiamava “moralismo”. Si vedano il libro di Pierpaolo Antonello Dimenticare Pasolini , Mimesis, 2013; la recensione entusiastica del moralista del Foglio Guido Vitiello (degno allievo dell’immoralista Giuliano Ferrara), intitolata “Dimenticare PPP, prima che diventi aggettivo, avverbio o intercalare);  i Sette buoni motivi per dimenticare Pasolini di Francesco Longo, in occasione delle celebrazioni ufficiale per il  quarantennale della morte; la recente stroncatura del suo cinema da parte di Gabriele Muccino. Eppure, malgrado tutti questi corvi (non pasoliniani) PPP è più vivo e scandaloso che mai, e sembra proprio che più lo si vuole dimenticare più la sua assenza si fa sentire. Ma in che cosa consiste il moralismo in generale?


Consiste nel giudicare severamente una persona sulla base di pregiudizi, luoghi comuni e apparenze, guardandosi bene dal mettersi nei suoi panni, cioè senza nessuna pietas, presupponendo di conoscerla quanto basta per stigmatizzarla e indicarla al pubblico ludibrio, magari enfatizzando singoli aspetti, senz’altro discutibili, di una personalità complessa, non riducibile a una sola figura, o a un solo atteggiamento o a una serie di fotogrammi (Pirandello docet). I limiti del moralismo appaiono evidenti quando si pretenda di giudicare un poeta, un artista o un filosofo in base ai suoi comportamenti piuttosto che sulla sua opera. Esemplificando: negheremo la grandezza di un poeta come D’Annunzio o di uno scrittore come Moravia basandoci sulla loro erotomania? Potremo forse non riconoscere la grandezza di un attore-autore come Carmelo Bene perché era un vivente esempio di genio e sregolatezza?  Ci rifiuteremo di leggere i Cantos di Ezra Pound, perché il poeta continuò a credere nel nazifascismo fino alla fine della guerra?

Potremo forse affermare che quella di Sironi era (è) una pessima pittura perché il pittore era fascista? E non è stato fascista anche uno scultore della grandezza di Arturo Martini? E’ forse possibile negare la grandezza di filosofi come Gentile, Heidegger o Lukàcs, perché il primo aderì al fascismo, il secondo al nazismo e il terzo allo stalinismo? Se lo facessino ci comporteremmo come chi getta via il bambino insieme all’acqua sporca dove ha fatto il bagno.

Infine, io credo che la morte di un poeta come Pasolini sia stata una perdita e un lutto per tutta l’umanità, quindi anche per i moralisti.

Fulvio Sguerso 

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