Intellettualandia: Il Politologo, l’oracolo che prevede tutto… tranne ciò che succede
Benvenuti a Intellettualandia
La rubrica settimanale che esplora, con spirito caustico e sorriso sarcastico, il magico mondo degli intellettuali.
Ogni domenica apriamo le porte di questo strano luna park del pensiero per presentarvi una figura simbolica del nostro tempo: non mancheranno filosofi assorti, politologi infallibili (a posteriori), sociologi multitasking, storici ossessionati dal passato e ogni altro esemplare della specie intellectus sapiens, quella che parla difficile per non farsi capire.
Non si offenda nessuno (o almeno si offenda con stile): Intellettualandia non vuole demolire, ma semplicemente smontare e osservare — con la lente del buon umorismo — i tic, i vezzi e le pose di chi si prende sempre molto sul serio. Questa settimana:
IL POLITOLOGO
Il politologo è quel tipo di intellettuale che appare puntualmente in TV prima di ogni elezione per spiegare cosa succederà. E, altrettanto puntualmente, sbaglia tutto. Ma non è colpa sua. È colpa della realtà, che non ha saputo interpretare correttamente le sue analisi.
“Avevamo previsto un forte astensionismo, ma la partecipazione al voto è un dato che va interpretato.”
Certo professore. Interpretatelo pure. Come i sogni, le canzoni di Battiato e i risultati delle primarie.
Formazione: laurea in tuttologia comparata
Il politologo ha una solida formazione accademica: ha studiato a Parigi, Berlino o a Scienze Politiche di Poggibonsi, ma solo durante un seminario estivo sulla democrazia liquida. Conosce tutte le elezioni italiane dal 1948 in poi, tranne quella in cui vinse il partito che non aveva previsto. Ma su quella ha scritto un libro. Che nessuno ha letto, nemmeno lui.

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Parlare difficile è il suo mestiere
Non dice mai “il governo cadrà”. Dice:
“Si apre un quadro di instabilità sistemica che, nel medio periodo, potrebbe produrre effetti di frizione istituzionale.”
Capito? No. Ed è proprio quello che vuole.
La passione per i sondaggi
Il politologo adora i sondaggi. Li analizza, li confronta, li gira e rigira come un aspirante chef con la padella. Ogni dato viene letto con una smorfia di serietà tragica:
“La Lega al 12,3%? È una tendenza. Ma anche una controtendenza. In ogni caso, un dato significativo del nulla.”
L’identità politica: neutrale, ma solo se conviene
Il politologo dice sempre di essere “super partes”, ma misteriosamente finisce sempre per spiegare meglio – e con più entusiasmo – le ragioni della parte che lo ha appena invitato in trasmissione. Non è fazioso: è “analiticamente orientato”.
Dove lo trovi?
Nei talk-show, nei festival della politica, nei webinar sul populismo e negli aperitivi con altri politologi dove ognuno cita l’altro per alzare il proprio indice H. Nei momenti di relax, si
Il politologo non serve a prevedere cosa succederà. Serve a spiegarti perché è successo… dopo che è successo. Ma con così tanti paroloni, che ti senti comunque ignorante. E lui, in fondo, vive per questo.