Al 2030, si delinea un asse militare franco-polacco-baltico, con l’Italia che gioca un ruolo secondario nel Mediterraneo.
Il Regno Unito mantiene un ruolo ponte con gli USA.
La strategia tedesca post-Merkel sarà decisiva. Berlino dovrà scegliere tra la continuità mercantilista o un ruolo federatore europeo.
Senza una Germania leader ma cooperante, la UE resterà paralizzata. (Der Spiegel, febbraio 2025)
Olivier Roy:
“Non è il ritorno della religione, è la religione che diventa identità. Sradicata dal trascendente.”
(La Sainte Ignorance, Seuil, 2008)
La società europea sarà sempre più culturalmente polarizzata, con città multiculturali e campagne mono-identitarie.
Le istituzioni faticheranno a trovare una narrazione comune.
6. Scenari energetici:
il punto sul 2030 secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), l’UE produrrà entro il 2030 il 45% dell’energia da fonti rinnovabili.
Tuttavia, la dipendenza da gas naturale liquefatto (LNG) americano e norvegese resta alta.
La sfida sarà creare un’infrastruttura energetica continentale, includendo l’idrogeno verde.
Citazione:
“Il Green Deal senza una rete comune è solo un manifesto.” – Fatih Birol, IEA
dopo i dazi, nuovi blocchi e mercati alternativi
Il 2025-2028 sarà ricordato come il periodo del “Neo-Mercantilismo selettivo”: USA e UE impongono dazi “verdi” e strategici, mentre la Cina risponde con sanzioni tecnologiche.
Pascal Lamy:
“Il libero commercio è finito. Stiamo entrando in una nuova era di competizione controllata tra blocchi.” (Global Trade Review, 2024)
IMF Report 2024:
le guerre commerciali hanno ridotto gli scambi globali del 12% tra 2020 e 2024. L’Europa cerca alternative con India, ASEAN, America Latina.
Entro il 2030 l’UE rafforzerà i legami con Africa e Sud-Est asiatico, cercando di imporre standard ambientali e digitali nei nuovi trattati.
Tuttavia, l’assenza di potere militare concreto rende la sua influenza meno stabile.
1. Politicamente fragile, con un’UE multipolare che tenta di sopravvivere alle sue contraddizioni interne.
2. Economicamente proiettata verso l’innovazione verde ma vulnerabile alle diseguaglianze sociali e alla dipendenza esterna.
3. Militarmente ancora in costruzione, in bilico tra NATO e difesa comune.
4. Culturalmente segnata da una crisi dell’identità, tra religione reinventata e vuoto simbolico.
5. Commercialmente costretta a ripensare il proprio ruolo nel mondo, in un contesto multipolare e conflittuale.
Il prossimo quinquennio sarà un punto di svolta.
L’Europa può diventare un polo autonomo, ma solo se rompe la logica del servilismo post-bellico.
La ritirata tattica americana è un’opportunità, non una salvezza.
O l’UE diventa protagonista, o resterà spettatrice di un mondo deciso altrove.
> L’Europa del 2030 sarà un ibrido:
tra impero mancato e comunità in crisi, tra cittadella tecnologica e museo della modernità.
Ma potrebbe anche reinventarsi, se saprà fare della sua debolezza una forza: la capacità di mediare, ascoltare, adattarsi.

Paolo Bongiovanni
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