I Dazi tornano di moda: Autunno/Inverno protezionismo 2025

Sventola fiera la bandiera del protezionismo sulle passerelle geopolitiche: i dazi doganali sono tornati di moda, e stavolta non li ferma nemmeno la collezione primavera-estate dell’economia globale. Dopo anni passati in soffitta insieme ai VHS e alle promesse elettorali, i dazi fanno il loro trionfale ritorno come il vero must-have del guardaroba politico internazionale.
Dopo averci provato con guerre, pandemie e intelligenze artificiali, i leader mondiali si sono ricordati del vecchio trucco da prestigiatore: “Se l’economia traballa, tira fuori un bel dazio dal cilindro e dai la colpa a qualcun altro”. Funziona sempre. È un classico, come il tubino nero: non passa mai di moda.

Made in Nostalgia
“Bisogna proteggere il lavoro nazionale”, dichiarano all’unisono i paladini del patriottismo economico, mentre indossano cravatte cucite in Vietnam e scarpe fabbricate in Bangladesh. Ma attenzione, non è ipocrisia: è globalizzazione selettiva, una raffinata tecnica diplomatica che consiste nel voler esportare tutto, importare niente e possibilmente lamentarsi comunque.
Gli USA, sempre avanti sulle tendenze, rilanciano dazi contro la Cina. La Cina risponde. L’Europa finge di mediare ma intanto mette dazi sul Parmigiano contraffatto. Tutto perfettamente equilibrato, come un gioco di specchi in un negozio Ikea: tutti si riflettono, nessuno si vede davvero.

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Il Fashion Show dei Nazionalismi Economici
I dazi, oggi, sono come gli occhiali da sole d’inverno: inutili, ma fanno scena. Ogni governo li sfoggia come trofeo, come se bastasse tassare i pannelli solari cinesi per salvare la manifattura lombarda o bloccare le auto elettriche estere per rilanciare la gloriosa Fiat Panda.
Nel frattempo, le multinazionali applaudono dietro le quinte, felici di aumentare i prezzi con la scusa delle “tensioni commerciali”, mentre i consumatori stringono i denti e aprono il portafoglio con la grazia di chi si sta facendo togliere un dente senza anestesia.

Una Grande Occasione per Tutti
Non dimentichiamo però il lato umano: i dazi stanno salvando l’industria… dei comunicatori politici, che possono finalmente rispolverare slogan come “prima noi”, “difendiamo i nostri prodotti” e l’intramontabile “non siamo razzisti, ma questo riso basmati ha distrutto la nostra identità culturale”.
E i talk show? In estasi. Pochi argomenti garantiscono tanto rumore con così poca sostanza. Si grida al saccheggio, al sabotaggio, all’invasione. Si evocano fantasmi: il pomodoro cinese, il latte sloveno, l’infame mandorla californiana che minaccia il nostro orgoglio alimentare.

 Dazi per Tutti, Tranne che per Chi Comanda
Alla fine, i dazi sono come le catene di Sant’Antonio: tutti ci credono finché non tocca pagare. Ma non temete: tra una guerra commerciale e un vertice G7, troveranno il modo di abolirli. Salvo poi rimetterli tre mesi dopo. Perché in fondo, come in ogni moda che si rispetti, anche i dazi hanno il loro eterno ritorno. Un po’ come le zeppe, gli ombelichi scoperti e le recessioni.

T.S.

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