CAPITALISTI E PATRIOTI

Il termine patriota, depennato dal vocabolario non solo italiano per tema di venir confuso col vituperato fascista, sta riottenendo diritto di cittadinanza grazie ad una destra non più con un piede in Parlamento e l’altro extra, nonché ad un crescente numero di capitalisti che cominciano a vergognarsi della propria ricchezza: i milionari patriottici. [VEDI]

Un’immagine significativa: il volto preoccupato di Greta Thunberg si staglia sullo sfondo del Forum di Davos, come a dire: che grado di responsabilità avete sul pianeta alla deriva voi Paperoni, con la vostra corsa ad arricchirvi sempre di più a spese dell’ambiente (e della società)?

Questi ultimi, riuniti in un comitato di ben 102 membri sparsi per il mondo, ha fatto vibrare il proprio appello “Tassateci di più!” dal Forum di Davos, luogo tradizionale di ritrovo annuale dei super ricchi nel cuore di una piccola nazione, la Svizzera, residenza iconica di banche e personaggi facoltosi, al riparo, prima dagli orrori della guerra, poi dalla curiosità del fisco, e ancor oggi titolare di una propria moneta, il franco, indipendente e forte come quelle dei “fratelli maggiori”: dollaro, euro, sterlina, yen e, ultimo arrivato nel paniere, lo yuan.
Questa invocazione, che voglio credere sia fatta in totale buona fede, stride con le cautele, anzi il servilismo, che i politici usano verso i potenti, temendo di turbare i (dis)equilibri a favore di questi ultimi, che loro stessi gli hanno via via concesso accettando il vassallaggio monetario e la conseguente sudditanza decisionale.
Questo stato di cose ha finito col trasformare i politici in sudditi più realisti del re, temendone le reprimenda in caso di disposizioni legislative sgradite ai vari boss della finanza. Suona quindi come una nota di deciso demerito questo coro invocante una punizione monetaria a loro stesso svantaggio, leggibile anche come una bocciatura della politica che, anziché preoccuparsi del dèmos, come costituzionalmente dovrebbe, ha assecondato la cupidigia di profitti esentasse delle classi più ricche. In sostanza, i politici hanno tradito la loro etica professionale, da un lato promettendo l’impossibile in campagna elettorale per carpire voti e garantirsi un mandato, dall’altro sconfessando le promesse ad elezioni terminate, beneficiando le solite classi alte. La novità sta nel fatto che hanno talmente esagerato nell’ingrandire il solco tra ricchi e poveri, non solo in larghezza, ma anche nella sproporzione numerica tra i due lati del fossato, che gli stessi iper-ricchi hanno ritenuto che si sia andati troppo oltre in questa direzione di allontanamento reciproco e dismisura numerica.

A cosa serve e chi serve in realtà il Parlamento, sempre più bypassato dai governi, attenti a non intralciare i poteri finanziari e pertanto lontani dai bisogni della gente?

La situazione, sotto il profilo sociale, è ancor più degenerata con l’avvento della pandemia, sfociata in un raddoppio della ricchezza nei portafogli dei già iper-ricchi, a speculare detrimento delle già magre risorse dell’evanescente classe media, in marcia accelerata verso un proletariato senza prole, proprio per la mancanza di prospettive adeguate a pianificare una famiglia che non contempli soltanto due mancati genitori.
Come hanno potuto alcuni uomini, sia pur particolarmente abili e fortunati, accumulare patrimoni paragonabili a quelli di intere nazioni, se non con l’aiuto di sistemi fiscali di estrema indulgenza verso di loro e, di contrapposto, parimenti esosi verso la base e il centro della piramide sociale, togliendo ai poveri per donare ai ricchi? Che parte ha avuto in questo processo di contemporaneo arricchimento/impoverimento la natura del denaro, linfa di ogni nazione, nelle mani di consorterie private, con illimitati poteri discrezionali nella sua distribuzione, concessa o negata secondo imperscrutabili criteri?

Che rapporto di causa/effetto c’è tra tasse e profitti della mega-imprese e dei grandi patrimoni? Che incidenza sociale ha la delicatezza nel tassare gli iper-ricchi rispetto alla miseria dei “ristori”, che in sostanza serviranno a pagare iperboliche tasse?

L’accoppiata fisco/proprietà monetaria, per come è stata usata dalla corrispondente accoppiata governo/banche, è alla base delle risposte, scevre da preconcetti, che l’invocazione ad una tassazione più equa suggerisce. Risposte che a loro volta aprono nuovi interrogativi, tra cui: che effetto avrebbe una tassazione più equilibrata tra le varie classi? Sarebbe sufficiente agire solo sulla leva fiscale, tralasciando quella monetaria, eterno appannaggio del mondo finanziario, anziché statale?
E, poiché il mondo sta sempre più confermando che non può essere trattato a compartimenti tra loro incomunicabili, che effetto avrebbe sull’ambiente un eventuale (quanto improbabile, nonostante le preci) minor sbilanciamento di ricchezza a favore della gente? Si avrebbe un aumento proporzionale dei consumi, ergo dell’inquinamento, nonostante risulti che un miliardario consumi già più di tot comuni mortali, ma certo non in proporzione alla disparità di reddito? Sono più devastanti per l’ambiente X prodotti di uso diffuso e basso prezzo o X-Y prodotti di alta qualità per soddisfare le sofisticate esigenze delle élite?
Da qualche anno, scemati i safari africani di ricchi cacciatori europei e nordamericani, sono cominciate le crociere in un continente che, per i suoi rigori climatici, si sperava scoraggiasse i tentativi di renderlo una meta turistica. Che invece è diventata (come pure una landa ostile come l’Himalaya, costellata di rifiuti, a quanto riferitomi da una guida italiana per ricchi ascensionisti), richiamo per mega-yacht di extra lusso.

Il brivido –di pochi, per ora- di navigare nelle zone polari grazie a mega-yacht rompighiaccio, non risparmiando dall’inquinamento nemmeno le zone più remote e inospitali della Terra

L’enorme razzo Starship, orgoglio di Elon Musk, progettato per preparare le visite umane su Luna e Marte. Non bastavano le Agenzie Spaziali di vari Paesi a riempire i cieli di detriti; adesso ne abbiamo anche una privata, solo per appagare i capricci di un uomo troppo ricco [VEDI]

L’esperienza sta dimostrando che, come profetizzava uno scienziato mezzo secolo fa, “tutto ciò che potrà essere fatto, l’uomo prima o poi lo farà”. L’ultima conferma arriva dall’uomo più ricco del mondo Elon Musk, che non sapendo proprio come fare spese congrue al suo patrimonio, rientrante tra quelli a troppo bassa tassazione, e ritenendo la Terra troppo vile come obiettivo, ha pensato alla Luna, o ad un altro pianeta, Marte, come futura terra di conquista, cominciando a farlo visitare da un proprio veicolo spaziale, in vista della sua colonizzazione. Forse direte che sono di scarsa fantasia, ma non vedo proprio come un pianeta (o il nostro satellite) in condizioni di mancata atmosfera e assenza di acqua, possa venir antropizzato, se non “colonizzando” la Terra stessa, nel senso di esserne ombelicamente dipendente per le sostanze indispensabili alla vita; mentre i costi di trasporto renderebbero economicamente folle ogni pensiero di loro sfruttamento in senso inverso, a beneficio della Terra. In pratica, diventerebbero fardelli in più. Rimando all’articolo di Fulvio Baldoino [VEDI], in particolare al dipinto della Torre di Babele di Bruegel Il Vecchio, ripresa anche da Fulvio Sguerso [VEDI], ad indicare la malsana voglia dell’uomo di arrivare al Cielo, la tracotanza di volersi sostituire a Dio.
Quanto sopra, per dare un’idea di quali scompensi mentali i troppi soldi possano indurre anche in persone della genialità di Musk. Che non mi risulta rientri nei 102 miliardari patrioti dell’auto-flagellazione: sarebbe un autogol per i suoi deliri di onnipotenza.

Marco Giacinto Pellifroni                23 gennaio  2021

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