SILVIO DOMENICO VOLTA del Prof. Gian Luigi Bruzzone

Dalla conversazione tenutasi a Celle Ligure nell’agosto del 2021 sull’illustre concittadino Silvio Volta in occasione dei 130 anni dalla sua nascita pubblichiamo l’intervento del professor Gian Luigi Bruzzone.

La figura e l’opera di Silvio Domenico Volta Celle 1891-1957) non sono mai scivolate nell’oblio a Celle, ed a ragione, sia per l’intrinseco valore, certo non comune, sia per lo sviscerato amore per il paese ed i suoi abitanti. Se suo padre Giovanni era romagnolo, giunto a Savona quale capostazione ferro- viario, sua madre era Pia Eleonora Cassinelli, appartenente ad una famiglia ‘bene’ della Celle otto-novecentesca.
Rivelandosi per tempo d’ingegno sveglio desideroso di apprendere i genitori lo iscrissero al corso ginnasiale ed al Liceo classico di Savona, da quando uscì maturo nell’estate del 1908. Tra i compagni di studio ricordiamo i poeti Camillo Sbarbaro ed Angelo Barile. Con questi compagni rimarrà in contatto per l’intera esistenza, anche se non è facile documentar- lo poiché potevano vedersi di persona. Fra i suoi docenti ricordiamo il preside Antonio Fiammazzo valente dantista, Attilio Momigliano celebre critico della letteratura italiana, Adelchi Baratono insegnante di storia e filosofia.
Dopo la laurea in ingegneria il Volta fu allievo ufficiale nel di- cembre 1913, sergente dal maggio 1915, sottotenente di artiglieria da luglio dello stesso anno, tenente da marzo 1917 e partecipò al conflitto mondiale comportandosi in modo esemplare e meritandosi una medaglia di bronzo. Nella battaglia di Montello fu catturato, rimanendo prigioniero dell’esercito austriaco dal giugno al novembre 1918. Pro- mosso capitano l’anno 1924 e maggiore nel giugno 1940 fu richiama- to alle armi nel 1942 ed inviato a Roma dove l’8 settembre 1943 si sottrasse alla cattura dell’esercito tedesco per ricongiungersi con un comando italiano.
Della professione, una volta tornato alla vita civile, accenno all’attività di progettista: fra le prime realizzazioni va annoverato il teatrino commissionatogli dall’ente morale “Nicolò Aicardi”, progetta- to nel 1926 quale aula per la scuola professionale e fra le ultime realizzazioni ricordo i caseggiati di civili abitazioni erette sull’aria della manifattura “Gerard”, in fregio al torrente Ghiare. Il modesto studio professionale nella savonese Via Paleocapa divenne un ritrovo per conversare, per discutere, meta quotidiana per parecchie persone che prima o dopo il lavoro amava- no scambiare qualche parola con un ospite tanto amabile ed istruttivo.
Qualche parola va spesa per la sua opera nel ruolo di ingegnere idraulico. Il Volta fu ritenuto uno dei maggiori esperti del settore ed i suoi interventi scritti – che ancora possiamo conoscere – lo dimostrano. Si tratta in genere di saggi piuttosto brevi, ma succosi e frutto di esperienza e di lunghe osservazioni. Né questa sembri dote da poco, giacché «bene osservare è più difficile che bene ragionare», come sentenza il Volta stesso nella premessa al volumetto Sul regime delle spiagge nella Liguria occidentale, uscito nel 1938. Con tale monografia l’autore dimostrò infondata la credenza che il mare corroda i lidi sabbiosi (se mai corrode le coste) e combatté sia la comoda prassi di prelevare sabbia e pietre dal litorale o dai corsi d’acqua, sia la costruzione di muri paralleli al mare.

Gian Luigi Bruzzone

Questa competenza risulterà proficua all’Ingegnere nella mansione di Presidente dell’Ente provinciale per il turismo di Savona dal 1947 alla morte. La sua politica di promozione turistica s’incentrò sulla difesa del litorale e delle spiagge, per poi dipanarsi alla difesa dell’ambiente paesaggistico ed urbano impedendo, o quantomeno ostacolando, la cementifica- zione (anzi il divieto di costruire fra la via Aurelia ed il mare) e la pubblicità cafonesca fra cui i cartelloni ai margini della via Nazionale. Auspicò migliorie nell’attrezzatura alberghiera, conforme alle aspettative degli ospiti, anche foresti, sempre più esigenti. Ovviamente si interessò anche alle vie di comunicazione: il Volta desiderava un’Aurelia efficiente, scorrevole grazie ad opportune rettifiche del contorto tracciato, e sopra tutto allo spostamento a monte della strada ferrata, mentre avversava le autostrade, allora in fase progettuale. Visionati i progetti di alcuni tratti di essi rimase deluso, anzi amareggiato, per lo sconcio e per il disprezzo verso il nostro paesaggio: per questo ideò un progetto per trasferire a monte l’autostrada, senza aumento delle spese, così da non deturpare la piana albisolese. Quando fu affidata ad un’impresa la costruzione del tratto autostradale Voltri-Albisola, il Volta, pur conscio del mero valore morale del dissenso, pubblicò un opuscolo di grande formato dove con dovizia di note tecniche e di calcoli sosteneva che tale manufatto avrebbe recato «un danno grave alla Liguria occidentale in genere, immenso ed irreparabile a sei comuni». Da parte nostra non ci sentiamo davvero di dargli torto!
Anche del nuovo tracciato della via Aurelia in Celle approntato negli anni 1930-33, cui aveva partecipato, per il tratto dietro la chiesa di N.S. della Consolazione, si pentì amaramente: non solo infatti si era decurtato e penalizzato l’edificio conventuale, ma creato una curva pericolosa. Meglio sarebbe stato scavare una galleria che all’altezza dell’Albergo Excelsior sbucasse dove adesso si innalza il Marina hotel.
Notevoli interventi ebbe poi nel settore dell’idraulica sanitaria, vale a dire negli impianti della rete nera e nello sviluppo dei porticcioli: al 1955 risale la sua relazione per il costruendo porto di Alassio, nel contempo iniziava gli studi – interrotti dalla morte – per i porticcioli di Arenzano, del Finale e di Varazze.
È certo che il nostro come tanti altri liguri antichi e recenti, sebbene avesse potuto far carriera – come suol dirsi – e rivestire in- carichi nei cosiddetti centri del potere fu attaccatissimo alla piccola patria ed era solito vantarsi di non essersene mai allontanato, salvo brevi periodi. L’attaccamento del Volta non era meramente senti- mentale, ma si traduceva nei fatti, nell’amministrare con spirito di servizio – oggi inaudito – la comunità cellasca e in somma a favore del pubblico bene. Partecipò altresì al governo della cosa pubblica per la più ampia sfera provinciale e sebbene si proclamasse liberale (del partito liberale fu presidente della sezione di Savona nel 1945 alla morte), egli non fu mai uomo di parte, sia per convinta tolleranza e profonda umanità, sia per il senso di elevata idealità, sia per l’alta tensione morale e l’intima religiosità.
Notoriamente antifascista, cercò di soccorrere tutti durante l’occupazione tedesca del paese e il Comitato di liberazione locale istituito nell’estate del 1944 lo scelse sindaco della liberazione di Celle. Grazie anche all’universale suo ascendente non fu sparso il sangue di nessuno, né furono consumate feroci vendette, come invece accade in molti altri paesi anche vicini. Il Volta inoltre fu scelto presidente della Commissione provinciale di epurazione alla quale erano mandati tutti i pubblici dipendenti per accertare il grado di collaborazione con i fascisti e i tedeschi, appunto per essere notorio il suo buon senso e la sua squisita umanità. Fu oratore avvincente, calmo, interessante, capace di spaziare sui problemi, di indicare le soluzioni più logiche e di farsi intendere.
«Col passare degli anni la personalità del Volta si manifestò in tutta la sua esuberanza, imponendosi all’ammirazione ben oltre la nostra cerchia. Spirito acuto, osservatore, studioso, aperto ai problemi, egli vagò irrequieto un po’ dovunque, estendendo la sua insaziabile volontà di sapere ai diversi campi della tecnica, della scienza, della letteratura e della storia». Così lo ricordava il commendator Franco Spotorno.
Per chi non abbia avuto l’onore di conoscerlo de visu – fra cui noi, per evidenti motivi anagrafici – Silvio Volta oggi si ricorda quale uomo di profonda cultura, molto più vasta di quanto non appaia da- gli scritti. Anche perché l’ingegnere vedendo le cose dall’alto sapeva distinguere l’essenziale dal vano e, in altri termini, poteva sembrare alquanto pigro o trasandato nelle proprie cose. Un cenno agli scritti. A parte quelli tecnici meritevoli – a nostro sommesso parere – di es- sere raccolti in volume e agli arti- coli storici apparsi sul quotidiano genovese “Il lavoro”, va ricordata la monografia sul generale Enrico Caviglia la cui prima edizione, sequestrata dalla prefettura, andò subito a ruba, come mi ricordava il caro Silvio Sabatelli. Forse pochi sanno che il Maresciallo d’Italia veniva con frequenza a Celle, ospite della famiglia Mezzano e che a Celle era nata ed allevata l’unica figlia naturale Piera, morta poi per le esalazioni di una stufetta.

Un cenno al capolavoro, noto per fama anche da chi non lo abbia letto: A comedia çelasca: un viaggio all’inferno dove vengono collocati un buon numero di compaesani con tanto di nomeaggiu e di peccato commesso. Si badi, al tempo della composizione, avvenuta in pochi mesi, e della stampa tutti i presunti dannati erano in vita! E non tutti la presero bene! Il poemetto consta di dieci canti per un totale di 1102 endecasillabi, suddivisi in terzine a rime in- catenate e trascende l’importanza locale.
Il Nostro compose anche liriche estemporanee in gran parte satiriche, per quanto si possa arguire, essendo andate pressoché tutte perdute, anzi forse distrutte dall’autore stesso. Ma la traduzione della ballata Erlkönig di Wolfang Goethe (traduzione fra le tante ritenute la più bella da Giovanni An- saldo) che i maestri cellaschi più cari come l’indimenticabile (per me, sebbene non sia stata mia ma- estra) Clementina Mezzano faceva mandare a memoria gli allievi, ne lascia intravedere la capacità.
Al termine della rievocazione della figura e dell’opera di Silvio Volta celebrata il 28 agosto del corrente anno su iniziativa del Centro Culturale 3C e col patrocinio del Comune, il Relatore ha proposto all’amministrazione comunale la stampa di un volumetto con documenti e con testi inediti concernente appunto il Volta e la sua attività di giornalista. Erano presenti i discendenti, il Presidente della società savonese di storia patria – che accondiscende ad accogliere il volumetto nella propria collana scientifica, con reciproco onore – un pubblico qualificato: testimoni tutti della proposta. Attendiamo fidenti la risposta positiva.
La consapevolezza della propria storia rappresenta una delle poche ed estreme difese per non essere stritolati dalla tirannide.

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Riprendiamo dal fondo della relazione Bruzzone la proposta di stampa del ‘volumetto con documenti e testi inediti del Volta’, riferendo che il Centro Culturale 3C è disponibile a prenderne l’iniziativa raccogliendo partecipazioni dello stesso Comune e di altri Enti e persone, tra cui i discendenti del Nostro. Nonchè la riedizione del- la ‘Commedia’ con la traduzione a fronte, introvabile e di cui vi è richiesta.

La prossima settimana l’intervento dell’avvocato Prof. Massimo A. Chiocca

A’ Civetta

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