I fumi della Costa Luminosa e le lacrime del coccodrillo

 Il porto di Savona è l’unico nel nord Mediterraneo, se non nel mondo intero, ad aver fatto la scelta di ubicare la stazione marittima nella darsena del porto e a ridosso del centro abitato anziché agli alti fondali; così facendo, non soltanto ha precluso la possibilità di ospitare nel porto antico dei grossi megayachts, che avrebbero portato alla città una nuova economia ricca, prestigiosa e proficua in termini di occupazione giovanile, ma ha anche limitato più in generale lo sviluppo del settore passeggeri, oltre ad aver penalizzato l’intera città dal punto di vista dell’estetica e dell’ambiente.

 

La scelta degli alti fondali avrebbe rappresentato non solo la possibilità di ospitare navi di maggiore tonnellaggio senza dover spendere soldi per dragaggi, ma avrebbe anche permesso una separazione maggiore delle attività operative portuali dalla città, preservando meglio il centro abitato dall’inquinamento acustico e ambientale; inoltre, poiché la zona degli alti fondali è alquanto ventosa, i fumi vi si disperderebbero più facilmente.

Fatte le dovute premesse sulla nostra – sfortunata – fattispecie Savonese, v’è da dire che di fronte alle esigenze di salvaguardare l’ambiente, sempre più invocate dall’opinione pubblica, in special modo per quanto concerne le emissioni nocive come gli ossidi di zolfo, di azoto  e il particolato, che proprio in questi giorni di epidemia di Covid-19 alcuni studi hanno  dimostrato essere veicolo di diffusione del contagio del virus, nel mondo si fa sempre più pressante la richiesta di elettrificare i porti, al fine di fornire la corrente elettrica da terra per consentire lo spegnimento dei motori-generatori di bordo.

Il così chiamato Cold Ironing che  significa “motori spenti” è stato già sperimentato in alcuni porti a partire da quelli della West Coast degli Stati Uniti  fino a quelli del nord Europa; e così è avvenuto anche in Italia nel porto di Livorno, purtroppo  con non poche difficoltà e, al momento, con  risultati non proprio esaltanti.

 

Le difficoltà da affrontare sono di ordine  sia tecnico che economico: la difficoltà tecnica sta nel fatto che  le navi da crociera in porto abbisognano di  potenze elettriche enormi, che vanno dai 7 MW (Mega-Watt) in periodi invernali  ai 12 MW nei periodi estivi e di una frequenza di corrente elettrica di 60 Hertz; la difficoltà economica è dovuta al costo dell’elettricità, che se prodotta a bordo costa circa 30-40 € per MW/ora in meno.

Se si considera  che a Savona le navi in sosta possono essere tre contemporaneamente, significa che la potenza da fornire  dovrebbe essere circa una quarantina di MW, il che presuppone una cablatura dalla sottostazione elettrica di Corso Ricci fino al porto di una consistenza notevole, alla quale si devono aggiungere gli impianti di convertitori statici di frequenza, per portare la frequenza della corrente da 50 a 60 Hertz, per cui necessiterebbero investimenti dell’ordine di svariati milioni di euro.

Questi investimenti dovrebbero essere a carico dell’Autorità di Sistema e quindi della collettività; ma pur volendo perseguire questo percorso v’è da dire che, ad oggi, i risultati negli altri porti  non sono stati del tutto positivi, al punto che in alcuni casi tali progetti sono stati abbandonati  per l’elevato rapporto costi / benefici. A Livorno è addirittura accaduto che l’Autorità Marittima ha dovuto sostenere un processo per danni erariali intentato dalla Procura Regionale della Corte dei Conti.

 

Una diversa soluzione è stata proposta nel Porto di Venezia, dove la società VTP Engineering ha presentato un progetto di cogenerazione autonoma dell’energia necessaria per alimentare fino a due navi da crociera contemporaneamente, producendo cioè i 24 MW necessari alle due unità con una piccola centralina in loco.

La produzione verrebbe effettuata attraverso tre motori alimentati da bio combustibili o gas metano, con la possibilità di utilizzare l’energia in eccesso e il calore dell’acqua di raffreddamento dei motori per teleriscaldamento nei locali della Stazione marittima o in altre utenze del porto. In questo caso l’efficienza dell’impianto di generazione salirebbe a circa l’80% contro il 30-50% delle classiche centrali termoelettriche, con un abbattimento del 95% degli ossidi di zolfo e azoto e del particolato, non solo nella zona circostante, ma anche nell’ambiente nel suo insieme perché è pur vero che l’energia del porto elettrico classico proviene da altre Centrali più grandi.

 

Un impianto del genere costerebbe circa 20 milioni di Euro, sarebbe  costruito in soli 15 mesi e darebbe lavoro a 5 addetti; inoltre, il costo sarebbe già di per se stesso inferiore a quello sostenuto dall’Autorità di Sistema di Savona per dragare lo specchio acqueo attiguo alla stazione marittima al fine di accogliere la nuova mega nave Costa Smeralda, operazione che, temo, dovrà in futuro essere nuovamente effettuata a causa delle masse di fondale marino che un tale colosso sposta durante gli ormeggi.

A nome di cittadini savonesi residenti nel centro di Savona, durante l’ultimo Consiglio Comunale è stata presentata dai Consiglieri di Italia Viva (ex PD) un’interpellanza per i disagi creati dalla Costa Luminosa, che si trova attualmente in disarmo da ormai più di un mese per l’emergenza Covid-19, e che sta auto-producendo l’energia elettrica per le minime esigenze di bordo.

La nave in questione, al momento, produce una potenza media di circa 500kW/ora e il generatore consuma gasolio con tenore di zolfo 0,1% come prescritto dal nuovo regolamento IMO – International Maritime Organisation – entrato in vigore proprio da gennaio 2020, stabilendo che il tenore di zolfo del carburante per mezzi navali debba essere al massimo lo 0,1%.

 

V’è da dire che per 15 anni le navi della Costa, attraccate alle banchine della Stazione Marittima, producevano in estate addirittura 12 MW/ora di potenza cadauna; quindi quando in porto vi erano tre unità, i generatori di bordo producevano un totale di 36 MW per ogni ora di permanenza in porto. Ai tempi dell’inaugurazione della Stazione Marittima, e cioè 17 anni fa, il tenore di zolfo ammesso dall’IMO era addirittura il 5%, ridotto poi al 3,5% e infine allo 0,1%, che tuttavia resta un valore ben cento volte superiore allo 0,001% del carburante impiegato dalle automobili.

Ciò significa che durante gli scorsi anni abbiamo subito emissioni in atmosfera 70 volte maggiori a quelle odierne, con cariche di ossidi di zolfo e azoto 50 volte superiori, che hanno investito principalmente il centro cittadino, aggiungendosi alle emissioni della Centrale di Vado Ligure che fino a marzo 2014 bruciava 5.000 tonnellate al giorno di carbone, il più inquinante dei combustibili, finché fortunatamente la Procura della Repubblica ne ha ordinato la chiusura con tanto di  rinvio a giudizio di 26 imputati fra manager e amministratori delle Giunte precedenti.

Mi dispiace dover ripetere concetti già espressi in precedenza anche in Consiglio Comunale, ovvero che la maggior parte delle problematiche portuali  e ambientali di oggi della nostra città  derivano dai grandi errori fatti dalla politica nel passato, come il fatto di aver voluto investire proprio agli alti fondali 40 milioni di euro del contribuente per realizzare un investimento altamente inquinante come il Terminal del carbone, dove le amministrazioni di allora regionali e comunali contavano di sbarcare 3 milioni di tonnellate di carbone all’anno, destinato principalmente alla centrale di Vado.

 

Da Savonanews

 Fortunatamente questa ulteriore iattura per la salute dei Savonesi si è potuta evitare grazie alla Magistratura savonese, che ha chiuso i generatori a carbone della Centrale di Vado, per cui gli sbarchi di carbone agli alti fondali sono nettamente ridotti; tuttavia le conseguenze di quelle scellerate decisioni relative alla portualità purtroppo pregiudicano e pregiudicheranno anche in futuro sia l’economia Savonese che l’ambiente della città, e la disoccupazione giovanile  e le lamentele dei cittadini residenti in centro ne sono una dimostrazione.

Tirando le somme, è quantomeno bizzarro che gli attuali Consiglieri Comunali di quel Partito, che a suo tempo ostacolò il progetto di un porto turistico per megaychts nella darsena attigua alla città e che invece, con il fattivo concorso dei sindacati, sostenne questa assurda collocazione della stazione marittima davanti alle case, oggi si dolgano per i 500 kW prodotti con gasolio 0,1% per un’emergenza, che speriamo sia di breve durata.

V’è da dire che anche il coccodrillo, prima mangia il malcapitato e poi piange accorato.

 SILVIO ROSSI  Consigliere LEGA NORD 

 

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