“La Ciociara” della Sanità Italiana – Mamma SSN e figlia Lea, in fuga tra le macerie del welfare

“La Ciociara” della Sanità Italiana – Mamma SSN e figlia Lea, in fuga tra le macerie del welfare
Come nel film di De Sica, anche nella sanità italiana l’unica certezza è che qualcuno piange, qualcun altro scappa e nessuno protegge. Veneto come Cesira, la Calabria come la Valle del Liri, e il SSN che pare la guerra non l’abbia mai finita.

Nel capolavoro neorealista La Ciociara, Cesira e sua figlia Rosetta attraversano un’Italia devastata, cercando rifugio tra le macerie. Oggi, nel 2025, il nostro Sistema Sanitario Nazionale si muove con la stessa disperazione tra rovine burocratiche e bombardamenti di aspettative tradite, trascinando per mano i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) come fossero una Rosetta ferita e spaesata.

Per quanto si cerchi di raccontare la sanità come un sistema “in ripresa”, i dati dello studio Crea Sanità restituiscono una scena post-bellica: una madre affaticata (il SSN) che non riesce a sfondare quel “tetto di cristallo” che la separa dalla dignità piena, e una figlia (l’utente) che continua a sperare in qualcosa che assomigli a una carezza, ma si ritrova spesso con uno scontrino del CUP in mano e sei mesi d’attesa davanti.

I numeri: Veneto come Cesira, Calabria come campo profughi

Secondo l’ultima edizione dello studio “Livelli di tutela della salute”, il punteggio medio delle Regioni è salito dal 35% pre-Covid al 38% nel 2024. Un progresso? Certo. Come dire che, dopo un rastrellamento, il treno parte ma almeno stavolta ti lasciano salire con la valigia.

•⁠ ⁠*Veneto capolista* con il 55%, seguito da *Trento (50%)*.
•⁠ ⁠Tutto il Sud invece raccoglie le briciole: *Calabria fanalino di coda con il 23%*.
•⁠ ⁠*Campania* sorprende come Rosetta: cresce rispetto a ieri, ma non riesce ancora a sfuggire ai vecchi fantasmi.

Non si tratta di guerra civile, ma la cartina sanitaria italiana sembra più la Linea Gotica che uno Stato moderno: al Nord si resiste, al Sud si sopravvive. E intanto l’appropriatezza cala (-2,3%), il sociale crolla (-3,3%) e il cittadino, nel dubbio, si cura con Google.

Soddisfazione del cittadino: la carezza negata

Il Trentino-Alto Adige ottiene un 8,1 su 10 nella soddisfazione dei cittadini. In Puglia e Basilicata, invece, il punteggio scende a 5,8. Come Rosetta alla fine del film, i cittadini si sentono vulnerabili, spesso soli e inascoltati. “Va tutto bene” dicono da Roma, ma chi vive l’attesa per una risonanza in provincia sa che è solo una voce fuori campo.

In generale:

•⁠ ⁠*Soddisfazione alta* per ospedali e ambulatori (correlazione con performance: 0,79 e 0,80).
•⁠ ⁠*Soddisfazione media* per assistenza primaria e farmaci (0,64).
•⁠ ⁠*Soddisfazione bassa* per non autosufficienza e servizi sociali (0,55).

Perché, come nei casolari bombardati del film, chi è più fragile resta sempre più indifeso. E spesso invisibile.

l socio-sanitario: una guerra dimenticata

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La popolazione italiana invecchia. Ma la risposta? È rimasta in trincea.

•⁠ ⁠Le *case di comunità* sono ancora senza personale.
•⁠ ⁠Gli *OSS* sono un miraggio, mentre il mercato nero delle badanti prolifera come i pidocchi in tempo di guerra.
•⁠ ⁠Gli *ospedali fanno il 30% di ricoveri in meno rispetto a vent’anni fa*: non perché vada tutto meglio, ma perché ormai si fa solo la medicina “specialistica”. Come dire: curiamo il proiettile, ma non il dolore che lo ha causato.

Un sistema stanco, un esercito senza armi

Nel film, Cesira continua a camminare. Anche la nostra sanità lo fa, ma zoppica. Gli esperti del Crea parlano chiaro: “Non ce la si fa ad andare oltre un certo livello”. Un 55% massimo a livello nazionale è come dire che la nostra Cesira riesce a salvare Rosetta, sì, ma solo dalla fame. Per il trauma, non c’è budget.

E anche quando si parla di *riforma*, sembra che si cerchi più una tregua che una rinascita. Più soldi? Non ci sono. Più personale? Non si trova. Nuovi modelli? Restano sulla carta, come i manifesti fascisti strappati sul muro delle campagne.

La morale: tra le macerie della cura

Nel film, la scena finale è una delle più strazianti del cinema: Rosetta, violata dai soldati “alleati”, si raggomitola muta. Cesira urla, ma il mondo non risponde. Ecco, La Ciociara è il paradigma perfetto del rapporto tra il cittadino italiano e la sanità pubblica oggi. Violata dalle attese, ferita dalla carenza di servizi, umiliata da riforme promesse e mai arrivate.

La sanità italiana non ha bisogno di slogan né di nuovi tecnocrati. Ha bisogno di un esercito di Cesire vere, con grembiuli logori ma cuori capaci di difendere i più fragili. Ha bisogno di visione. Di volontà. Di dignità.

Ma, per ora, resta ferma sul ciglio della strada, stringendo a sé una Rosetta che non sa più se fidarsi di nessuno.
E intorno, solo macerie.

Se volete ascoltare la versione audio dell’articolo, immaginatela letta da Sofia Loren. In dialetto. Con le lacrime agli occhi e il bisturi della verità tra i denti.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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