48: Morto che parla

48: Morto che parla

48: Morto che parla
 
 Il tema dell’etica e della morale nel mondo dell’informazione é  stato per molto tempo all’ordine del giorno. Giornalisti che rivendicano la libertà garantita dalla Costituzione, nomine Rai, conduzione di programmi che, partendo dalle notizie fanno,  nella migliore delle ipotesi, sensazionalismo, nella peggiore disinformazione o marchette politiche. 
Leggo l’abbandono di Feltri dall’Albo dei giornalisti da un lato come un compromesso, dall’altro come indice della debolezza dell’Ordine che, in cambio di una quota d’iscrizione accetta chiunque,come un club qualsiasi, ma é incapace di mettere alla porta chi ne viola le regole e ne infama credibilità e rispettabilità. Un clan che nelle fasi più acute della crisi covid ha tentato di screditare la libera informazione, i non schierati, arrivando ad affermare che l’informazione “vera” potesse essere solo quella proveniente da alcune testate. Ricordate lo spot Mediaset? Sono gli stessi che in questi giorni pubblicano, postuma, l’intercettazione non autorizzata del giudice Amedeo Franco che avrebbe espresso dubbi sulla sentenza di condanna di Berlusconi per frode fiscale.
Sinceramente non voglio disquisire sulla veridicità di queste affermazioni ma mi interrogo su quanto sia eticamente corretto pubblicare le parole di chi non le potrà spiegare, commentare, smentire.
A pochi giorni dal duro discorso di Mattarella al Consiglio Superiore della Magistratura questa notizia sembra voler dare il via ad un nuovo round del tiro alla fune tra magistratura e i suoi detrattori. 
Le parole di Amedeo Franco accenderanno nuove polemiche che screditeranno ancor più l’operato della magistratura, anche quella sana. 

A chi gioverà tutto ciò?

 

 CRISTINA RICCI

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