1453: La Caduta dell’Impero Romano. Dalla Città di Costantinopoli al declino della sovranità industriale Italiana
1453: La Caduta dell’Impero Romano.
Dalla Città di Costantinopoli al declino della sovranità industriale Italiana
Dalla fine della Seconda Roma all’agonia del Made in Italy: quando i grandi imperi si piegano alle logiche del mercato e della politica. Un Impero alla Deriva
La storia insegna che gli imperi non crollano mai in un solo giorno. La caduta di Costantinopoli il 29 maggio 1453 fu solo l’atto finale di un processo di erosione iniziato secoli prima. Allo stesso modo, la lenta dissoluzione della sovranità industriale italiana non è un evento improvviso, ma il risultato di scelte strategiche, politiche ed economiche che hanno trasformato il tessuto produttivo del Paese in una colonia del capitale internazionale. Oggi il nome Elkann risuona nei palazzi del potere italiano come un tempo quello di Maometto II alle porte di Costantinopoli: con l’aria di chi sa che la partita è già vinta.
L’Assedio: dai Bizantini ai Parlamentari Italiani
Nel 1453, l’imperatore Costantino XI tentò disperatamente di ottenere aiuti dall’Occidente, ma il soccorso promesso dai sovrani europei non arrivò mai. Nella Roma del 2025, il presidente di Stellantis, John Elkann, si presenta alla Camera circondato da parlamentari di ogni schieramento, pronti a celebrare la sua presenza più che a incalzarlo sulle questioni irrisolte. Come i bizantini si aggrappavano alle loro mura, sperando in un miracolo che non sarebbe mai giunto, oggi i rappresentanti italiani si aggrappano alle dichiarazioni di Elkann, convinti che Stellantis possa ancora essere il motore dell’industria nazionale.

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Il Tradimento di Galata e il silenzio della politica
Durante l’assedio ottomano, la colonia genovese di Galata rimase neutrale, consentendo a Maometto II di completare il cerchio intorno alla città. Anche oggi, i partiti italiani—dal PD a Fratelli d’Italia—hanno scelto di non ostacolare il piano di Stellantis, accettando passivamente la chiusura di stabilimenti e il declino dell’occupazione. Se nel 1453 furono le catene sul Corno d’Oro a cedere, nel 2025 sono le ultime resistenze politiche a spezzarsi sotto il peso delle lusinghe e delle promesse industriali.
L’Illusione della difesa e l’ultima resistenza
Costantino XI morì combattendo sulle mura di Costantinopoli, consapevole che la città sarebbe caduta. Oggi, invece, i pochi politici che osano contestare le scelte di Elkann vengono ignorati o ridicolizzati. Carlo Calenda, paragonando le dichiarazioni del presidente di Stellantis agli annunci propagandistici del Ventennio, appare come un generale bizantino che si accorge troppo tardi che le munizioni sono finite. Alberto Bagnai della Lega, che ha osato definire Elkann “tossico”, ha già ricevuto una querela: nei nuovi imperi, il dissenso non si combatte con la spada, ma con gli avvocati.
L’ultimo giorno di Roma
Quando Maometto II entrò a Costantinopoli, concesse ai suoi soldati tre giorni di saccheggio. Nel 2025, il saccheggio è già avvenuto: gli stabilimenti chiudono, i marchi storici vengono ridotti a ombre di sé stessi, mentre il potere economico si trasferisce altrove. Elkann, come il sultano ottomano, non deve nemmeno combattere: i suoi interlocutori politici si sono già arresi prima ancora che la battaglia iniziasse.
La Storia non si ripete mai allo stesso modo, ma le analogie sono inquietanti. Come Costantinopoli nel 1453, l’industria italiana nel 2025 ha perso la sua centralità, cedendo il passo a nuovi equilibri. La differenza? Allora si moriva con la spada in pugno, oggi si accetta il declino con un sorriso e una stretta di mano.