Ricchi o poveri, statistiche e realtà in provincia di Savona….
Forziere Carisa, tutti esultano Nan
Nessuno ringrazia Alessandro Scajola
Cosa cambierà nella “fortezza del potere” con le nomine di Pasquale e Romani?
di Luciano Corrado
Savona – E’ uscito in punta di piedi, come è nel suo stile. Dopo essersi ritirato dalla vita politica attiva. Dopo essere stato giovane deputato della Repubblica (vedi la foto ricordo qui a fianco), Alessandro Scajola, ultimogenito dei tre fratelli imperiesi, ha lasciato la vice presidenza della Carisa Spa. Senza clamori e pare senza rancori. Resta vice presidente nella capogruppo Carige. Poderosa plancia di comando. |
Per
Scajola una posizione di
prestigio che gli ha consentito di aggiudicarsi i primi posti tra i
contribuenti del ponente ligure, con un reddito annuo (nel 2005) di
442.935 euro, con un’imposta
netta di 180.186 euro. Ogni
giorno 1.230 euro lordi.
Non è questa la
ragione che spinge Trucioli Savonesi
a citare Alessandro Scajola. I
quotidiani locali da giorni riempiono pagine e mezze pagine per descrivere,
illustrare, magnificare tutto il bene, il positivo possibile, conseguente al
rinnovo del consiglio di amministrazione
Carisa e
Fondazione Carisa. L’uscita dalla
scena attiva (indolore?) di “nonno
Franco Bartolini”. La sua indissolubile fedeltà gli ha tenuto compagnia
fino all’ultimo istante. Con i retroscena cosi minuziosamente descritti da
“testimoni”, sul fratello blog “Uomini
Liberi”. La curiosità ce
l’ha segnalata uno tra i 12-13 lettori di
Trucioli Savonesi, non di più;
stiano tranquilli i nostri “ammiratori”. Da “nanetti” non contiamo nulla,
più liberi di “sparlare”. Ci è stato fatto
osservare che dalle cronache quotidiane (carta stampata e on line) un nome
era improvvisamente scomparso. Quello di
Claudio Scajola. Nessuno nel dare
conto dell’avvicendarsi alle ambitissime cariche bancarie, ad iniziare dal
Secolo XIX, aveva citato anche di
sfuggita Claudio.
Il Decimonono ha dato in anteprima la designazione di
Luciano Pasquale a presidente (Carisa
Spa), e quella alla presidenza della
Fondazione Carisa del fedelissimo
Roberto
Romani. Secolo XIX che ha
ripetuto l’anteprima con l’ingresso,
tra i consiglieri della Spa Carisa, di
Franca Roveraro Cappelluto,
promossa dai giornali, in coro,
“direttore generale della Village
Loano 2”. Di fatto è la brava, orgogliosa proprietaria, dalla nascita
dell’azienda di famiglia e che non riceve ordini da nessuno, semmai li
impartisce; la mente delle strategie di successo. Per fortuna non è
l’unica “donna prodigio” di questa provincia, soprattutto in campo
turistico e commerciale. Senza contare le tante “ottime” mamme, mogli, nonne
che svolgono il loro dovere nel silenzio, nella modestia, nel sacrificio
quotidiano, lontano da riflettori e passerelle. |
Bartolini, Romani e Pasquale |
Soltanto sabato,
25 aprile, dopo 15 giorni di cronache “carisiane”
qualcuno ha finito per accennare ad
Alessandro Scajola.
La Stampa l’ha citato, ad esempio, per “esaltare”, come merita, il ritorno in
sella al potere (da esercitare) dell’avvocato
Enrico Nan il quale ha reso gli onori affermando: <Sono
onorato di subentrare nella vice presidenza ad
Alessandro Scajola>. |
Era il vice di
Bartolini e forse qualcosa di più. E non ci vuole neppure la scienza
infusa per dedurre che la “buona salute” della
Carisa, nonostante i durissimi
tempi di crisi bancaria, forse non
era disgiunta dalla presenza di
Alessandro, fratello del ministro
Claudio. Non solo, senza
questo piccolo “sacrificio” di colui che avrebbe potuto fare resistenza e ne
aveva la possibilità, rende merito ad
Alessandro, lo schivo, riservato, poco appariscente, modesto,
antiesibizionista. Evidentemente
Claudio & Alessandro hanno fatto
un passo indietro per lasciare il posto ad un
Enrico Nan che dal partito (i
capi) era stato preso, smaccatamente, a pesci in faccia. Espulso dal
Parlamento nel nome del “rinnovamento”, nonostante 37
parlamentari del Pdl siano “decorati” da condanne penali passate in giudicato. Senza
contare che per 15 anni, Enrico Nan
aveva tirato, bene o male, a seconda dei giudizi, la carretta, il carro di
Forza Italia nel savonese e in
Liguria.
Possibile che il
solo lettore di “Trucioli”
si sia reso conto del “dimenticato”, ignorato dalla buona stampa
Alessandro Scajola”? E si sia
posto una o più domande.
Enrico Nan, dopo aver fatto capire, nei mesi scorsi, che non avrebbe facilmente
deposto l’ascia, da buon avvocato si è fatto le proprie ragioni. Ha firmato
non l’armistizio, ma la pace. Per il Popolo
della Libertà savonese è una notizia positiva.
Nan, con la sua esperienza, sarà
al fianco del più navigato “personaggio al potere” di questa provincia,
Luciano Pasquale, in sella con
più fortune (per lui) che sfortune dal 1983.
Nan
sa benissimo che
Pasquale resta il savonese più “osannato”, coccolato, rispettato e
temuto, sia dalla sinistra al potere (a Savona), sia dal “potere” scajolano. Non ha a caso, il più volte ministro Claudio ha cercato di arruolarlo. L’ha decantato come “il più bravo manager che abbia la Liguria”. |
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E se il capo
redattore e capo delle redazioni del ponente ligure
Roberto Onofrio ha
pronosticato per Pasquale anche
la futura presidenza della Camera di
Commercio, facendo sapere che è caduta l’incompatibilità (c’era con la
presidenza della Fondazione), c’è
da prendere sul serio la cosa. In quel caso l’altrettanto navigato avvocato
pietrese si troverebbe di fatto “presidente operativo” della banca.
Nulla da
obiettare, direbbero alla Curia Vescovile, se saranno “banchieri” dediti al
capitalismo di San Tommaso. Vale
a dire, il profitto deve essere “ragionevole” e riutilizzato in vista del
bene comune, per una società più prospera e solidale. Una questione al
centro della magistero della Chiesa. A riportarla in
campo, seppure senza molto successo,
Giovanni Paolo II, quando ancora non c’erano segnali
del turbocapitalismo finanziario, mediante una sua enciclica del
1991, Centesimus annus.
Come vanno letti,
a proposito, i floridi bilanci della banca (più 4,50% la raccolta globale),
a fronte di un più 4,6% dei depositi dei risparmiatori in provincia di
Savona in periodo di crisi generale? Insomma se ci sono anziani, come ha
riportato Il Secolo XIX, che di fronte alla crisi si “trasformano
in ladri forzati ai banchi dei centri commerciali”, per tanti altri
cittadini si gonfia il conto in banca. |
Se sono in
aumento i prestiti ed i bisogni di tante imprese; se è stata scoperta
(Secolo XIX del 10 aprile) l’esistenza di
5.000 imprese edili, su
5.854 iscritte alla Camera di
Commercio, che non risultano avere neppure un dipendente, c’è da porsi nuovi
interrogatovi proprio su quel mercato edilizio e della speculazione, da anni
al centro di polemiche, tema caldissimo non solo per la classe politica. Per
la conquista del potere. La
Carisa, per voce del suo tre
volte presidente Bartolini, si è
sempre autolodata di aver finanziato ed agevolato <tutte le più importanti operazioni edilizie di Savona>. Non sono pochi
coloro che ritengono che il dovere primario di una banca (etica?) sia
soprattutto quello non di
arricchire solo i ricchi, ma aiutare i “poveri”. Creare posti di lavoro
veri, non effimeri, non precari, come dimostrano i vari “boom” del cemento.
Basti pensare a Borghetto S. Spirito,
alla sua parabola sociale ed economica. Alla vera e
propria strage di attività alberghiere, al disincentivo ad investire nel
settore, alla corsa ai monolocali, ai bilocali. Al mercato dei box interrati
che renderà ricco qualcuno, ma distrugge il sottosuolo e come ha dimostrato
la catastrofe in Abbruzzo mina la
stabilità di moltissimi edifici. Tanto di
guadagnato se arriveranno tantissime smentite ed garanzie antisismiche. Se
ci sarà anche da noi la corsa al “bollino immobile sicuro”, certificato.
Per non parlare dell’assoluta inadeguatezza di
investimenti nelle infrastrutture pubbliche. Ad iniziare dalla rete
stradale, basti pensare al divario con la concorrente
Costa Azzurra. Ciò che non è
riuscito, a quanto pare, al mite e praticante cristiano
Franco Bartolini, bravo produttore di
Granaccia” a Quiliano,
potrà essere concretizzato con la gestione
Pasquale-Nan da una parte e
Romani dall’altra? Per anni si è
parlato di una sorte di “manuale
Cencelli” nella distribuzione del credito e delle elargizioni
benefiche.
Manco a dirlo non è mai stato divulgato il “vademecum”
di tutti gli interventi, dei beneficiari. Non lo fa quasi nessuna
Fondazione. Il buon auspicio
che si dia la priorità, Carisa e
Fondazione, alle imprese, agli enti, alle associazioni, sulla base dei
meriti. E magari un po’ di trasparenza in più non guasterebbe.
Luciano Corrado |