versione stampabile

Fanta e-mail?/ I primi corsi, a ruba, nelle province di Savona ed Imperia

Nuova scuola di giornalismo:

<Ti stimavo, ti stimo, ma ti diffamo>

L’annuncio di Travaglio su L’Espresso (“Quell’incubo chiamato Tonino”)

 di Belfagor



Si lavora ad una nuova scuola di giornalismo in Liguria, con le prime sedi nelle province di Savona ed Imperia. La casa del “Popolo della Libertà”, grazie all’opera dei suoi dirigenti locali, vuole offrire alle nuove generazioni di accedere ad un’opportunità di lavoro che altrimenti sarebbe negata.

Chi frequenta i corsi ed ottiene il “titolo” ha un lasciapassare nel mondo dei media (carta stampata, radio o televisione).

L’attestato, prestigioso, invidiabile, l’ha anticipato in solitudine, come sempre più spesso accade, Marco Travaglio, a pagina 15 dell’Espresso.  Nella rubrica settimanale “Signornò”.

Ecco dunque le credenziali per un bravo giornalista, Intanto seguire l’esempio di chi (direttore o autore) può vantare condanne per diffamazione, risarcimenti danni, o dichiarazione di pubbliche scuse dopo aver gettato fango a quintali sulla reputazione delle persone, meglio se cittadini italiani.

Il nuovo modello di “giornalista perfetto” risponde a questa tattica di “guerra ad personam”. L’obiettivo: far crescere nei lettori la cultura della “legalità” e l’avversione verso tutti coloro che non hanno <senso dello stato e del rispetto dei codici penali, etici, morali>.

Esiste una bozza della prima lezione, riservata ai giornali che vogliono fare “vero giornalismo”, che Marco Travaglio è riuscito a procurarsi. Non è scritto, per il momento, a chi, in provincia di Savona o Imperia, sarà affidata la “cattedra onoris causa”. Probabilmente a qualche sindaco o consigliere regionale del Popolo della Libertà che marciano col “vento in poppa”. Un giorno si e l’altro pure sono citati con “riverenza e rispetto”, senza domande scomode, dai quotidiani più diffusi di cronaca locale. Un omaggio peraltro non richiesto. Politici di successo e di grinta, insomma, ed ora esperti di comunicazione di massa. Tanto da essere promossi all’insegnamento di giornalismo.


Paolo Berlusconi

Marco Travaglio

Le lezioni  hanno pure lo scopo di illustrare l’efficacia e la tenacia di uno dei quotidiani più indipendenti (dopo che Indro Montanelli preferì gettare la spugna) del panorama italiano.

Travaglio elenca le prime pagine de Il Giornale (proprietà Paolo Berlusconi, già noto alle intriganti cronache savonesi, vedi….) dal 19 dicembre all’11 gennaio 2008-2009.

Eccole con i titoli più significativi, da impeccabile scuola di libero e corretto giornalismo, quella che appunto il Popolo della Libertà si stanca di ripetere al mondo dei media, sistematicamente bacchettati dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per la loro testardaggine e faziosità, “maestri di bugie”.

PRIME PAGINE

1)    Titolo: <Tutti gli intrallazzi del clan Di Pietro> , l’ex magistrato di Mani Pulite.

2)    Titolo: <Gasparri: Di Pietro coniglio> (Gasparri parlamentare di An, a Savona fece scalpore perché chiese di mettere sotto inchiesta un questore, colpevole in quanto la scorta che doveva accompagnare il “potente”, sbagliò casello, anziché attenderlo ad Albissola, andò a quello di Legino, causando disguidi e ritardi nella visita dell’allora leader missino).

3)    Titolo: <Rivolta dei fan di Pietro>.

4)    Titolo: <Di Pietro junior si dimette, ora tocca a Tonino>.

5)    Titolo: <Bondi: non vorrei mai un figlio in politica>.

6)    Titolo: <Di Pietro, il giallo dei rimborsi elettorali>.

7)    Titolo: <Di Pietro nei guai vuol depistare e sforna referendum>.

8)    Titolo: <La verità sulle case di  Di Pietro>.

Nota di Travaglio: l’inchiesta sugli immobili di  Di Pietro è stata archiviata dal Gip di Roma il 14 marzo 2008. Come se non bastasse,  “Il Giornale” scrive l’esatto contrario: <La Procura ha deciso di rinviare  a giudizio anche la tesoriera di Idv (Italia dei Valori), Silvana Mura>.

Altra notizia (da diffamazione?), la Silvana Mura non è mai stata nemmeno indagata, rimarca Travaglio.

L’Espresso e Travaglio ricordano un particolare: <Paolo Berlusconi (editore de Il Giornale ndr) confessò proprio a Di Pietro le stecche pagate alla Cariplo per rifilare tre immobili  Edilnord invenduti e alla fine fu ritenuto concusso. …La Villa di Arcore dove abita il fratello Silvio Berlusconi fu soffiata a prezzi stracciati a un’orfana minorenne, per giunta assistita dall’avvocato Cesare Previti. Poi il falso in bilancio amnistiato per i terreni di Macherio. Gli abusi edilizi a Villa Certosa, sanati dal condono edilizio dallo stesso padrone di casa>.

Marco Travaglio, sempre ad uso della scuola di giornalismo del Popolo della Libertà (meglio definirlo della Legalità), documenta eventi storici memorabili.

<La recente campagna de Il Giornale (per smascherare l’indegno politico Antonio Di Pietro ndr) ne ricorda un’altra sferrata nel 1995-’97 sempre dal giornale, allora diretto da un maggiorenne, Vittorio Feltri, oggi direttore di “Libero”.

<Il 23 dicembre 1995, Il Giornale di Feltri, in un’intervista da prima pagina  al faccendiere craxiano (lo statista delle “mani pulite” ndr) di nome Maurizio Raggio titola: <Dal Messico gravi accuse a Di Pietro. Raggio: <Pacini Battaglia diede una valigetta con 5 miliardi di lire a Lucibello per Di Pietro>.

Sempre Travaglio, cita per brevità, due anni di titoloni riservati a Di Pietro sempre da Il Giornale in cui le parole più frequenti erano: <Corrotto, concussore, venduto…>.

Quale il finale di questa gloriosa pagina di giornalismo che, ripetiamo, farà parte   integrante della scuola prevista in Liguria dal “Popolo della Libertà”?

Ecco la conclusione di  Travaglio: <Nel 1997, dodici anni fa, subissato di cause perse in partenza Paolo Berlusconi risarcì l’ex pm Di Pietro con 400 milioni di lire. Feltri si scusò in prima pagina: <Caro Tonino, ti stimavo e non ho cambiato idea>. Seguivano la seconda e terza pagina con questo titolo <Dissolto il grande mistero, non c’è il tesoro di Di Pietro>.. E ancora: <Di Pietro è immacolato>.

Infine per Marco Travaglio: <La campagna del “Giornale” contro Antonio Di Pietro era una “bufala”, una “ciofeca”. E la nota provvista miliardaria? Mai esistita. Ma ormai l’immagine del simbolo di Mani Pulite era devastata. Infatti ora si replica>.

Belfagor