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L’opinione/ Profilo ed identità di una città confusa nel disegnare il suo futuro

Rilancio del centro ottocentesco

e lo specchio di “Savona- Giraffa”

Il rapporto tra territorio-economia smentisce il sindaco e chi non vuole dibattiti

 

di Franco Astengo



Franco Astengo

Savona - Il Sindaco di Savona ha presentato, nei giorni scorsi, una ipotesi di trasformazione della zona di Legino posta attorno all'ex-Caserma Bligny, oggi sede del “campus” universitario, e allo stadio “Bacigalupo”, prevedendo un allargamento dello stesso “campus”, l'abbattimento dello  stadio e la sua trasformazione in un luogo atto ad attività sportive e sociali, in una dimensione “polifunzionale”.

Non è questa, però, l'occasione per entrare nel merito di questa ipotesi, quanto quella di analizzare ed approfondire due punti che sono stati sollevati nell'intervista in questione e che riguardano i “fondamentali” sui quali l'attuale Amministrazione Comunale pare basarsi, nel tentare di disegnare il futuro della Città.

Si tratta del tema del rapporto tra pubblico e privato in tema di urbanistica, considerato “chiuso” il periodo in cui la trasformazione del “profilo” urbanistico della Città era garantito dall'intervento dei privati grazie ad operazioni di edilizia residenziale, e dell'identità della Città rivolta ad essere una “città europea” che offre ai suoi abitanti ed ai turisti una diversa gamma di scelte per usufruirla.

Partiamo dal primo punto: indubbiamente il rapporto tra pubblico e privato, così come è stato impostato nel corso dell'ultimo ventennio, in presenza di una precisa “deregulation” (dal PRIS in avanti è mancato uno strumento di regolazione generale), ha mutato ( e muterà ancora se pensiamo a “Binario Blu”, alla zona dei Cantieri Solimano e alla controversissima ipotesi della Torre Fuksas) il profilo urbanistico della Città.

In quale direzione, è il caso di chiederci? Prima di tutto va ribadito come tutte queste operazioni siano semplicemente operazioni  (alcune anche molto mal riuscite) di pura e semplice speculazione edilizia, non rispondenti ad alcun progetto reale di nuovo rapporto tra il territorio e l'economia, anzi sfruttando proprio nella direzione speculativa un processo (anche “forzato”) di deindustrializzazione: un tema vecchio, sul quale vale sempre la pena di ritornare, e che riprenderemo anche più avanti nel corso di questo stesso testo.

In secondo luogo: il “profilo” è stato mutato, e muterà, nella direzione di un appesantimento della conformazione urbanistica di Savona.


ORSA 2000
Le torri Bofill ed il Crescent “incombono” letteralmente sulla vecchia Darsena, togliendone il respiro da vero e proprio borgo marittimo che la ristrutturazione degli anni'90 aveva fornito; il palazzo che  sorge al posto dell'ex-cinema Astor appare come una vera e propria “barriera” di separazione tra il Centro Storico ed il Centro Ottocentesco, una vera e propria indebita muraglia di cemento; l' “Ecomostro”, credo proprio lo si possa considerare a questo modo, di Via Cimarosa costituisce sicuramente uno sfregio, molto evidente, alla possibilità di usufruire dell'affaccio al mare e così sarà per l'altra gettata di cemento che sarà realizzata sul sito degli ex-cantieri Solimano;“Binario Blu” occuperà, altrettanto indebitamente, un'area che opportunamente risanata poteva essere consegnata ad una fruizione per il tempo e lo spazio libero dei cittadini; la Torre Fuksas, se mai ci sarà, completerà il quadro presentando un biglietto da visita di una sorta di “Città – Giraffa”, animale strano, pieno di edifici brutti e pretenziosi costruiti di recente e con i propri gioielli antichi lasciati in piena decadenza.

Tutto questo, tra l'altro, è avvenuto ed avviene al di fuori da un quadro di regole certe e di una sicura partecipazione democratica, affidata ad architetti, il principale dei quali pare proprio muoversi con rozzezza ed arroganza, addirittura dettando la linea alla stessa Amministrazione Comunale, costretta a replicare, sia pure timidamente.

Il discorso del profilo, però, si lega immediatamente e necessariamente a quello, appena accennato, dell'identità: perché una Città ha bisogno di identità e Savona non ne dispone più di una propria, da quando è stata espropriata (anche con violenza) da quella storica di città industriale.

Certo: nessuno di noi, lo abbiamo già detto e ripetuto varie volte, pensa all'industria antica (anche se il discorso dell'acciaio, nel quadro di una ipotesi di seria riconversione industriale progettata a suo tempo, lascia comunque qualche rimpianto).

Il “profilo” dunque non  restituisce “identità”, tanto più quando la direzione di marcia sembra essere superata e provinciale: quella di una presunta “città europea” da fruire attraverso diverse alternative.

Una direzione di marcia superata a provinciale perché non tiene conto di due dati fondamentali: il primo è relativo ai modelli che sono messi in campo (si è parlato di Montecarlo, Marsiglia, Bilbao).

Salterà agli occhi di tutti la sproporzione tra una piccola città come la nostra, che deve conservare questo tipo di dimensione salvo il rischio di introdurre pericolosi elementi di squilibrio anche sul piano economico, ed i modelli assunti o vagheggiati: questo è, infatti, il puro “provincialismo”. Non certo il ragionamento fondato sul realismo delle proprie proporzioni e della propria prospettiva reale.

Il secondo dato è quello relativo alla crisi economica in atto, che durerà a lungo, colpendo fortemente i settori sui quali si era puntato: penso al settore immobiliare, a quello della nautica, a quello di una certa forma di movimentazione delle merci.

Savona ha bisogno, prima di tutto, di recuperare e valorizzare il proprio Centro ottocentesco, preservando la propria dimensione “storica”, recuperando la propria identità di piccola città di Provincia, a misura d'abitante, laboriosa e culturalmente all'avanguardia.

Non ripetiamo qui proposte concrete che abbiamo già avanzato in varie sedi: chiediamo, intanto, l'apertura di un dibattito vero, a tutti i livelli, fuori e dentro le istituzioni sul futuro di Savona.

A questo modo, sul terreno obsoleto del provincialismo su cui si muove l'attuale Amministrazione Comunale non si va davvero da nessuna parte.

Savona, li 17 Gennaio 2009                                                     Franco Astengo