VIVERE LA DISABILITA’

VIVERE LA DISABILITA’,
TRA SOLIDARIETA’ E DISAGIO

VIVERE LA DISABILITA’,
TRA SOLIDARIETA’ E DISAGIO
Il prestigioso gruppo editoriale olandese “Elsevier” è in prima linea nella diffusione della cultura scientifica, in Europa e nel mondo. Fondamentale viene ritenuta, nell’ambito della politica editoriale seguita dalla casa madre, la condivisione dei più pregevoli contributi scientifici tra coloro che costruiscono il sapere moderno attraverso impegno e lavoro, spesso in silenzio, quasi sempre nell’ombra. Proprio oggi ho ricevuto la consueta e-mail di aggiornamento, in cui spicca prepotentemente uno studio diffuso dalla Fondazione “Cesare Serono” , nata nel 1973 il cui scopo è quello di porre al centro del sistema socio-sanitario la Persona.

Fulcro dell’aggiornamento è la recente statistica effettuata dal Censis, secondo la quale sono circa quattro milioni le Persone disabili che vivono nel nostro Paese. Di estremo interesse è il dato che emerge relativamente a come viene vissuta la disabilità da parte dei cosiddetti “normodotati”. Il 91,3% degli intervistati si dichiarano solidali verso chi è disabile, nel contempo il 54,6% prova paura di fronte alla possibilità di confrontarsi in prima persona con la disabilità, il 34,6% si sente in imbarazzo di fronte ad un disabile per timore di ferire con comportamenti o parole non adeguati. Il dato, a mio avviso più inquietante, è costituito dalla percentuale di italiani che dichiara di essere indifferente in relazione al “problema disabilità”: ben il14,2% (fonte “Fondazione Cesare Serono”). Logico e doveroso interrogarsi onestamente e senza false ritrosie sul come ciascuno di noi si pone di fronte ad una Persona disabile. E ancora, esistono differenze nel nostro approccio alle disabilità fisiche rispetto a quelle psichiche? Sicuramente esistono forti ambivalenze verso questo tema così delicato e complesso. Nella nostra società è molto forte la resistenza ad approcciare tematiche che toccano le paure che, si voglia ammetterlo o meno, tutti proviamo. Esiste forse qualcuno che possa dirsi certo del proprio futuro? Certo che no, ma si preferisce non pensarci, meglio credere che certe cose succedano agli altri. E invece succede che la vita, a volte, riservi proprio a noi esperienze da cui si sopravvive inevitabilmente cambiati. Succede che all’improvviso una patologia, o un incidente, trasformi la nostra vita e/o quella di chi amiamo, succede che nella nostra vita entri prepotentemente la “diversità”. Succede, punto. Ci sono Persone che si chiudono nella rabbia, nel rancore verso un destino avverso. Trasponendo verso un ente astratto, il destino, la responsabilità di un evento che spesso è frutto dell’aleatorietà dell’esistenza stessa. Altri trovano in se stessi le risorse per far fronte al dramma del cambiamento. Altri ancora compiono lunghi e dolorosi percorsi, fatti di salite e discese. La vita, inesorabilmente, prosegue per tutti, disabili e loro cari. Indifferente a tutto e tutti, questa vita. Mentre ciascuno di noi può scegliere la via della condivisione, cercando di ampliare i propri orizzonti mentali, sforzandosi di abbandonare luoghi comuni e visioni stereotipate, purtroppo alimentate anche da informazioni a volte sommarie e superficiali. Allora proviamo ad entrare dentro il problema, a metterci dentro le situazioni. Via il pietismo, o peggio la condiscendenza. Non aiuta nessuno, men che meno noi stessi. Sì alla condivisione emotiva della sofferenza, anche se costa, anche se fa male. Se è comprensibile sperare che la disabilità non ci costringa a infrangere la nostra tranquillità, non è accettabile moralmente pensare che essa sia il frutto di colpe o che sia da eliminare. Fondamentale informare sulla prevenzione delle principali cause di disabilità congenita, fondamentale informare sulla prevenzione delle principali cause di disabilità acquisite. Fondamentale alimentare una cultura di comprensione autentica, che solo dalla conoscenza può derivare. Essenziale, a mio parere, sforzarsi di accettare la possibilità di vivere la malattia, concedersi di avere paura, custodire ed alimentare il coraggio di confidare in se stessi.

Giovanna Rezzoagli

 

http://www.foglidicounseling.org/

giovannarezzoagli@foglidicounseling.org 

 
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