Velenose storie

Velenose storie di plagi e nepotismi

Talvolta fare i furbi non paga.Talvolta fare i furbi invece paga      

Velenose storie di plagi e nepotismi

Talvolta fare i furbi non paga.Talvolta fare i furbi invece paga  

     1. Talvolta fare i furbi non paga.

Qualcuno ha sostenuto che il plagio è in fin dei conti un reato minore che punisce il reo col rossore della vergogna, e chissà se Gilberto Borzini docente universitario Torinese ha avuto le gote un po’ arrossate: gli farebbe onore, visto che negare l’evidenza è di pessimo gusto. . La storia è vecchia … risale al dicembre del 2009, ma è sempre istruttivo riportare alla luce quella che è secolarmente l’arma vincente di un sistema corrotto: la penombra e il silenzio. A Google il merito di fare trovare facilmente l’articolo di “stampa” originale …

Lo strumento telematico con l’arte del copia/incolla e, magari cambiando un po’ qualche termine, qua e là rende la tentazione più forte. Certo che un Professore che scopiazza la tesi di Laurea di uno studente per pubblicarne pressoché immutati due capitoli su una rivista per di più nazionale è un po’ forte. Se avesse “copiato” citando il lavoro del “senza titolo” aggiungendo un minimo di farina del suo sacco, non ci sarebbe stato poi tanto rumore. Invece l’ex “tesinaro” (oggi libero professionista) si arrabbia (giustamente) e aperto un bel contenzioso vince. Questo il caso della condanna, passata in giudicato, di un docente a contratto alla facoltà di Economia dell’Università di Torino. E il docente sembrava davvero convinto di non dovere nulla al “senza titolo” se sia in primo grado, sia in appello e, pochi giorni fa in Cassazione, ha sempre visto confermare la condanna. E così il nostro “professore a contratto” (capiamo tutti i suoi motivi di “sopravvivenza”…) oltre alle gote rosse, e alla fine ironia dei suoi colleghi “più furbi”, dovrà risarcire 20 mila euro all’ex studente – oggi libero professionista – oltre ad essere stato condannato a pagare una multa di 10 mila euro. Evidentemente era una Tesi originale e di valore.

Caro ex “tesinaro”: ha riscosso il dovuto?

Fabio Mussi

    2.   Talvolta fare i furbi invece paga.  

Il sottotitolo di questa seconda parte potrebbe anche essere: “Fatta la buona Legge, trovato presto l’inganno”. Anche Messina e Palermo sono tra le ultime indicate nella classifica delle Università “poco produttive” e pure Catania non ride di certo.

Per chi si occupa un po’ di “bassa” Storia della Fisica, Messina ha rappresentato per molti Docenti (quelli con la “D” maiuscola) una semplice Sede di nomina per passare poi alla Sede eletta, come nel caso del Fisico-Matematico Gian Antonio Maggi. Ma, che sia colpa dello “stretto” o della latitudine, le tre università della mia terra d’origine prenderanno meno soldini. Di ciò il contribuente medio non può che allietarsi. Il caso di Palermo merita però un commento a parte anche se sono passati quasi due anni da quel 29 settembre 2007 quando il solito Francesco Margiocco deliziava l’Italia con il suo articolo sulla prima pagina de “Il Secolo XIX” intitolato “Il bluff della Prof figlia di” cui seguirono altri articoli sulla Stampa nazionale e numerosi commenti. Si sa che le Leggi “a fin di bene” sono spesso lo strumento con cui la “Casta” universitaria (attraverso un congegno dagli ingranaggi perfetti) sa sistemare chi merita (di essere sistemato). In questo caso il “a fin di bene” era rappresentato dall’incentivare il ritorno dei cervelli in Italia (qualcuno c’è pure cascato, qualcuno no) ma mentre c’era, il Consiglio Nazionale Universitario votava all’unanimità la “chiamata diretta” di Cristina Rognoni (il cognome dovrebbe dirvi qualcosa) da Parigi (semplice “dottoranda”) a Professore Universitario (fascia degli Associati) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo dove si trovava “professore a contratto” grazie soprattutto all’autonomia . Secondo l’indagine svolta da “Il Secolo XIX” la nostra Cristina Rognoni non è mai stata “Maître de conférence” titolo equivalente all’Associato ma che è stata semplicemente una studentessa all’Ecole parigina e da lì se ne è andata nel ’99 dopo la Tesi di Dottorato. Di fronte al nicchiare del Rettore palermitano e di un fatto facilmente appurabile per via amministrativa, l’allora “castigatore di costumi”, il Ministro Fabio Mussi, aprì un’inchiesta e … come è andata a finire dopo due ministeri? Sugli “esiti” dell’inchiesta sarà passata la sabbia del deserto che con lo scirocco passa attraverso il mediterraneo. Invece che ne è stato della figlia di tanto padre lo potete facilmente scoprire da voi sul sito MIUR ricercando nell’organico del MIUR. Dispiace che a tre anni questa neo-Associata risulti ancora “non confermata”. Così è conclamata la sua posizione giuridica nell’organico M.I.U.R.. Omnia munda mundis si potrebbe dire come fra Cristoforo, ma perché questa neo associata ha avuto la “chiamata” proprio nella lontana Palermo e non direttamente a Pavia vicino a papà? Questa è una domanda avvolta da un alone di mistero: misteri delle risorse del sud. 

 Salvatore Ganci

http://www.salvatoreganci.it/

e-mail: museodellascienza.s.ganci@gmail.com

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