Vademecum per i soldatini rossi

 

 La prima vera banca privata al mondo che finanzia uno Stato nasce nel 1149 a Genova.

Per pagare il costo della vittoriosa spedizione della Repubblica di Genova – Compagna Communis – per liberare Almeria  e Tortosa dai Saraceni nasce il Banco San Giorgio per iniziativa di 18 cittadini, che imprestano alla Compagnia Communis 1.300 lire genovesi, da restituirsi in 15 anni, in cambio di un impegno annuale per interessi: primo caso di banca privata che finanzia uno Stato. In seguito il Banco di San Giorgio continuò nella sua opera di prestiti non solo alla Repubblica di Genova ma anche ad altri Stati come la Spagna.

 

Palazzo San Giorgio

Con la presa di Genova da parte di Napoleone la Banca fu spogliata di tutto il suo oro, che finì nelle casseforti di Parigi. Tutt’ora nel museo della Zecca di Parigi sono esposte delle monete d’oro genovesi, mai restituite.

Già ai tempi dei Romani e di altri antichi Popoli, per facilitare gli scambi di merce in alternativa al semplice baratto si coniavano monete d’oro e argento, il cui peso in termini di metallo prezioso ne garantiva il valore intrinseco.

In seguito, con l’avvento della moneta cartacea, la Banca che emetteva le banconote teneva nelle proprie casseforti l’equivalente in oro, a garanzia del valore delle proprie emissioni. L’oro, come ben si sa, è un raro metallo prezioso che può essere usato nel settore orafo e tecnologico e che per queste ragioni ha tendenza nel breve termine a mantenere il proprio valore, mentre nel lungo periodo tende addirittura ad acquistarne.

 

Il genovino d’oro

 Alla fine della II guerra mondiale, nel corso della Conferenza internazionale di Bretton Woods fu creata la Banca Mondiale, organizzazione finanziaria con la funzione principale di finanziare la ricostruzione e lo sviluppo dei Paesi europei e del Giappone. In quella occasione fu deciso che il dollaro statunitense fosse l’unica valuta convertibile in oro, per cui la moneta americana diventava la valuta di riserva mondiale, mentre le altre monete avevano cambi fissi con il dollaro.

Nel 1971 il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, ritenendo non più necessario “scavare per cercare oro” ai fini di agevolare lo sviluppo di un Paese, dichiarò la fine degli accordi di Bretton Woods e della convertibilità in oro del dollaro, per cui da quel momento gli Stati Uniti avrebbero stampato moneta senza curarsi della quantità di oro posseduto, con lo scopo immediato di finanziare la produzione industriale degli armamenti da dispiegare nella Guerra in Vietnam.

 

Così facendo, venne adottata la teoria dell’economista John Maynard Keynes e cioè che, in tempi di guerra o di crisi dovuta all’insufficiente domanda aggregata che non garantisca piena occupazione, per sostenere la domanda occorre stampare moneta, perché  le spese in deficit aumentano i consumi, gli investimenti e quindi l’occupazione, con conseguente crescita dell’economia e del benessere generale – così può riassumersi la ricetta economica Keynesiana.

Negli stessi anni, come già scritto nel mio precedente intervento, i Governi italiani influenzati dal dirigismo di estrazione di sinistra, naturalmente con la complicità dei Sindacati, cominciarono  a elargire soldi e benefici a pioggia, ma non lo facevano per stimolare gli investimenti come  raccomandava Keynes e nemmeno per creare infrastrutture come  era avvenuto in Italia negli anni ’60, ma per puro scopo clientelare cioè per spese correnti, con emissione di moneta a copertura di Buoni del Tesoro.

 

I Buoni del Tesoro non collocati venivano acquistati dalla Banca d’Italia, stampando moneta e quindi creando inflazione, che alla fine degli anni ’80 era arrivata al 20%,  per cui l’allora Ministro delle Finanze Andreatta, in accordo col Governatore della Banca d’Italia  Carlo Azeglio Ciampi, decise di rendere la Banca d’Italia indipendente dal potere Politico, in modo tale da separare il potere di creare moneta, che restava in capo alla Banca d’Italia, da quello di chi aveva facoltà di decidere come e quanta spenderne, ovvero il Governo e il Parlamento.

Quindi dal 1981 la Banca d’Italia diventò una Società per Azioni il cui capitale azionario era controllato dalle Banche private, con facoltà di stampare moneta ed elargirla a propria discrezione  secondo un preciso giudizio tecnico economico – quindi non più sulla base di mera convenienza politica – il che da una parte raffreddò l’inflazione ma dall’altra non riuscì a contenere l’aumento del debito pubblico, che già nel 1994 arrivò al 121% del PIL.

 

Pertanto, la realizzazione di quell’epocale cambiamento – la separazione del potere di emettere moneta dal potere di decidere come spenderla – in verità non fermò del tutto la corsa alla spesa pubblica ma riuscì a fermare l’inflazione, la quale peraltro nel passato aveva avuto il merito di diminuire il valore reale del debito pubblico, oltre che di favorire le nostre esportazioni.

L’enorme massa di debito pubblico formatosi negli anni ’90, l’adozione dell’Euro come moneta nel 2002 con il contestuale trasferimento dei poteri della Banca d’Italia alla Banca Centrale Europea di Francoforte, hanno ulteriormente complicato per le nostre imprese la possibilità di ottenere liquidità e, nello stesso tempo, hanno precluso la possibilità di ridurre il nostro debito pubblico poiché l’articolo 123 del trattato di Maastricht vieta alla Banca Centrale Europea di cedere moneta a Stati e a Enti Pubblici. Per cui, quando la Banca Centrale crea moneta deve cederla alle Banche private dell’Unione, le quali a loro volta sono libere di decidere di girarla a qualche Stato, comprandone i titoli del debito pubblico, oppure di investirla altrove, al fine di trarre il maggior profitto.

 

Naturalmente le Banche private, nell’impiegare queste immense somme di danaro ottenute a interesse irrisorio, investono in ogni parte del mondo con speculazioni spesso spericolate; pare che in questo momento alcune grandi banche tedesche e francesi, come ad esempio Deutsche Bank e Société Générale, abbiano in pancia parecchi titoli tossici e ingenti perdite speculative, e la cosa non fa dormire sonni tranquilli né a Merkel né a Macron – e purtroppo non solo a loro.  

Tornando a casa nostra, l’articolo 47 della Costituzione Italiana fa riferimento al risparmio, che secondo i Padri Costituenti deve essere messo a disposizione di imprese e famiglie, con l’obbiettivo di produrre economia reale e lavoro reale, perché senza credito sufficiente le imprese non possono né investire né produrre ricchezza, e quindi neanche creare occupazione e servizi per la collettività.

Peccato che, mentre il popolo di sinistra reclama sempre i principi della Costituzione, i dirigenti PD e i loro cespugli fedeli sposano gli interessi dei banchieri, i quali – sotto le mentite spoglie dei   mercati – pensano solo ad accumulare profitti, per cui della Costituzione e del bene del Paese a costoro non importa più di tanto.

 

Mentre una volta i cittadini portavano i loro risparmi  alla Banca e tali risparmi venivano utilizzati per aiutare le imprese a produrre economia reale a beneficio della collettività, oggi i danari dei risparmiatori sono  dirottati su Fondi di Investimento, Assicurazioni e tanti altri prodotti finanziari più o meno rischiosi e spregiudicati, facendo speculazioni in tutto il mondo, distraendo danaro italiano dalla vera funzione che dovrebbe avere e cioè, servire all’aiuto del proprio Paese, al miglioramento della sua economia e alla creazione di occupazione e PIL. Questo meccanismo infernale di spiazzamento del risparmio privato italiano viene ulteriormente favorito  proprio dall’attuale Banca Centrale, la BCE di Francoforte, la quale anziché dare i soldi agli Stati li dà alle Banche private, le quali come già detto hanno ormai perduto la loro funzione etica e naturale. Ora più che mai occorrerebbe obbligare le banche pubbliche a tornare a fare il proprio dovere: quello di ritornare a finanziare le imprese!

 

L’Italia è un Paese ricco, gli italiani posseggono un capitale liquido di 4.300 miliardi di Euro, investiti in Fondi, Titoli, Assicurazioni, conti correnti, quando non semplicemente lasciati nelle cassette  di sicurezza. Inoltre gli Italiani posseggono oltre 5.000 miliardi di ricchezze immobiliari.

Ebbene, basterebbe obbligare le banche pubbliche a tornare alle origini e smettere di consigliare i risparmiatori  italiani di investire in fondi speculativi internazionali, peraltro spesso ad alto rischio, e per contro consigliarli di investire nel proprio Paese.

E visto che la BCE, così com’è stata concepita, non può aiutare gli Stati direttamente, al contrario di come stanno facendo la Federal Reserve americana, la Bank of Japan e la Bank of England, che stanno inondando di danaro fresco i loro mercati per fare ripartire le loro economie dopo la crisi del Covid-19, basterebbe allora destinare il 15% di quei 4.300 miliardi ad investimenti produttivi per creare economia vera, occupazione e aumento di reddito, come pure per abbassare il rapporto Deficit/PIL e per creare lavoro a favore dei 6 milioni di disoccupati, dando loro una chance e togliendoli dai costi sociali.

 

Tremonti, Ciampi e Napolitano

Già il Ministro Tremonti nel 2011 voleva usare le risorse della Cassa Depositi e Prestiti ai fini testé citati sull’esempio della KFW tedesca, che ha sempre operato, specialmente durante il processo di ricongiungimento delle due Germanie, da vero propellente dell’economia, peraltro al di fuori dei parametri di Deficit/PIL  (mistero!).  Ma come ben si sa il Governo di centro destra, con la spinta  dell’allora Presidente della Repubblica Napolitano, fu costretto a dimettersi, con il sollievo di tutti i banchieri internazionali, che hanno potuto continuare a strozzare il nostro Paese con la speranza di poter in futuro acquisire ulteriori nostri asset per pochi danari, come avvenuto con la Grecia. Per questi motivi dobbiamo rifiutare sdegnosamente il trappolone del MES e dimissionare il Ministro Gualtieri per aver tramato senza informare il Parlamento.

 

Cassa depositi e prestiti

Oltre alla Cassa Depositi e Prestiti, potremmo utilizzare un altro  strumento, non contemplato dagli accordi di Maastricht, quindi non proibito, e cioè i Minibond e i CCF (Conti Fiscali)  o i vecchi  BOT, che avrebbero solo valore all’interno del nostro Paese e che porterebbero ulteriore liquidità, propellente necessario a rimettere in moto un’economia che il Coronavirus ha drasticamente azzoppato, cercando di  incentivare gli italiani a comprare meno prodotti tedeschi e stranieri in generale, e più prodotti nazionali, insomma creare un vero e proprio “helicopter money” italiano.

A mio parere possiamo farcela da soli, non abbiamo bisogno degli strozzini e tanto meno di quei Paesi dell’Unione Europea che, grazie ai nostri politici incapaci o forse peggio (e qui mi taccio), si sono negli anni arricchiti alle nostre spalle, come la Germania che, attraverso l’Euro, è diventata la vera padrona dell’Europa, stavolta senza sparare un colpo ma con le sole armi della finanza.

Dalla nostra parte abbiamo lo spauracchio che, dietro un eventuale implosione dell’Euro, le prime a pagare sarebbero proprie le banche tedesche, olandesi e francesi (quelle dello spread), per cui il semplice pensiero che ciò possa accadere getta i banchieri di qui Paesi nel panico, oltre al fatto che in questi tempi anche loro hanno i propri guai, per cui credo proprio che non si arrischierebbero a forzare troppo il gioco in caso di una nostra precisa determinazione a fare da soli, alla nostra maniera e senza accettare ricatti.

 

Un Governo credibile anziché andare a mendicare con “l’anello d’oro al dito” (*) come ha detto recentemente l’economista Luttwak, a mio parere, dovrebbe percorrere una strada alternativa patriottica e dignitosa, come fece a suo tempo De Gasperi, che portò l’Italia fuori dalle secche in meno di 20 anni, magari con l’aiuto degli americani, come allora.

Quello che è necessario  è un Governo competente, fiero e con gli attributi, tutto il contrario di questo Governicchio di incapaci, il cui unico intento è conservare i temporanei privilegi, tradendo quella classe operaia che li ha votati in buona fede; a tal uopo è eloquente  l’intervento al Bundestag del parlamentare Gregor Gysi della sinistra tedesca, Die Linke, che  i militanti del PD e dei vari “bella ciao” farebbero bene ad ascoltare per poi riflettere e domandarsi chi sono i veri fascisti … e i veri sfascisti.

 

UN VIDEO DA VEDERE

 

SILVIO ROSSI  Libero pensatore  ex consigliere della Lega

(*)

Stipendi degli Europarlamentari:

 Italia         144.000

 Austria     106.000

 Olanda       86.000

 Germania   84.000

 Francia       59.000

 Svezia         57.000

 

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