Urbanistica postpartecipata

Urbanistica postpartecipata

Ero all’incontro pubblico indetto dall’amministrazione e dal vicesindaco Arecco questo lunedì in Sala Rossa, per parlare del progetto passeggiata di via Nizza con i cittadini. 

Urbanistica postpartecipata

 Ero all’incontro pubblico indetto dall’amministrazione e dal vicesindaco Arecco questo lunedì in Sala Rossa, per parlare del progetto passeggiata di via Nizza con i cittadini.


Mi sentivo nella duplice veste di consigliere comunale e di fornacina, con prevalenza di quest’ultima. Così come,  in quanto fornacina, avevo partecipato a un incontro preliminare indetto presso la SMS Serenella proprio per preparare, da parte degli abitanti del quartiere, questo confronto con l’amministrazione.

Avevo già dato in quella sede, da cittadina, il mio contributo di commenti e considerazioni, discutendone con altri, e ascoltando i pareri che condividevo;  avevo assistito sbigottita all’intervento dell’ex vicesindaco Di Tullio che non solo difendeva la sua passeggiata, come ovvio, ma caldeggiava l’attuale amministrazione di centro destra, evidentemente ritenendo che proseguisse in tutto e per tutto sul percorso da lui intrapreso, e cercava di tamponare le critiche dei cittadini. Per questo ho pensato che fosse meglio evitare passerelle politiche, per lasciare spazio a chi avesse competenze specifiche o investitura di qualche associazione.

Davo per scontato non solo l’impegno anticemento di anni, e anni e anni, compresi articoli e commenti su Trucioli, e poi nelle sedi comunali durante il mio precedente mandato da consigliere, ma anche la visione critica su questo nuovo assalto al lungomare, più volte espressa a voce e per iscritto in tutte le sedi, da me e dal gruppo. In attesa di capire come agire in concreto.

 Ricordo, per esempio, che si parlava di passeggiata ancor prima del 2011, anche allora con ovvio collegamento col “distretto di trasformazione” , leggasi, cemento residenziale sul mare  libero e bello, al posto di degrado vero, presunto e provocato. Questi progetti speculativi partono da lontano, non hanno fretta, si muovono sottotraccia per anni, a volte decenni, per poi emergere quando il quadro è completo ed è difficile opporsi.

Ricordo che già allora commentavo che, con tutto il cemento sul mare già presente o progettato, una tale passeggiata, a meno di aver scoperto come eludere la legge fisica sull’impenetrabilità dei corpi, fosse impossibile o destinata a somigliare più a uno slalom gigante che a una promenade.

Per la verità l’idea di una passeggiata unica fino a Zinola risale agli anni ’60, quando ero bambina; era prevista, ma mio padre lamentava sgomento come, dove avrebbe dovuto esserci il percorso, stessero invece sorgendo palazzoni su palazzoni, in barba all’allora piano regolatore. Del resto è da tempo che il cemento sta macinando danni al tessuto urbano, in assenza di pianificazione ragionata, ma in presenza di tanta ingorda speculazione.  Non diamo la colpa alla crisi attuale: di lungimiranza, nel tempo, se ne è vista pochina.

Tornando a questo specifico progetto,  quando lo vidi per la prima volta non ne fui certo entusiasta.   In particolare criticavo,  con la consueta acidità verso gli  architetti (non me ne vogliano coloro che possiedono tale qualifica, ho proprio una mia  incomprensione di fondo), che  la famosa “vista aperta del mare” tanto celebrata, che trasforma in piazze alla De Chirico ogni spazio che ristrutturi,  va benissimo solo quando coinvolge siepi di pitosforo o allegre baracche, non palazzi.


Rendering di Via Nizza

Perché anche il palazzone non chiedono di farlo trasparente su palafitte? Provocazione, ovvio.

Cose dette, ridette, stradette. Date per scontate, pensavo. Ne avevo accennato su Trucioli non più di due settimane fa.

Credo però che giovi ripetere. Ripartiamo, dunque, da questo incontro, con qualche considerazione a margine.

I giornali, nonostante nei titoli ci ricaschino, sono stati costretti ad ammettere, a fronte dei commenti documentati e partecipi dei cittadini,  con tanto di slide ed esame accurato dei progetti, che non siamo più solo al mugugno su traffico e parcheggi, ma ci sono ben altre e più profonde criticità che vi si aggiungono.

Perché è inutile tentare di mettere su fronti opposti amanti del verde, ambientalisti antinquinamento, fautori del trasporto pubblico o  ciclisti convinti, anziani che si muovono a fatica o pigri automobilisti dediti alla seconda fila, eccetera.

Una reductio ad minimum, (o verde o parcheggi), un divide  et impera, un ragionare comodo per luoghi comuni che si è sempre usato, fa fine a titolo stampa, ma in sostanza  ha sempre fatto il gioco della strumentalizzazione politica e della distrazione. E di cui  abbiamo visto toccare il fondo nelle parole conclusive (non a caso, conclusive) del titolare della Dodi Moss, che ha sbattuto in faccia finanziamenti e ipotetici posti di lavoro ai presenti,  quasi a trattarci da pezzenti che, a maggior ragione in un Comune in crisi, non possono permettersi di essere tanto schizzinosi.  Pietra tombale al termine dell’incontro, e senso vero di esso.


Rendering di Via Nizza

Abbastanza umiliante, essere trattati così da parte di coloro che comunque  non sono mecenati finanziatori, ma semplici progettisti nell’ambito di un’opera da realizzarsi con soldi pubblici. Ossia, in sostanza, denaro sudato di quegli stessi cittadini “pezzenti”.

Non condivido, se mi è permesso, i continui sperticati ringraziamenti di molti oratori del pubblico al vicesindaco Arecco quale organizzatore dell’incontro. Dovremmo abituarci che in una democrazia evoluta e civile incontri del genere dovrebbero essere la regola, dati per scontati,  soprattutto quando si abbia a che fare con progetti impattanti su vasta scala, un diritto, non una concessione,  e neppure un’eccezione.

Inoltre, si è ripetuto ancora una volta il copione del famoso incontro a cose fatte. La famosa urbanistica “post- partecipata”. Partecipata a posteriori.

Nel caso specifico la critica parte sì dall’amministrazione precedente, fautrice del concorso di idee e del progetto approvato senza coinvolgere i cittadini in fase preliminare, ma a questo punto si estende in tutto e per tutto all’attuale, che l’ha ripreso e fatto proprio. Eccome se si estende, considerato quanto fosse contrario lo stesso Arecco in precedenza, quanto adesso balbetti di modifiche tentando di salvare la faccia. Non ci sono alibi né scuse a cui appigliarsi. Ed è lecito argomentare.

A partire dalle parole della Sindaco che ha presentato l’assemblea come una grande novità rivoluzionaria,  la prima volta di questo Comune eccetera.

Sarà novità per il centro destra, forse, ma anche nella precedente amministrazione di urbanistica postpartecipata ne avevamo vista parecchia, e persino qualche timido, timidissimo tentativo embrionale di progettazione a priori con gli OST. Non è questo il punto, quanto la REALE condivisione. Di quella, di un nuovo progetto di città, si dovrebbe parlare.  Partendo dalle fondamenta e facendolo  crescere assieme in un confronto di idee, soluzioni, esigenze. Quella sarebbe novità al passo coi tempi.


Inoltre: ha senso continuare a ripetere che si possono fare modifiche, a un progetto esecutivo che ha partecipato a una assegnazione di fondi pubblici, vincendola, e che si presume abbia pochissimi margini di manovra rispetto a quanto prodotto, oltre a tempi strettissimi da rispettare? O è un tenere buoni i cittadini rispetto a una strada già intrapresa e che non si può più cambiare?

Dagli uffici, il responsabile Delfino ha chiaramente fatto intendere che sia escluso qualsiasi cambiamento sostanziale. 

Nel momento in cui la Sindaco ha firmato per concorrere a questa assegnazione di fondi prendendo come base “quel che c’era di pronto”, neanche fossimo in casa, che apri il frigo per un ospite inatteso, il progetto è diventato implicitamente anche suo, e sue e della sua amministrazione le critiche conseguenti, tralasciando per carità di patria il  grottesco battibecco fra centro destra e centro sinistra su di chi siano i meriti. Meriti che io gli lascerei tutti, generosamente e più che volentieri.

Non ho in questa sede lo spazio per   tornare un’ennesima volta sulle critiche puntuali, che ho ascoltato, e in gran parte già espresso e condiviso.  Solo qualche accenno molto parziale.

Non basta dichiarare sulla carta che una strada diventi di quartiere, per risolvere il problema del traffico.  Si è visto in via Stalingrado con lo spezzone di bretella insufficiente. Tutto questo appare tra l’altro in contrasto col PUMT che dà il lungomare come una delle direttrici principali  di traffico.

Prima si dovrebbe pianificare a monte,  coordinare nel tessuto urbano, poi realizzare a valle. Altrimenti si ha un “simulacro” di passeggiata e pista ciclabile, spezzato e poco utile, e i disagi non sono compensati dai vantaggi.

Non è corretto dire, come fa il vicesindaco, che non si debba parlare ora del famoso ruolo dei privati.

E’ tutto correlato. E’ come se ora vedessimo costruire delle colonne, senza sapere se sopra ci verrà una tangenziale, una pista da ballo sospesa, un giardino pensile o un tempio greco.  E’ come se dovessimo farci fare un vestito, senza sapere se andiamo a un matrimonio o a un funerale. Fa differenza, eccome.

 

Area di via Saredo (com’è e come sarà)

Trincerarsi dietro il discorso che questi progetti siano ancora di là da venire è oltremodo preoccupante, per i cittadini. Se già ciò che viene mostrato,  ciò che dovrebbe fare da fiocco del pacco regalo, ossia la passeggiata, è così discutibile e angusta, figurarsi ciò di cui si ragiona nelle segrete stanze, gli interessi edificatori privati da contrattare.

Vedi rendering del piano casa Saredo, anche se non fa parte di questo disegno complessivo, ma vi si inserisce a margine in modo inquietante. Vedi il disegno sulla carta del Famila, molto ampliato in larghezza,  con tanto di parcheggio interrato, progetto che non solo è già pronto, ma addirittura doveva essere portato in Giunta e Consiglio dalla precedente amministrazione.

Dunque perché non mostrarlo? Perché non includerlo, visto che impatterà sulla passeggiata eccome?

La continuità con la precedente amministrazione e con quanto  veniva criticato dall’allora centro destra di opposizione, non può in alcun modo essere negata. E’ dato di fatto. Le parole del Vicesindaco a chiarire che già adesso i privati, per esempio i costruttori dei Solimano, avrebbero tutti i diritti, e quindi non ci si può far niente, e semmai si può contrattare adeguatamente in vista di richieste ulteriori… piaccia o no, suonano ditulliane e ricordano il pregresso.


Ex Cantieri solimano (com’è e come sarà)

Negare il collegamento fra passeggiata e speculazione immobiliare in arrivo, negare il tentativo di imprimere una accelerata,  di includere semplicemente in un quadro globale ciò che in precedenza si voleva contrattare a pezzetti, è insostenibile.

Fare degli spezzoni, spendendo fior di soldi pubblici, suona propedeutico e  preparatorio al massimo grado. Va bene includere, sulla carta e a parole, progetti universitari, (di quella stessa università a cui ora vengono negati fondi essenziali per la sopravvivenza?) e il recupero di villa Zanelli, e i disabili. Ma non per mettere le mani avanti, non per cancellare dubbi e pecche e criticità evidenti e tacitare le proteste.

Tanto più che qualsiasi esempio pregresso ci insegna che, “passata la costruzione, gabbato lo onere di urbanizzazione”, che in qualsiasi grande ristrutturazione o “riqualificazione” (brr… che termine ormai diventato sinistro e oscuro) la parte più meritevole è sempre l’ultima ad arrivare, se e quando arriva.  A volte appiccicata lì, a volte stentata (vedi vecchia centrale alla foce del Letimbro, con imperdibile centro commerciale in arrivo) dopo aver realizzato le parti più appetibili.

Mentre dovrebbe essere il contrario. Per non parlare del verde: quasi mai quelle belle visioni alberate  dei disegni si trasformano in realtà. Spesso ci si ferma a un po’ di erbetta e due siepi.

Quanto ai fondi pubblici. Perché è sempre così difficile se non impossibile richiederli e averli per opere veramente meritevoli, veramente di utilità pubblica,e  molto più facile per sprechi, opere discutibili o correlate con lauti vantaggi privati?

Perché deve essere un tabù dire: piuttosto di fare questa inutilità, rinunciamo?  

In fondo rinunciare mica significa buttare via, sprecare. Significa che magari qualche altro progetto migliore, da qualche altra parte, se li potrà aggiudicare, e faremo del bene ad altri cittadini.

Pensiamo anche solo al Priamar, alla passerella esterna, all’ improvvido allestimento della galleria ascensori… soldi buttati al vento.

Magari riesaminare tutto, coinvolgendo, come accennavano i bagni marini,  la vecchia sede ferroviaria che corre parallela, contrattandone l’acquisto? Rivedere come ripartire gli spazi fra  proseguimento di bretella, parcheggi di alleggerimento e verde sarebbe più sensato, anziché appiccicare in poco spazio ciò che non ci sta e creare disagi.

Naturalmente non il progetto IPS che prevedeva sostenibilità dell’insieme attraverso box e altre costruzioni… e si sa come finiscono queste cose, lo abbiamo già visto. Il nostro vicesindaco dovrebbe ricordarsi di quanto da opposizione ha giustamente criticato l’operazione Parco Doria e Officine. Addirittura ricordo che proponeva una Commissione itinerante per andare a vedere lo scempio!

Piuttosto un progetto, questo sì, collettivo e condiviso, a partire delle esigenze dei cittadini e puntando a migliore qualità di vita, e su quello, ecco, richiedere fondi pubblici che abbiano un senso.

O dobbiamo solo, sempre e per forza, chiunque sia al governo della città (ma con lo stesso apparato di palazzo Sisto a governare i giochi…)  fare “dispetti” ai cittadini, come sarebbe e sarà purtroppo la passeggiata in legno sulla spiaggia che nessuno vuole?

Di schiaffi in faccia ne abbiamo avuti anche troppi. Non vorremmo che adesso si aggiungessero ulteriori prese in giro. Danni e beffe, insomma.

Il tutto figura come visto e rivisto. Sarebbe decisamente ora di cambiare, e salvare e risistemare il poco che resta, invece di svenderci anche l’anima.

Ripartire da capo. Per ora si conferma un inquietante procedere nel solco tracciato. Una nuova ondata speculativa pure fuori tempo massimo.

Di rinnovamento, di miglioramento, di cambiamento, neanche l’ombra. Il cittadino può attendere.

    Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.