Una riflessione sul corpo e sull’anima

Una riflessione sul corpo e sull’anima

Una riflessione sul corpo e sull’anima.

Per quanto limitata possa essere la mia lettura dei Vangeli (mi riferisco ai solo quattro Vangeli “ufficiali” e solo nella versione Latina della Vulgata) non trovo un solo passo dove Gesù sostenga che il corpo sia un abominevole involucro dell’anima e pertanto vada mortificato con una rigorosa incuria dello stesso e, soprattutto, con l’astinenza sessuale.

Sarà, ripeto, che la mia lettura è limitata e occorre “interpretare” oltre le righe o leggere i Vangeli come li hanno “interpretati” per noi i primi padri della Chiesa infarcitisi di un po’ di Neoplatonismo. Qualcuno può portarmi un solo passo dei Vangeli che dimostri che ho torto? Questo giornale ha, giustamente, lo spazio per i commenti e mi sembrerebbe un peccato di omissione, per un buon cattolico, smentire un “anticlericale”. Mi sembra invece che Gesù avesse limitato la sua opera terrena a sintetizzare in due soli i dieci comandamenti (nulla di nuovo rispetto altri “illuminati” a lui anteriori) e, soprattutto, a rendere meno dura la Legge Mosaica così misogina e dura. Insomma, se non ricordo male, il giudizio in corsivo è di Gregorio Magno. Il teorema è semplice: il peccato originale è una sorta di peccato sessuale, perché compiuto da Eva. La donna come origine del male nel mondo, l’eterna tentatrice perché, per natura, lussuriosa (anche se fila e tesse), quindi sempre in combutta con il Diavolo. Semplice concludere che creme depilatorie (ben note nel medioevo), creme, belletti e tinture per capelli fossero “modifiche peccaminose di quel corpo che Dio aveva plasmato con le sue mani”. “Non ti salti in mente  di forarle le orecchie; il suo volto, consacrato a Cristo, non imbrattarlo con cosmetici e rossetto; non gravarle il collo con perle e con oro; non appesantirle il capo di gemme, e non tingerle di rosso i capelli affinché questo fatto non sia un presagio del fuoco della Geenna. Lei possiede perle ben diverse, che potrà vendere per acquistare la perla più preziosa”. Indubbiamente un buon consiglio non forare le orecchie, ma l’uso di una cremina idratante no. Non sta bene.  I capelli tinti di rosso preannunciavano dunque le fiamme dell’inferno (era San Girolamo?) semplicemente perché le “bionde” attraevano di più e il “rosso” era un ripiego. Tutto ciò fa capire che l’esigenza di curare il proprio corpo era per la donna fondamentale e alla base della stabilità del legame con il suo uomo.  Non diversamente  la pensava Stefano di Fougères per il quale la donna induce al male, sempre e incondizionatamente. Da quanto ricordo questi compilatori di manuali per confessori (Stefano di Fougères è il primo e sempre citato) il corpo è un po’ “tabernacolo dello Spirito Santo” (San Paolo) e un po’ “carcere dell’anima”(Gregorio Magno). Posizioni davvero contraddittorie ma che la “Fede” fa superare semplicemente ignorando la contraddizione  ma sottolineando che l’anima non sta bene in un corpo curato, pulito, sessualmente attivo secondo natura. Insomma la buona vicinanza con l’Altissimo ci voleva con i capelli tagliati una volta l’anno (come vantava un Pio) non lavati e, soprattutto, produttori di PIL. Per assicurare il tributo. Le pulci del ratto hanno per secoli ringraziato i padri della Chiesa.

Mi sorge un dubbio maligno. Ma un tatuaggino sulla natica, oggi, è  da confessarsi al prete?

SALVATORE GANCI

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