Una ghirlanda di fiori fiamminga

“San Gerolamo nel deserto”. Dipinto seicentesco su rame, proveniente dalle Fiandre





L’opera riprodotta propone una composizione frequente nelle Fiandre all’inizio del seicento: in un piccolo quadro su tavola o su rame, viene dipinta una ricca ghirlanda di fiori, al centro della quale compare un’immagine religiosa, a simulare non la viva e reale presenza del soggetto sacro, quanto piuttosto un altro quadro inserito oppure un’edicola scolpita.
Questo genere di opere era probabilmente eseguito sulle basi di disegni e acquarelli preparati come materiale di studio e mantiene dei prototipi la minuziosa ricostruzione del materiale floreale. Le prove più antiche rispecchiano direttamente, nella composizione a fiori staccati che si stagliano quasi senza sovrapposizioni sul fondo omogeneo scuro, o talora appena emergono da un tappeto di fiori minori, questa origine osservazionale e “miniatoria”, mentre le opere più mature, come ad esempio le realizzazioni del gesuita Daniel Seghers, sono strutturate con una complessa perizia “barocca” che evidenzia la profondità dei piani e la dinamica della luce, in cui soprattutto le ghirlande acquistano maggiore spessore e credibilità, mentre il soggetto religioso resta sempre un’immagine votiva, quasi a voler sottolineare, nelle Fiandre cattoliche, l’impossibilità di un colloquio diretto con il divino, non mediato dalla chiesa
Nel rame che qui presento la figura di San Gerolamo nel deserto è attorniata da una ghirlanda di fiori dalla tipologia piuttosto arcaica, a elementi separati.
Vi compaiono la coltivata rosa centifoglia, ma anche. L’umile rosa canina penta pentapetala, il viburno palla di neve e i tulipani rossi e variegati, resi affascinanti da una virosi che determinò nell’Olanda del Seicento una vera infatuazione con notevoli ripercussioni economiche, su un coloratissimo tappeto di fiori e foglie di minori dimensioni miosotis, adonide e narcisi. La tipologia delle rose, dei tulipani e la presenza dei piccoli fiori con i decisi colori locali, bianchi, rossi, gialli celesti, che spiccano isolati, praticamente senza sovrapposizioni tra loro, sul compatto fondo scuro, richiamano la cultura della nature morte più arcaiche come quella della cerchia di Jwan Bruegel “l’Ancien”, e soprattutto di Andries Danielsz ( Anversa 1580c. -?).
La ricca bottega di questo artista privilegia la disposizione arcaica e i vivi colori locali dei singoli fiori, con una eleganza tutta decorativa che contrassegna anche il rame qui reso noto.
La presentazione dei singoli elementi e studiata in funzione della complementarietà estetica e simbolica, piuttosto che dei periodi di fioritura (nel caso presente prevalgono comunque bulbose e fiori a sviluppo primaverile estivo). La medaglia centrale contenente un’immagine di culto, in questo caso San Gerolamo nel deserto, era solitamente lasciata alla esecuzione da parte di un’altra bottega specializzata nella pittura di figura. Anche qui inserita senza concretezza: la presenza reale dell’episodio sacro non interessa l’artista, che fissa nella cornice floreale la consueta immaginetta votiva, quasi una citazione tramandata dalla tradizione.

Renato Giusto

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