Un savonese sulla strage di Ustica

Analisi, riflessioni, interrogativi dopo l’ultima sentenza
Un geometra che frequenta Savona
Fece una previsione… sulla strage di Ustica

Analisi, riflessioni, interrogativi dopo l’ultima sentenza
Un geometra che frequenta Savona
Fece una previsione… sulla strage di Ustica
  
Ora non sono più le “insinuazioni” di qualche parente più o meno interessato o del solito giornalista senza scrupoli. Adesso è una sentenza scritta da un giudice palermitano su fogli vidimati dalla Repubblica Italiana a dire che il DC9 Itavia, il 27 giugno del 1980, è stato abbattuto da un missile o – il che ha prodotto gli stessi effetti – da una “near collision”, una quasi collisione con un altro velivolo.

 
 

E, a dire il vero, la sentenza del giudice civile Paola Proto Pisani  («Tutti gli elementi considerati consentono di ritenere provato che l’incidente occorso al Dc9 si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del Dc9 viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell’esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l’aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l’aereo nascosto ed il DC9») non è stata neppure la prima del genere. C’era stata, nel 1999, la sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore a stabilire, dopo una monumentale inchiesta, che l’aereo civile era stato coinvolto in un atto di guerra: conflitto non dichiarato, d’accordo, ma sufficiente ad uccidere gli 81 ignari occupanti del velivolo dell’Itavia, che si era trovato nel posto giusto al momento sbagliato.

E c’era stata, il 30 aprile del 2004, la sentenza del giudizio di primo grado contro alcuni  generali dell’aeronautica militare – imputati di alto tradimento e di attentato contro gli organi costituzionali per aver ostacolato la ricerca della verità – a confermare, nel momento in cui condannava due ufficiali ma dichiarava prescritto il reato, l’ipotesi del missile come la più attendibile tra quelle proposte.

Poi erano giunte le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga a Sky Tg24 («furono i nostri servizi segreti che, quando io ero Presidente della Repubblica, informarono l’allora Sottosegretario Giuliano Amato e me che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza. Se fosse stato ad impatto non ci sarebbe nulla dell’aereo. La tesi è che i francesi sapevano che sarebbe passato l’aereo di Gheddafi. La verità è che Gheddafi si salvò perché il Sismi, il generale Santovito, appresa l’informazione, lo informò quando lui era appena decollato e decise di tornare indietro»).

La corte d’Appello di Palermo, nel 2010, è giunta nella sostanza a conclusioni non dissimili (“Circa le due opzioni formulate per individuare le cause della caduta dell’aereo, e cioè l’abbattimento ad opera di un missile, o l’esplosione interna, la Corte ritiene accertata […] la prima”).

Lo scoppio di una bomba a bordo come causa dell’esplosione del DC9 rimane la tesi ufficiale del governo, espressa per bocca del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi il quale il 12 settembre, subito dopo la sentenza del giudice Proto Pisani, ha dichiarato che «si tratta della decisione di un unico giudice monocratico che fa a cazzotti con le scelte, le decisioni e le sentenze firmate da almeno 20 magistrati nel corso degli ultimi trenta anni. Respingiamo le conclusioni di Palermo. Questa sentenza verrà certamente impugnata in Corte d’appello, perché per lo Stato non sono accettabili queste considerazioni».

Affermazioni non nuove, quelle di Giovanardi, che ha proseguito dicendo «la Libia non risponde» alle rogatorie internazionali. Solo dagli archivi di Gheddafi, rimasti finora segreti, «potrebbe emergere qualche nuovo elemento utile».

Già, la Libia. La verità, come ha affermato recentemente anche Priore, è probabilmente nascosta in qualche archivio a Tripoli: chissà che Gheddafi, che forse quella sera rischiò seriamente di morire, nella sua fuga non si lasci scappare qualche foglio…

A proposito di Gheddafi, Santovito e dintorni: nel lontano 1980 un italiano era venuto a sapere che nella zona di Ustica un aereo sarebbe precipitato… due mesi prima che il DC9 cadesse. Questo signore, che ha una parte non secondaria non solo nelle indagini sul DC9 Itavia, ma nella storia recente del nostro paese, non è un mago; del resto, a fargli queste confidenze esplosive non è stato un pazzo, bensì un geometra che si era trovato ad ascoltare cose molto più grandi di lui.

Il giudice Priore, a suo tempo, ha ascoltato attentamente il signore in questione. Non sarebbe l’ora che anche noi lo sentissimo? Il tipo, in fondo, frequenta Savona quasi quotidianamente…

Massimo Macciò

25 settembre 2011

 

 
Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.