Un San Valentino da lacrime..

L’AMORE DI UNA FAMIGLIA NON SI LICENZIA
LA MOGLIE DI UN CASSAINTEGRATO OCV:
«SIAMO PIÙ UNITI DI PRIMA»

 

L’AMORE DI UNA FAMIGLIA NON SI LICENZIA

LA MOGLIE DI UN CASSAINTEGRATO OCV:

«SIAMO PIÙ UNITI DI PRIMA»

 Un San Valentino da lacrime. Ma non per la felicità o per una sorpresa inattesa. Un 14 febbraio in cui piangere la perdita del lavoro del marito. Incredulità mista a disperazione. Questo il sentimento di Paola Perotti, moglie di Antonio Murru ex operaio OCV che ora si trova in cassaintegrazione dopo trent’anni di lavoro in fabbrica. «La notizia era nell’aria -racconta Perotti- ma ricorderò sempre quella telefonata.

Un attimo di smarrimento prima di capire che anni e anni di duro lavoro da parte di mio marito sarebbero svaniti in pochi secondi». E ora una vita di sacrifici nella speranza di un lavoro e di un futuro migliore. «Il domani? Un’incognita, un grosso punto di domanda» spiega la moglie di Murru. Ma un’unica certezza. «E’ nei momenti di difficoltà -continua Perotti- che si misura l’affiatamento di una coppia, di una famiglia. Ora è tutto un sacrificio, ma guardiamo avanti. Abbiamo eliminato le spese superflue, sfogliamo tutti i depliant pubblicitari per scovare le offerte nei supermercati e risparmiare qualcosa. Compriamo prodotti alimentari che scadono il giorno seguente, per congelarli subito e spendere la metà. Ma tutto questo a testa alta, con la massima dignità». Sorridono i due, poi la coppia si guarda.

Un’occhiata di intesa, fulminea, tra marito e moglie, segnale di coraggio in un momento non facile. «Le difficoltà ci sono -spiega la moglie- sono all’ordine del giorno, la mattina ci alziamo nella speranza che tutto fili liscio senza problemi e spese extra. Chi dorme la notte con un affitto da pagare? Non so di chi sia la colpa per quanto successo all’OCV, ma una cosa la voglio dire: non perdonerò mai chi ha trattato mio marito come un oggetto, chi ha giocato con la vita di tante, troppe persone che per serietà e forza di volontà rientravano a casa distrutte, dopo una giornata di duro lavoro. Turni infiniti, ore e ore chiusi in una fabbrica, certe settimane, quando Tonino era di turno la notte, non lo vedevo per cinque giorni di seguito». Ma anche la consapevolezza che in tempi come questi è difficile portare avanti una famiglia con un solo stipendio. La figlia arriva in casa, un bacio a mamma e papà e poi di corsa al lavoro. «Io sono un’assistente domiciliare a Savona -prosegue Perotti- la cosa che più mi fa star male è non poter garantire un futuro sereno a nostra figlia di 23 anni. Fortunatamente ora lavora, ci aiuta in casa, ma non è giusto caricarla di troppe responsabilità, lei deve pensare a costruirsi la sua vita. Il rammarico, piuttosto, è il nostro, non poterla aiutare a togliersi qualche sfizio ogni tanto».

Ma ora dopo tanto buio, uno squarcio di sole nella vita della coppia. «Il momento di grave difficoltà, anziché dividerci ci ha uniti- racconta Perotti- ci ha dato quella forza in più per andare avanti. Pensavano di averci tolto tutto, si sbagliavano. E poi questi giorni di lavoro per il Comune di Vado Ligure, seppur gratuiti, hanno restituito a mio marito il sorriso, quello vero, quello sincero. E’ stata una bella dimostrazione di forza la sua, sono orgogliosa di lui: questi giorni gli hanno ridato fiducia, lo hanno fatto sentire importante, utile. Non ce la facevo più a vedere Antonio rassegnato a casa, a sentirlo agitato nel sonno. Di giorno passava dalla cucina alla sala per controllare le offerte di lavoro su Internet. Fissava il soffitto, vagava per casa senza meta. In quei giorni si respirava un’aria triste dove io e nostra figlia avremmo voluto fare a tutti i costi qualcosa, ma non sapevamo come comportarci. Tutto ci sembrava così dannatamente sbagliato, la paura era di farlo sentire come un peso».

Ma l’esperienza con il Comune di Vado volgerà al termine venerdì e queste sono state settimane in cui gli ex operai OCV, con la loro iniziativa sono stati i protagonisti della scena. Televisioni locali, carta stampata, persino TV2000, la tv della Conferenza Episcopale Italiana, è accorsa da Roma per intervistarli. Ma quando la luce mediatica si affievolirà su di loro fino a spegnersi, gli ex operai dell’OCV potranno sempre e comunque contare sulle rispettive famiglie. La storia di Paola e Antonio né è un esempio.

 ANDREA GHIAZZA   

Articolo del 30-11-2012. da www.ilsegnonews.it

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