Un ritratto di Primo Levi a trent’anni dalla morte

Un uomo salvato e “sommerso”
Un ritratto di Primo Levi a trent’anni dalla morte

Un uomo salvato e “sommerso”
Un ritratto di Primo Levi a trent’anni dalla morte

 “Ringrazio tutti i presenti e mi sento di dire che vedere una sala così piena mi piace molto perché significa che la città è viva”, ha dichiarato il sindaco di Albenga Giorgio Cangiano durante la conferenza organizzata dal Dopolavoro Ferroviario dedicata a Primo Levi, “e questo tema è molto importante così come i suoi elementi. Certi passaggi di questa storia sono molto importanti e ringrazio tutti i relatori”.


Stessa soddisfazione da parte di Roberta Delfino: ”Questa è una conferenza facente parte di una serie organizzata dal Dopolavoro Ferroviario che analizza le figure della letteratura più importanti. Abbiamo analizzato l’importante figura di Martin Lutero ed oggi tocca a Primo Levi, un personaggio che non può essere definito letterario perché ciò sarebbe riduttivo. Il professor Quaglieni, nel suo libro dedicato ai personaggi più importanti del secolo scorso, parla anche di Primo Levi e la sua opera più importante, Se questo è un uomo, è ancora oggi usato a scuola perché rappresenta la realtà dei lager raccontata in modo schietto”.


“Quando Primo Levi ha scritto la sua principale opera riguardante gli orrori dei lager non è stato creduto”, ha messo in evidenza il professor Gianni Ballabio, “e voglio dire che nel cuore delle persone è presente sia il bene che il male, il quale è condiviso da chi non capisce la storia perché essa si può ripetere. Il bullismo è il presupposto di una svolta pericolosa ed occorre quindi non tradire gli insegnamenti che la storia ci offre. Primo Levi è partigiano e quando viene catturato viene internato a Fossoli in una sorta di campo di smistamento e qui capisce che il capolinea è come il baratro. Nel lager certe persone si rassegnano ed altre non mollano ed è in questo contesto che Levi conosce un giovane internato francese che gli chiede notizie della cultura italiana ed allora lui decide di aiutarlo.


La vita del lager è molto dura e d’estate si lavora 14 ore al giorno mentre d’inverno solo 10 e durante i pasti ci si scambia qualche parola e durante questi momenti la cultura italiana porta un pò di sollievo. Nel lager si ha la negazione della civiltà europea e fino ad allora l’Europa era sempre stata famosa per il rispetto delle diverse culture ed è proprio in questo contesto che gli uomini si classificano in egoisti ed altruisti e si capisce che il cibo è veramente importante così come il filo di ferro, gli stracci e la carta per imbottire di nascosto la giacca. Tutto può essere rubato e chi ruba non è un ladro ma è più disperato di altri ed in queste situazioni sorridere è difficile ma Levi riesce a farlo. Le amicizie nate nella disperazione sono le più vere e nel 1946 Levi pubblica Se questo è un uomo e chiede che questa opera venga giudicata dal punto di vista storico, morale e civile perché cos’è stato scritto è una testimonianza. L’Europa è stata complice del genocidio ebraico e ancora oggi illustri professori universitari negano la Shoah e ciò è veramente pericoloso. Le scuole fanno leggere i libri di Levi perché la sua è la testimonianza più vera dell’Olocausto ed alcuni personaggi famosi, come Carlo Levi e Sandro Pertini, pur non essendo stati deportati hanno conosciuto la degradazione sociale del confino per le loro idee politiche.


I pochi anziani che ricordano direttamente queste esperienze devono testimoniare ai giovani cos’hanno vissuto in quel periodo e gli insegnanti devono trasmettere il senso civico facendo leggere le opere di Primo Levi, che sono illuminanti. Levi si chiedeva sempre perché lui fosse sopravvissuto ed altri no e si porterà questo dramma per tutta la sua vita arrivando al suicidio l’11 aprile 1987. Levi è riuscito a sopravvivere ad Auschwitz perché, essendo chimico, ha potuto lavorare presso la Buna, fabbrica di gomma sintetica utile al Reich e questo suo privilegio all’interno del campo è stato il suo tormento fino ai suoi ultimi giorni. In questa situazione la coscienza umana viene soffocata ma si trova il bene nella solidarietà e nell’amicizia tra i deportati e voglio ricordare e rispettare tutti gli eroi del bene di cui non si parla mai nei libri di storia.

 

 Questo è un duro viaggio fino agli abissi dell’umanità dove la luce intellettuale è assente e Levi ha scritto le sue opere per documentare i lettori sulla variabilità della psiche umana e le sue opere sono storiche, psicologiche ed autobiografiche e scrive per il bisogno etico, che è la più alta delle sue realizzazioni umane e voleva che le sue opere si leggessero nelle scuole. I libri di Levi sono scritti con un linguaggio semplice perché tutti li possano comprendere e provare orrore nel leggerli. Il lager cancella la dignità umana e la cultura aiuta a vivere”.

“Voglio ricordare a tutti i presenti che il giorno 27 gennaio alle 16.30 presso il Palazzo Peloso-Cepolla ad Albenga vi sarà una conferenza che vedrà la presenza del nipote di Primo Levi”, conclude l’assessore alle politiche sociali di Albenga Simona Vespo.

      SELENA BORGNA  

 

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