“Un Galantuomo re Umberto II di Savoia” seconda puntata

           Prima puntata

Ricorrenze e coincidenze…
18 Marzo Festa di Nostra Signora della Misericordia, Patrona di Savona, al Santuario.
18 Marzo 1936 visita al Santuario di Savona di Umberto, Principe di Piemonte e Marchese di Savona.
18 Marzo 1983 decesso in Svizzera, a Ginevra, del divenuto Re Umberto II di Savoia.

Il matrimonio fra Umberto e la principessa belga Maria José si tenne a Roma l’8 gennaio 1930, due culture differenti e opposte quella del Belgio e quella italiana.
Umberto manifestava la sua religiosità apertamente. Peccato ed espiazione gli erano sempre dinnanzi. Significativa, negli anni to- rinesi, la sua Messa solitaria alle sette di mattina della domenica, al Cottolengo. Da ricordare anche le sue partecipazioni alle processioni religiose, dove indossava il saio, e i pellegrinaggi a Santiago di Compostela, a Nazaret, a Betlemme…
Mussolini lo detestava, lo teme- va per il consenso che mieteva in- torno a sé, per tale ragione l’Ovra (polizia segreta del Regime) aveva gli occhi puntati su di lui e seguiva tutti i suoi spostamenti. Nacquero così calunnie e pettegolezzi infamanti sull’erede al trono.
Arriva l’8 settembre del 1943: Umberto è contrario a lasciare Roma per raggiungere il Sud, tuttavia Vittorio Emanuele III non transige. Poi l’abdicazione… ma la Monarchia non piace agli Stati Uniti, I Sovietici non si pronunciano mentre favorevoli sono gli Inglesi. Tra gli antifascisti che rivestano un ruolo nella nascente nuova nazione italiana sono favorevoli alla monarchia Benedetto Croce e De Nicola quest’ultimo rivestirà la carica di primo presidente della Repubblica Italiana, tra i partiti antifascisti si schierano a favore dell’istituto monarchico i Liberali, buona parte della Democrazia cristiana (la direzione del partito lascia libertà di espressione sul quesito referendario), mentre tutte le altre forze politiche manifestano il proprio credo all’istituzione repubblicana. Il clima si presenta incandescente, si parla di “brogli”, il referendum istituzionale sembrerebbe manovrato, non votano i reduci dai campi di prigionia russi, non possono vota- re neppure coloro che si trovavano ancora nei campi di prigionia o di internamento negli altri Paesi. Inoltre sono escluse dal voto la provincia di Bolzano con Bolzano, la Venezia Giulia con Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Zara, zone controllate o dall’autorità militare alleata o dalla Jugoslavia di Tito. Insomma, si contano 2 milioni di voti sottratti alla Monarchia. (Repubblica 12.717.923 – Monarchia 10.719.284)

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Lasciamo però questo giudizio alla storia, certamente non è stata in termini elettorali una grande vittoria per la Repubblica e ancor meno a risultati invertiti sarebbe stata per la Monarchia.
Infatti non mancò Umberto, in più occasioni di sottolineare che in caso di vittoria dell’istituto monarchico, riportando un risultato con uno scarto di pochi voti di vantaggio, si sarebbe provveduto ad indire un nuovo referendum “perché la monarchia per esercitare un proprio ruolo istituzionale rappresentativo verso il popolo e la nazione non può essere convalidata per una manciata di voti”.

CONTINUA
Michele Manzi

da A Civetta

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