Un fascismo che viene da lontano

NON SEI TU IL FASCISTA,
COMPAGNO DI TULLIO.

 

NON SEI TU IL FASCISTA, COMPAGNO DI TULLIO.

 

 

Ho seguito con attenzione il dibattito svoltosi sugli organi di stampa locali fra Don Gallo e il  Segretario del partito a cui sono iscritto e vorrei ora esporre, con semplicità, alcune opinioni non soltanto mie sull’argomento.

 

 

Senza ricorrere alle analisi profonde di Umberto Eco alla ricerca del’Ur-Fascismo  (U. Eco, il fascismo eterno, in Cinque scritti morali, Bompiani 1997, pp. 38 sgg.) o di Jonathan Littell sul  fascista come soggetto di psicosi (J. Littell, Il secco e l’umido. Una breve incursione in territorio  fascista, Einaudi 2009, p. 20), mi atterrò a quella che ritengo essere, in questo momento, la  situazione italiana.

 

Oggi è più che mai presente un fascismo che viene da lontano (Trilateral, Bilderberg, Massoneria) che ha creato accanto ai vecchi mezzi di sfruttamento (droga, prostituzione) un nuovo armamentario di strumenti (consumismo, Internet, socia-networks) che, se  bene usati, sono fattori di progresso sociale e promozione umana, ma che, se abusati, sull’onda dei  nuovi ossessivi modelli di sviluppo, creano dipendenza intellettuale e psicologica e distolgono l’uomo dai suoi valori come la libertà, il lavoro, l’istruzione, la dignità propria e degli altri.

 

 Esiste inoltre, da sempre, un fascismo discreto della borghesia che mira a creare anche nel nostro Paese una società di pochi eletti (gli happy few ricchi e felici) che si regge sullo sfruttamento della classe operaia spingendola, con la distruzione dello stato sociale, a livelli di mera da prima rivoluzione industriale. C’è poi un fascismo subdolo che si maschera  da progressismo  che in Italia ha creato degli pseudo ‘maitres à penser’ che vanno, in ordine di autorevolezza, da un barbuto direttore di giornali ad un più giovane comico-presentatore che si tenta di referenziare come intellettuale; questi, ed altri omologhi, fanno parte di un movimento teso a creare un clima, in quelle  che Gramsci definiva «soprastrutture», favorevole ad una seconda repubblica  caratterizzata dall’alternanza al governo di due coalizioni rappresentanti, con piccole sfumature, gli stessi interessi. Ricordiamoci che la tessera n. 1 del nostro partito appartiene all’ing. Carlo Debenedetti.

  Don Gallo fa, con la sua opera di aiuto e sostegno a tutti i tipi di povertà  e di emarginazione, il suo dovere di buon sacerdote cattolico e, con la sua parola, ammonisce i fratelli  e la sua Madre Chiesa secondo il magistero di S. Paolo. Non è colpa sua se una certa ‘sinistra’ ha conferito, a lui come ad altri, un potere di imprimatur tale da qualificare positivamente o negativamente determinate iniziative o prese di posizione.

Oggi, a mio parere, chi è antifascista deve uscire da questa sorta di clericalismo manicheo («quattro zampe buono, due gambe cattivo») e tornare ai valori dei Padri Costituenti, da De Gasperi e La Pira a Di Vittorio e Scoccimarro, con particolare attenzione alla difesa  del lavoro e della volontà popolare (art. 1 Cost.) e della giustizia sociale (art. 3, II comma e art. 53), valori confermati democraticamente nelle elezioni del 18 aprile 1948. Ritengo quindi, compagno Segretario, che nessuno, nemmeno il buon don Gallo che certo non voleva farlo, possa darti del fascista nella misura in cui nelle tue alte funzioni politiche starai dalla parte dei lavoratori e dei valori di libertà, eguaglianza e giustizia sociale che furono quelli di tutte le forze politiche protagoniste della Resistenza, il grande movimento di popolo da cui nacque la nostra Repubblica al quale la tua famiglia ha così meritoriamente dato il suo contributo 

Piero Corona  Iscritto al Circolo del partito democratico di Albisola Superiore  

 

 

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