Tradire è sempre un male?

TRADIRE E’ SEMPRE UN MALE?
Che cosa significa tradire?

 TRADIRE E’ SEMPRE UN MALE?

 Che cosa significa tradire? Secondo l’etimologia significa “consegnare” (dal lat. tradere), come è avvenuto con la consegna alle guardie di Gesù compiuta da Giuda, il traditore per antonomasia, cioè “colui che consegna”. Di qui il significato di “ingannare la buona fede di qualcuno, venendo meno all’amicizia, all’affetto, mancando alla parola data o a un preciso dovere” (N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana,zanichelli, Bologna).


Se però ci chiediamo: è bene rimanere fedeli sempre e comunque alla parola data o al giuramento fatto? In altri termini: è sempre da condannare chi inganna, chi mente, che manca di parola, chi passa al nemico, ecc.? Basta pensarci un momento per rispondere: dipende. Da che cosa? Ad esempio, per Machiavelli non solo è lecito ma doveroso tradire quando lo richiedono le circostanze politiche, così per conquistare un Principato come per conservarlo; e, in determinate circostanze, si può tradire anche sé stessi – magari solo a parole – come fece il Galilei,  che abiurò la propria convinzione sui massimi sistemi del mondo per salvarsi dalla condanna e dalla morte sul rogo riservata agli eretici che non si pentono (come avvenne a Giordano Bruno).

Inoltre, in campo artistico, se nessun allievo tradisse il maestro, tutto rimarrebbe fermo a un determinato tempo e a una determinata scuola o accademia (cfr. Achille Bonito Oliva, L’ideologia del Traditore. Arte, maniera, manierismo Electa, 2012). Non sempre, quindi, il tradimento è un atto vile e il traditore da condannare (a parte il fatto che se Giuda Iscariota non avesse tradito, Gesù non avrebbe potuto morire in croce  per la nostra salvezzasi) si pensi al Bruto scolpito dal repubblicano  Michelangelo o al tragico Bruto minore della canzone leopardiana: “Guerra mortale, eterna, o fato indegno, /teco il prode guerreggia, / di cedere inesperto; e la tiranna / tua destra, allor che vincitrice il grava, / indomito scrollando si pompeggia / quando nell’alto lato / l’amaro ferro intride, / e maligno alle nere ombre sorride.”


 

Per Michelangelo, Machiavelli e Leopardi il vero traditore è Giulio Cesare, che ha decretato la fine della gloriosa repubblica romana, non Bruto. Per il filosofo Giulio Giorello la storia umana ci mette di fronte a una sequela pressoché ininterrotta di tradimenti e di inganni, dalla Palestina senza pace del primo secolo dopo Cristo fino ai giorni nostri (Il tradimento in politica, in amore e non solo Longanesi, 2012). Questo venir meno alla parola data può avvenire, come ben si sa, così in guerra come in amore, ma anche in religione, nella scienza e persino in ambito filosofico; sembra che l’uomo non possa fare a meno di tradire, come se  il tradimento fosse un “meccanismo della storia per colpire i sognatori”.


 

A questo meccanismo è quasi impossibile sfuggire, come dimostrano quei movimenti anti-politici che si pretendono nuovi “nel liquidare quella vecchia usandone opportunisticamente gli stessi strumenti”. Qui è chiaro il riferimento alla pretesa politica antipolitica di movimenti come la Lega Nord, Forza Italia e, last but not least, il Movimento Cinque Stelle. A proposito del quale, oltre al procedimento poco trasparente con cui si decidono  le numerose espulsioni,  desta qualche perplessità, dentro e fuori il Movimento, il discutibile contratto imposto da Casaleggio ai candidati romani per le prossime amministrative, in cui spicca la sanzione da centocinquantamila euro per chi decide di cambiare schieramento. Qual è la ratio di questa sanzione? Evidentemente la volontà di impedire ai candidati di tradire. Tradire chi?  Il vertice, la base, gli elettori? Mi piacerebbe leggere una risposta da parte di qualche attivista grillino, dal momento che, come scrive su La Stampa di martedì 9 febbraio Jacopo Iacoboni “Che esista un problema tra la base del Movimento cinque stelle da una parte, e direttorio e Casaleggio dall’altra, è ormai sempre più evidente. Il Movimento romano è all’implosione: in queste ore è partita una procedura di espulsioni a raffica indirizzata a militanti storici del meet up della capitale, gente che ha messo su il Movimento e adesso si trova sbattuta fuori con una lettera dell’avvocato di Grillo, impossibilitata a candidarsi e a fare uso del simbolo”.

 

Nuova politica anti-politica? Sarà, ma questi metodi mi ricordano tanto quelli messi in atto dal compagno Stalin, il quale, come osserva Giorello, “usciva dal dilemma ‘non resta che essere tradito o tradire’ imponendo ai suoi di tradire”. Con le note conseguenze. Ma basterà una salata sanzione pecuniaria  a dissuadere i dissidenti, o, se si preferisce, i deviazionisti? Vedremo.

Fulvio Sguerso

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