SVILUPPO E “CONTRARIO”

Sviluppo e “contrario”
Sono andato a cercare su alcuni dizionari di sinonimi e contrari l’opposto di “sviluppo”. Vi sono differenze contestuali al significato attribuito al termine.

Sviluppo e “contrario”

Sono andato a cercare su alcuni dizionari di sinonimi e contrari l’opposto di “sviluppo”. Vi sono differenze contestuali al significato attribuito al termine.

Se per sviluppo intendiamo aumento, abbiamo il contrario “diminuzione”. Se progresso, abbiamo “regresso”, se evoluzione abbiamo “involuzione”, se di un pensiero è svolgimento abbiamo “riassunto”. Del termine indicato sentiamo quotidianamente tesi, opinioni, programmi e roboanti annunci di molti, dalla politica ai sindacati, dalle associazioni industriali e quelle economiche ma forse si può pensare in modo sistemico anche al suo contrario, al contrario dello sviluppo. Ciò vorrebbe dire operare in un contesto di “diminuzione”, “regresso” e “involuzione”, forse meno accattivante e più complesso, certamente poco a favore dei riflettori e della ribalta nei media.

Questa piccola premessa allo scopo di anticipare qualche riflessione basata anche e non solo sul territorio locale, savonese e non, in cui effettivamente ed oggettivamente siamo in un contesto contrario allo sviluppo. Lo dicono diverse statistiche e articoli recenti pubblicati sui quotidiani, lo dice la realtà quotidiana: area in forte involuzione demografica, riduzione degli stipendi medi, riduzione dell’occupazione in tutti i settori, riduzione del territorio disponibile grazie al fenomeno tristemente ligure della “rapallizzazione” di cui la nostra area ha tratto, purtroppo, eccellente insegnamento. In generale un quadro contrario dello sviluppo nelle sue diverse accezioni.

Forse andrebbe rivisto il modo con cui si affronta la questione, partendo dal contrario e studiando punto per punto lo stato dell’arte di ogni area e rivalutando come si possa intervenire per fermare il trend e “ripartire” con un vero sviluppo operando però in un contesto contrario allo sviluppo.

Cosa vuol dire in pratica? Provo a fare qualche riflessione. La rapallizzazione ligure ha dato benefici ad alcuni, pochi e soliti, e un contesto territoriale frastagliato, spiacevole, dissestato. Brutto. Fermarla è necessario per ravvivare un settore fondamentale come quello del turismo, perché ci serve un territorio bello e perché sia bello ci sono tanti ambiti in cui intervenire per rinnovare, efficientare riducendo i consumi, migliorare, ristrutturare. Una inversione di tendenza verso lo sviluppo, la “diminuzione” di una attività a favore dell’ ”aumento” di un’altra attività.

Altro esempio. Aziende e imprenditoria in cui i costi della produttività di cui scrissi in un mio precedente articolo: …LEGGI… sono un freno e un limite.

Certamente l’ambito territoriale non può tutto ma convenzioni di comuni potrebbero prevedere fortissime defiscalizzazioni per attrarre investimenti compatibili con il territorio e i cittadini, in linea con una area che vuole essere bella, anche per il turismo che è una delle potenziali “aziende”. Negli stessi bacini territoriali si potrebbero attivare contestualmente gli strumenti per tutelare ed aiutare coloro che sono in difficoltà economica, anche a causa di problemi occupazionali. Sviluppo nella riduzione.

Il costo della vita è alto, il costo delle case è alto. Sono legate? In parte si, perché se è vero che vi è un altissimo numero di immobili sfitti è altrettanto vero che se vi fossero più compravendite sarebbero, per leggi di mercato, più opportunità di acquisto e prezzi più favorevoli. E’ altrettanto vero che la “diminuzione” della domanda è un limite imposto dalle minori disponibilità economiche di coloro che vorrebbero comprare, stretta del credito e affini, le cause. Qui, un “aumento” nella possibilità di disporre del credito necessario è indispensabile per i giovani. Riduzione del credito contro aumento del credito; sviluppo locale se le banche locali, anziché essere coinvolte o farsi coinvolgere in casi a dir poco nebulosi, dialogassero con il territorio in modo da essere più vicine e raggiungibili.

La sanità è un settore in sviluppo? Per alcuni si, purtroppo. Se fosse applicabile un concetto di mercato più malattie ci sono meglio è per i settori sanitari e farmaceutici, ripeto, in ottica del privato. Oggi pare proprio che lo scenario sia questo pur con una vita media più lunga che in passato. Questo è un caso in cui, benché in così poche righe con si possa argomentare il concetto, è opportuno puntare ad una “riduzione” o “contrazione” dei consumi: insomma un settore complicato dove se il paziente è il business, saperlo in mano a un privato mi terrorizza.

Penso anche ad un caso di cui si discute in questi giorni, il porto e la riduzione della Authority. E’ un settore in crescita? Così pare stante il comunicato del Maggio 2014, fermo restando la progressiva incidenza negativa dell’import di materiale solido quale il carbone per la centrale di Vado, ferma ora e prossimamente. Settore pur tuttavia in crescita quindi. Ma il timore di un accorpamento nel quadro generale del riordino delle Authority portuali provoca timori di contrazione. Partendo da questo invece il problema và visto nella governance del porto, non nelle sue potenzialità: un accorpamento che potrebbe dare specializzazioni spinte per ogni ambito territoriale portuale e incrementare ancor più i traffici. Autonomia decisionale e focalizzazione su specifici business per la crescita.

Vedremo con il tempo quali azioni si svilupperanno sul territorio: chi pensa allo sviluppo, chi alla contrazione, chi ad ambedue auspicando che chi pensa, pensi veramente per lo sviluppo partendo dal suo contrario come ora fotografato.

ANDREA MELIS

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