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Scuola italiana e l’insegnamento del diritto costituzionale
alla luce degli ultimi avvenimenti

Scuola italiana e l’insegnamento del diritto costituzionale
alla luce degli ultimi avvenimenti
 
Ricapitoliamo: nella scorsa estate alcuni esponenti del Popolo della Libertà votano contro un documento del direttivo del loro partito e vengono espulsi dallo stesso. Il cofondatore del Pdl, che è anche presidente della Camera dei Deputati, appoggia gli espulsi e ispira la formazione di un nuovo gruppo parlamentare.

In risposta, gli altri leader della coalizione chiedono le dimissioni del presidente della Camera in quanto non più espressione della maggioranza che lo ha eletto, e chiedono un colloquio con il Presidente della Repubblica (cioè, ad un organo super partes che non ha alcun potere in merito) affinché, pare di capire, questi convinca il reprobo a dimettersi o lo sfiduci egli stesso. Poco dopo, una minorenne viene fermata e il capo dell’Esecutivo telefona alla questura di Milano affinché, pare di capire, si adoperi perché la presunta parente di un capo di Stato estero (arrestata senza documenti e accusata di furto) non sia affidata dal pubblico ministero ad un centro di accoglienza ma sia consegnata (per ordine di chi?) ad una consigliera regionale lombarda che, subito dopo, lascia la nipote del plenipotenziario egiziano nelle mani di una brasiliana (roba da far scoppiare uno scandalo diplomatico internazionale). Intanto, il Copasir viene a conoscenza del fatto che ragazze più o meno discinte entrano senza controllo nella villa del presidente del Consiglio (con tanti saluti alle misure per l’incolumità dello stesso) ma questi, chiamato in audizione per spiegare il fatto, rifiuta di comparire dicendo di avere cose più importanti da fare. Lo stesso presidente, nel frattempo, rinnova la richiesta di istituire una Commissione d’Inchiesta contro l’operato dei “giudici di sinistra”, con tanti saluti alla separazione dei poteri. Infine il premier risponde alla richiesta di dimissioni (ventilata da membri della sua ex maggioranza) e ad un’ipotesi di governo tecnico affermando che scatenerà (si spera metaforicamente) una “guerra civile”. Intanto, ed è storia di oggi, il governo trova, misteriosamente e silenziosamente, 245 milioni di Euro da dare alle scuole private (maxiemendamento alla legge di stabilità), mentre tre presidi savonesi (della scuola pubblica, naturalmente) sono costretti a discutere da due mesi su chi debba pagare il costo delle fotocopie per le verifiche e nelle scuole serali un professore si trova a far lezione contemporaneamente a tre classi di due istituti diversi e frequentanti un diverso anno di studio: con tanti saluti, questa volta, alle finalità educative e didattiche.

Basta: fermiamoci qui, e lasciamo pure stare la RAI (che è come sparare sulla Croce Rossa) o il curioso vezzo di un nostro ministro (avvocato, con esame praticato in trasferta) di diffondere i regolamenti ministeriali ancora prima che siano pubblicati. Ora mescolate bene l’impasto di cui sopra, aggiungete il fatto che gli studenti, curiosi di natura, fanno e si fanno un sacco di domande e poi rispondete alla seguente domanda: perché lo studio del diritto costituzionale è stato pressoché cancellato dalla scuola italiana con la recente riforma Gelmini? E perché a spiegare quell’umoristico “insegnamento trasversale” senza ore e senza valutazione che si dovrebbe chiamare “Cittadinanza e Costituzione” sono stati chiamati dei docenti che di Costituzione non sono tenuti a sapere nulla?

 

Massimo Macciò

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