Savonesi illustri: Gabriello Chiabrera

I savonesi illustri
a cura di Paolo Bongiovanni
Gabriello Chiabrera

 

I savonesi illustri

a cura di Paolo Bongiovanni

Gabriello Chiabrera

Nato a Savona il 14 Giugno 1552, da genitori benestanti, ricevette lo stesso nome del padre, Gabriello, morto pochi giorni prima della sua nascita, ebbe proprio per questo una giovinezza piuttosto agitata, la madre Geronima Murasana, convolò a seconde nozze perché non riusciva a farsene carico, per questo motivo il giovane poeta venne ben presto affidato alla tutela degli zii paterni.


A nove anni (dice egli stesso nella sua autobiografia) “fu condotto a Roma ove Giovanni (Chiabrera) suo zio faceva dimora, come tradizione delle famiglie benestanti completò gli studi in casa, tra cui la lingua latina.

Il suo particolare carattere esuberante, fu la causa per cui successivamente venne messo nel collegio Romano dei gesuiti a studiare filosofia e vi rimase fino ai vent’anni.

Mortogli lo zio (1572), si mise ai servigi del cardinal camerlengo Cornaro, per alcuni anni; ma quella della corte non era vita per lui, che amava la libertà e a stento frenava i bollenti spiriti.

Così, essendosi vendicato dell’oltraggio ricevuto da un gentiluomo romano, (affrontato a colpi di coltello in un regolare duello) dovette nel 1581, proprio per quel delitto, abbandonare Roma per far ritorno alla natia Savona, dove frequentava spesso taverne e bettole ed ebbe altre brighe, solo dopo diverso tempo si quietò e prese moglie, aveva oramai cinquant’anni.

Chiabrera fu al centro dell’asse politico-culturale Torino-Genova-Firenze-Roma tra il 1580 e il 1635.

Da buon cittadino sostenne in patria alcuni onorevoli uffici, senza però sacrificare ad essi troppo, gran parte del suo tempo.

Similmente nei frequenti viaggi entrò in relazione con principi e signori, senza però mai legarsi al servizio di nessuna corte.

Visse a stretto contatto con la nobiltà del suo tempo e scrisse numerose opere in versi entrate a far parte del patrimonio letterario classico italiano.


 Cantore della grecità (sebbene non conoscesse il greco) e di quello che verrà poi definito classicismo barocco, fu spesso contrapposto al poeta coevo Giambattista Marino; questa contrapposizione, tuttavia, è puramente scolastica, visto che il Chiabrera nacque molto prima e morì molto dopo del Marino, e iniziò prima di questi il suo tirocinio poetico.

Godé i favori di Ferdinando I di Toscana, di Carlo Emanuele I di Savoia, dei Gonzaga di Mantova, e ebbe diversi vantaggi remunerativi dai suddetti e da altri nobili a compenso dei versi scritti per celebrare gesta o fauste ricorrenze o nozze o festeggiamenti.

Come il Poeta rammenta nella propria Vita, molte delle pensioni ricevute da questi principi non gli imponevano l’obbligo di residenza, e questo permetteva al poeta assoluta mobilità e libertà dai vari oneri di corte.

Fu poeta notissimo e fecondissimo cimentandosi in diversi generi letterari, la parte della sua produzione poetica che ha resistito al tempo è quella che comprende i brevi componimenti per musica.

Il Chiabrera lasciò un’orma incancellabile nella poesia melodrammatica: suo vanto è l’avere scritto, per la musica di Giulio Caccini, il Rapimento di Cefalo, rappresentato nel 1600 a Firenze in occasione delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV re di Francia.

Pur restando molto attivo si ritirò nella propria villa di Legino in Liguria, per limare la produzione epica, per dedicarsi alla prosa e alla satira dei Sermoni.


Trascorse la sua vecchiaia prevalentemente nella villa del borgo rurale savonese il “Musarum opibus” come lo chiamava lui, una bella ed ampia casa con parco ed alberi donatagli dai Marchesi dell’aristocrazia genovese.

Nel 1632, a Savona, nei suoi vigneti di Legino fece costruire un piccolo “romitorio” ma la sua preferita fu sotto la chiesa di Santa Lucia dove vi era l’eremo, sugli scogli appena fuori le mura.

Una breve descrizione del paesaggio savonese si trova infatti in vari poemetti fra cui Diaspro.

Morì a Savona il 14 Ottobre 1638, nella sua casa leginese, il suo sepolcro si trova ancora oggi all’interno della chiesa sconsacrata di San Giacomo a Savona.

Gran parte della sua produzione vedrà luce postuma e nel XIX secolo.

A Gabriello Chiabrera sono intitolati oggi a Savona, il Liceo Classico e Linguistico, il teatro, una via a Legino dove ha vissuto per molto tempo e una scuola primaria inaugurata nel 1873 nella località di Fassolo a Genova (località che egli aveva cantato nel poemetto Galatea o le grotte di Fassolo del 1622, quando vi era stato ospite dei Giustiniani).

Paolo Bongiovanni

 

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