Savona, una citta in declino (quinta parte): il colpo di grazia

SAVONA, una città in declino:
Il colpo di grazia
V Parte

Federico Berruti

Tra le premesse del mio precedente articolo, ho spiegato che il porto è amministrato da un Ente dipendente dallo Stato Centrale, il quale deve fare gli interessi del Paese, perché un porto produce economia e incassa tributi, i quali vengono poi riversati al Governo centrale per essere redistribuiti su scala nazionale.
Tuttavia, all’interno del Comitato dell’Autorità Portuale, la partecipazione del Sindaco della città ha sempre avuto un certo peso contrattuale, giacché egli rappresenta la comunità che ospita il porto e sulla quale ricadono sia le conseguenze positive, in termini di economia locale e occupazione, ma anche quelle negative, in termini di viabilità e ambiente.
 

Insomma, l’importanza del Sindaco in seno all’amministrazione del porto, se non può considerarsi importante nella scelta delle strategie, lo è per ciò che riguarda le conseguenze di tali scelte, le quali potrebbero porsi in contrasto con gli interessi della città e dei cittadini; ragion per cui è naturale aspettarsi che di tali argomenti un buon Sindaco debba farsi carico con diligenza e senso di responsabilità.
Tanto per fare un esempio, se al porto convenisse organizzarsi per ricevere i rifiuti di tutta Europa per poi bruciarli in loco e ricavarne energia, è chiaro che potrebbe essere un buon affare per il porto e per il Paese, ma certamene non lo sarebbe per la qualità della vita dei cittadini; quindi di fronte ad una tale eventualità, il Sindaco dovrebbe adoperarsi per evitare che accada.

Carlo Ruggeri

In verità, a Savona qualcosa di simile non è mai successo, o se è successo lo è stato raramente, perché le politiche dell’Autorità Portuale savonese non sono mai state contrastate dai nostri Sindaci, i quali si sono sempre appiattiti sulle decisioni prese dall’Autorità; tanto per fare un esempio, voglio citare l’ultimo caso di questo genere.
Durante l’amministrazione passata, nel corso di una riunione del Comitato dell’Autorità Portuale, si  decideva di fare del porto di Savona un hub del bitume; si dice che il Sindaco Berruti, a tale importante riunione del Comitato Portuale, non fosse neanche presente (!). Com’è finita? Se la nuova Amministrazione di centrodestra della Regione Liguria non fosse intervenuta per bloccare il progetto, la nostra città, già quotidianamente sommersa dal traffico causato dai veicoli pesanti, sarebbe definitivamente collassata, oltre a subire il rischio concreto di ulteriori possibili emanazioni di miasmi.

Il deposito di bitume

In generale io sono fermamente convinto che con un po’ più di lungimiranza e, soprattutto, conoscenza delle cose, tanti errori potevano essere evitati e, se avessimo avuto sindaci più capaci e competenti, avremmo potuto avere meno inquinamento e più occupazione in una città più ricca e più bella.

Il carbone, che è stato la chiave per la piena occupazione dei lavoratori e l’espansione economica di Savona nel 1800, è poi diventato la causa della caduta economica della città e della sua disoccupazione negli anni 2000.

I 100 occupati alle Funivie, non pareggiano i 1.500 occupati che avrebbe creato un porto turistico per mega yacht nella darsena, considerando soprattutto che il drastico rallentamento dell’uso del carbone in tutto il mondo non era una novità. Già al tempo della decisione di trasferire, a spese del contribuente, il terminal delle Funivie agli alti fondali per importare più carbone, il mondo andava in direzione opposta.

Ma i Sindaci del PD savonese non solo si sono appiattiti sulle decisioni dell’Autorità Portuale; ancor più gravemente essi sono stati succubi del Governatore regionale Claudio Burlando, loro compagno di partito, che ha sempre considerato Savona una colonia del Capoluogo e del quale lui, sino a poco tempo fa, si sentiva sovrano assoluto.

 

Non credo che la decisione di spendere 80 miliardi di vecchie lire – più di 40 milioni di euro – per il tunnel delle Funivie sia stata partorita dal Ministro Burlando per i 100 dipendenti delle funivie; se mai, tutto ciò rientrava in una precisa strategia: quella di fare di Savona il terminal del carbone (cui bono?) alla quale è seguito il tentativo, fortunatamente andato a vuoto, di rendere Savona un  terminal del bitume.

E allora mi chiedo: delle penalizzanti per i savonesi strategie genovesi, di mandare a Savona merci povere e inquinanti, ne erano consapevoli i sindaci P.D. che hanno governato per vent’anni la nostra città e che facevano parte del Comitato Portuale?

 

Burlando con  i Sindaci Ruggeri e Berruti

Riprendendo il filo dal mio precedente intervento, v’è da dire che, parallelamente al tentativo di creare una darsena per il grande diporto sul modello di tutti gli altri porti del Mediterraneo, negli anni ‘80 iniziava a prendeva forma l’iter per realizzare un porto turistico nella zona della Margonara, progetto caldeggiato dai Sindaci di Albissola fin dalla fine degli anni ‘70.

Per non annoiare il lettore, tralascio tutti i vari passaggi e le modifiche progettuali a cui i proponenti furono costretti in oltre trent’anni di iter per arrivare ad una proposta finale che soddisfacesse tutte le istanze e le richieste degli innumerevoli enti coinvolti. Arriviamo così all’anno 2010 quando, al pari  del Comune di Albissola, la cui volontà di avere un porto turistico era stata chiara fin dall’inizio, la città di Savona, ottenuti i pareri favorevoli di tutte le principali categorie economiche savonesi, tramite il proprio Consiglio Comunale finalmente approvava il progetto della Margonara con il consenso di tutti i partiti e la sola opposizione del partito della “lotta di classe”, ovvero Rifondazione Comunista, che coi propri voti rappresentava a quel tempo il 3% dei cittadini savonesi.

 

Il Sindaco Berruti alla festa di Rifondazione

Voglio solo ricordare che in Liguria, per ciò che riguarda i capoluoghi di provincia, La Spezia ha due porti Turistici per mega-yacht, Genova ne ha 4, Imperia ne ha 2, mentre Savona, città dove è stato varato il primo mega-yacht della storia, non ne aveva nessuno (!). Era quindi arrivato il momento in cui la nostra città poteva finalmente avere il suo porto turistico per mega-yacht; purtroppo, i Savonesi e gli Albisolesi avevano fatto i conti senza l’oste. Infatti, il Governatore Burlando, dopo aver partecipato a una cenetta promossa da un gruppetto di habitué della spiaggetta della Margonara, contrari a dover rinunciare alla loro punto di ritrovo estivo, di suo imperio  bloccava tutto, e da vero sovrano ordinava al sindaco Berruti di rivedere le delibere. Federico Berruti e la sua Giunta si mettevano sull’attenti di fronte agli ordini del loro Kapo e calavano allegramente le braghe, rimangiandosi vergognosamente quello che avevano deciso qualche tempo prima e che era costato decenni di trattative, incontri, mediazioni e quant’altro: Savona non potrà avere la propria marina perché, sentenziava il Governatore, in Liguria ce ne sono troppe – salvo  promuovere poi la realizzazione di un porticciolo da 1.000 posti barca alla foce del fiume Magra, le cui piene ogni anno provocano enormi disastri.

 

Burlando e Canavese alla cenetta sulla spiaggia della Margonara

Ma il colpo del K.O. definitivo per i savonesi sarebbe ancora dovuto arrivare.

Siamo all’inizio dell’anno 2012 e scade il mandato del Presidente dell’Autorità Portuale. Tutti noi Utenti del Porto, all’unanimità, assieme alla Camera di Commercio, chiediamo a gran voce che il successore sia l’Ammiraglio Felicio Angrisano. (LEGGI)

L’Ammiraglio Angrisano, già Comandante della Capitaneria di Savona e pensionando, dopo l’ultimo incarico presso il Ministero delle Infrastrutture e con alle spalle una brillante carriera professionale, dà la sua disponibilità.

A parte lo spessore professionale, l’Ammiraglio Angrisano aveva lasciato a Savona un ricordo vivo in tutti gli Utenti del Porto per la sua competenza, la sua assidua attitudine a voler risolvere i problemi e soprattutto la sua umanità.

 

L’Ammiraglio Felicio Angrisano

 

Nell’ambito del settore marittimo/portuale, al pari di un suo conterraneo campano il prof. Ideale Capasso, illustre preside che durante la sua tentennale presenza aveva lasciato una impronta indimenticabile nel nostro storico Istituto Tecnico Nautico (LEGGI), l’Ammiraglio Angrisano si era dimostrato di essere uno di noi, un uomo che amava  e che ama la nostra città, che frequenta tutt’ora, e che oltre alla propria grande professionalità  avrebbe potuto spendere anche un peso politico non indifferente per la tutela del nostro Porto.

Il compagno Burlando, senza alcun motivo di sorta, ancora una volta pone il proprio veto e fa nominare dal ministro Del Rio, suo compagno di partito, il dott. Miazza, il quale era già amministratore della Fornicoke e delle Funivie; ora, potrà sembrare un caso, ma tra il Governatore genovese e Savona il filo d’unione è sempre il carbone!

Del dott. Miazza non si può dire nulla di male, una persona seria gentile e aperta al dialogo, tuttavia, non me ne voglia, certamente il peso politico dell’Ammiraglio Angrisano sarebbe stato ben diverso, specialmente in occasione del colpo di grazia che si apprestava ad essere inferto ancora una volta, e stavolta in modo definitivo, al porto e alla città di Savona.

 

Canavese e Miazza

Infatti grazie a un Decreto Ministeriale, firmato anch’esso da dal Del Rio, dopo 400 anni Savona perdeva la sua autonomia portuale e, mentre iniziava la colonizzazione del porto savonese da parte di imprese genovesi, specialmente quelle legate al carbone – Andreotti diceva che a pensar male spesso ci si azzecca – il porto della nostra città veniva sottomesso all’Autorità portuale di Genova.

Andrea Doria

Insomma, quello che con l’entrata in funzione della piattaforma di Vado diventerà prevedibilmente il 4° porto d’Italia per traffico, è stato accorpato al secondo porto d’Italia, mentre porti di minore importanza hanno continuato a mantenere la loro  autonomia (!).

“In piazza della Maddalena, in lobieta, gli Anziani e i sei deputati -ad conservationem civitatis- consegnarono al Doria ed a Filippo Fieschi le chiavi della città, promettendo obbedienza a Genova.”

Era l’anno 1528 e Savona, dopo un breve assedio, si arrendeva e perdeva la sua autonomia per le mani di Andrea Doria, il grande Ammiraglio genovese, che attraverso l’alleanza con Carlo V di Spagna consolidava il suo potere in tutta la Liguria.

Burlando

Sono passati 5 secoli  ed è accaduto che i Genovesi abbiano nuovamente messo le mani sulla nostra città, certo in modo non cruento e soprattutto senza fare molto rumore, questo non tanto per le capacità di un Governatore che ha speso miglia di euro dei liguri per gli ululoni dal ventre giallo e i guli guli…LEGGImentre la Liguria franava, ma solo per l’ incapacità e il menefreghismo di coloro che hanno amministrato per oltre vent’anni la nostra povera Città, i quali, intenti unicamente a pensare alle proprie carriere politiche sotto la cappella del Kapo, si sono sempre disinteressati a ciò che stava accadendo attorno a loro.

E pensare che adesso vi è ancora qualche buontempone di sinistra che ha il coraggio di chiederci “Che cosa avete fatto, voi della Lega, dopo due anni?“.

La risposta la lascio alla celeberrima frase del grande Totò: “ Ma mi faccia il piacere!”. E taccia, aggiungo io.

   

 

SILVIO ROSSI  Consigliere LEGA NORD

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