Savona – Elezioni amministrative

ELEZIONI AMMINISTRATIVE: DIMENTICATA LA FINANZA LOCALE
Il Comune di Savona al 13° posto tra i capoluoghi per indebitamento
Il pericolo di aver investito in titoli “tossici” o Swap
Ma si parla solo di coalizione a sinistra e di “manifesti personali” nel centro destra

ELEZIONI AMMINISTRATIVE: DIMENTICATA LA FINANZA LOCALE
Il Comune di Savona al 13° posto tra i capoluoghi per indebitamento
Il pericolo di aver investito in titoli “tossici” o Swap
Ma si parla solo di coalizione a sinistra e di “manifesti personali” nel centro destra
 

Savona – Domenica 15 Maggio e Lunedì 16 Maggio prossimi dovrebbe svolgersi una importante tornata di elezioni amministrative, con in ballo l’elezione di Sindaco e Consiglio Comunale in città come Torino, Milano, Bologna, Napoli: in questo lotto è compresa anche Savona, i cui elettori saranno chiamati a confermare o meno l’uscente amministrazione di centrosinistra.

Dalle lettura dei giornali apprendiamo che sono in corso le grandi manovre tra i partiti, sul versante del centrosinistra con l’ipotesi di un ingresso nella coalizione della nuova formazione di Sinistra Ecologia e Libertà.

Il centrodestra, invece, appare impegnato ancora nella ricerca del candidato-Sindaco ed i papabili, nel frattempo, hanno già provveduto a stampare i propri manifesti personali, l’un contro l’altro contrapposti.

Dalla discussione in corso pare emergere che il nodo più importante del contendere, sotto l’aspetto programmatico, sia rappresentato dalle questioni urbanistiche ed in particolare da un giudizio di eccessiva “cementificazione” previsto da un Piano Urbanistico Comunale, arrivato in ritardo di vent’anni a sanzionare semplicemente ciò che era già stato fatto e deciso in un clima complessivo di “deregulation” che ha danneggiato gravemente le possibilità di sviluppo della Città, penalizzando le periferie e bloccando il centro con l’inserimento di edificazioni davvero negative (dal Porto all’ex-Astor, tanto per intenderci).

Il punto delle questioni urbanistiche è sicuramente importante, ma proveremmo a sviluppare anche un tentativo di dibattito su di un tema diverso che, a nostro avviso, nei prossimi anni diventerà assolutamente centrale e decisivo per l’andamento dell’amministrazione: quello del bilancio e della finanza locale.

Ci è già capitato di toccare l’argomento dal punto di vista del bilancio del Comune di Savona, ma ci sono altri sviluppi, sul piano generale, che sarà necessario affrontare con grande attenzione e che dovrebbero essere portati compiutamente al giudizio delle elettrici e degli elettori, dopo essere fatte oggetto di analisi e di proposta da parte delle forze politiche.

Una recente analisi pubblicata dal “Sole 24 Ore” ha fra l’altro precisato che il Comune di Savona risulta il tredicesimo comune italiano (tra i capoluoghi di provincia) per indebitamento: una posizione niente affatto invidiabile che si è realizzata mentre l’amministrazione comunale ha alienato un bene di grande valore come il palazzo della Banca d’Italia di Piazza Mameli impiegando il ricavato (a quanto pare) per i 2/3 nella spesa corrente.

Abbiamo già rivolto alcune domande, che non hanno avuti risposta e le ripetiamo: quale importo è inserito in bilancio quale posta attiva derivante dalla presunta (e non ancora avvenuta) vendita di immobili comunali (ad esempio palazzo Pozzobonello), quanto ha investito il comune di Savona nei cosiddetti “titoli tossici” o SWAP, quel denaro è ancora lì impiegato e, eventualmente, qual’è la situazione reale dell’investimento?

Risposte che potrebbero chiarire e determinare qual’è davvero la situazione finanziaria in cui si trova il Comune di Savona.

A questi punti specifici se ne aggiungono altri che stanno per derivare dalla situazione nazionale: nella prossima tornata amministrativa, infatti, è prevedibile che entrerà in applicazione il cosiddetto (e famoso) federalismo fiscale.

Infatti, al di là dell’attuale situazione parlamentare, l’orientamento complessivo delle forze politiche fa pensare che si arriverà ad un esito in questa direzione più o meno simile a quello contenuto nel decreto bocciato (per via del regolamento del Senato, che “respinge” in caso di pareggio) nei giorni scorsi.

Qualcuno, all’interno del Palazzo Sisto IV, aveva commentato, al proposito proprio del federalismo fiscale e delle sue possibilità di applicazione: l’anno prossimo avremo 7 milioni di euro in più.

A parte il fatto che siamo di fronte davvero ad una dichiarazione incauta, la domanda è “chi pagherà gli eventuali 7 milioni in più a disposizione”.

Il DDL sul federalismo fiscale attualmente in discussione pone essenzialmente tre questioni, alle quali può aggiungersene un’altra.

Andando per ordine: i trasferimenti dello Stato saranno completamente aboliti e si procederà attraverso un meccanismo di “costi standard” dei servizi ( a partire, ad esempio, dai vigili e dall’amministrazione), sulla base dei quali i municipi avranno commisurate le risorse (il tutto dovrebbe andare a regime nel giro di tre anni): se si vorrà incrementare un determinato servizio, le strade saranno due, quella del “taglio” in altri settori oppure l’aumento delle tasse.

In secondo luogo ai comuni torneranno le tasse sugli immobili, esclusa la prima casa, includendo nella nuova IMU (aliquota allo 0,76%, la metà se l’immobile è affittato. A Savona c’è una buona parte del patrimonio immobiliare è sfitto, ma si tratta di verificare l’esattezza degli alloggi censiti e questo sarà un altro compito dell’amministrazione comunale) anche l’Irpef da fabbricato.

Il terzo aspetto riguarda la cosiddetta “imposta secondaria” (sulle attività commerciali).

I comuni avranno la possibilità di “manovrare” le aliquote:una quota non rilevante, ma significativa, dello 0,2%.

Su questo punto, su quello del patrimonio tassabile, sull’insieme di questa prospettiva le forze politiche che si candidano a governare la Città debbono dire una parola chiara ai cittadini, stipulando gli accordi e presentando i programmi: questo federalismo fiscale rischia, inoltre, di “schiacciare” ulteriormente attività produttive di dimensioni ridotte che in una situazione come quella savonese risulterebbe elemento fortemente negativo.

C’è poi un quarto punto: quello della cosiddetta “tassa di scopo”.

I comuni, infatti (in una dimensione che sarà quella del “gabelliere periferico” in una logica, non certo di federalismo, termine che dovrebbe essere abbandonato, ma al massimo di “decentramento fiscale”) potranno stabilire ulteriori livelli di tassazione finalizzati alla costruzione di determinate opere pubbliche (in una logica, se è consentito il termine, di “colletta”).

La “tassa di scopo” pone una questione fondamentale che accenniamo soltanto: quella della formazione democratica delle decisioni, in tempi di totale svilimento del ruolo del Consiglio Comunale (anche per la debole preparazione dei consiglieri, abituati ormai dalla logica della “governabilità” a considerarsi parte di “maggioranza” o di “minoranza” al di fuori dall’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo previste dal Codice delle Autonomie Locali) e di abolizione delle circoscrizioni.

Abbiamo sollevato una sola questione, allo scopo di aprire un dibattito ed una riflessione: certo ci sono tanti altri temi a partire dall’effettiva collocazione del potere a Savona, del rapporto tra territorio e sviluppo, dal trovarsi fuori dal territorio comunale due questioni di grandissima portata come la piattaforma Maersk e il raddoppio della centrale Tirreno Power che pongono, anch’esse, ben al di là delle problematiche legate alla loro realizzazione sul piano ambientale, della salute dei cittadini, della reale redditività sul terreno occupazionale, delle garanzie industriali, il tema di fondo del coinvolgimento democratico.

E’ necessario approfondire, varare proposte serie, vedere nel loro complesso tutte le questioni sul tappeto, al di là dell’urgenza di presentare candidati e schieramenti.

Savona, 18 Febbraio 2011                                                         Franco Astengo

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.