SAVONA E LA STRATEGIA DEI RIFIUTI

LA PROVINCIA DI SAVONA E LA STRATEGIA DEI RIFIUTI.
Il Marson-pensiero e il machiavellismo del Presidente Vaccarezza

LA PROVINCIA DI SAVONA E LA STRATEGIA DEI RIFIUTI.
Il Marson-pensiero e il machiavellismo del Presidente Vaccarezza
 

UN ANNO FA.

Sulla La Stampa del 18 settembre 2009 in un articolo intitolato”Basta discariche!” Il presidente della Provincia Vaccarezza dichiarava di voler avviare consultazioni col Piemonte per risolvere insieme il problema dei rifiuti.

Dichiarava:” In attesa di individuare la tecnologia che verrà applicata per lo smaltimento dei rifiuti, la Provincia ha le idee sufficientemente chiare sull’abbandono del modello dell’interramento dei rifiuti utilizzato sinora. E Marson, come Assessore provinciale all’ambiente, rincarava «Realizzare una discarica da un milione di metri cubi è come costruire 100 palazzi e metterli sotto terra Non credo che questo modello sia perseguibile. L’ho detto al Sindaco di Savona per l’Ata e l’ho spiegato agli altri Comuni. E’ indispensabile che gli imprenditori di questo settore si rendano conto che anche per il rifiuto è necessario avviare un processo industriale complesso”.

Marson e Vaccarezza avviavano, così, incontri con le Provincie vicine, già convinti che il problema rifiuti andasse gestito in ambito più ampio.

L’11 settembre dello stesso anno, in un’intervista al Secolo, anche i socialisti, per bocca del segretario regionale Mauro Gradi, invocavano: « Per i rifiuti, impianto unico per Imperia e Savona»
In pieno accordo col Pdl, benedivano l’unificazione tra le province di Imperia e Savona come tributo alla capacità progettuale del centro destra. «Essere laici e riformisti significa anche riconoscere quando altri fanno proposte buone, dice Gradi ,evitando così facili strumentalizzazioni politiche, come la costituzione, con urgenza, di un’unica azienda del ponente ligure di un unico impianto di raccolta e smaltimento rifiuti per Imperia e Savona”.
Ammettendo candidamente che l’economia del settore ci impone un bacino di utenza di almeno 500mila abitanti per qualsivoglia impianto rifiuti di ultima generazione.”Riferendosi già, in maniera neanche troppo velata, a un provvidenziale inceneritore.

Per questo il segretario socialista, che tra l’altro vive in Provincia di Imperia, sorvolava bellamente sulle incapacità gestionali proprio di quel centro destra di cui apprezzava le proposte e che, nella sua provincia, ha dato il peggior esempio di come non si trovino le soluzioni se non addossandole ad altri. Ignorava, alla stregua del Presidente e dell’Assessore Provinciale e della gran parte della classe politica savonese, tutto il dibattito che i territori hanno ormai avviato da tempo, proprio sull’esperienza in campo di rifiuti e la conoscenza scientifica di chi vive già vicino ad un inceneritore e forse augurandosi solo che non si pensi di costruirlo vicino a casa sua, proponeva l’avvio di un confronto istituzionale interprovinciale che, dovesse superare le già fatte e inadeguate scelte localistiche, per finalmente individuare un’unica soluzione sui rifiuti solidi urbani per il ponente ligure”.

UN ANNO DOPO

Sarà forse un caso, ma neanche un anno dopo, Imperia, fallendo nel suo sistema di raccolta e conferimento di rifiuti, anche per l a provvidenziale indisponibilità di discariche adeguate sul suo territorio, chiede ospitalità alla provincia di Savona che. guarda caso, vede nell’assessore Marson e nel Presidente Vaccarezza provvidenziali e convinti soccorritori.

L’unica discarica di Vado, quella del Boscaccio, che riceveva già tutti i rifiuti dei 69 Comuni della Provincia di Savona e non solo, si vede pronta a ricevere ogni giorno anche quelli imperiesi, 45.000 tonnellate in più, superando le scelte logistiche , tanto care al signor Gradi e realizzando i proponimenti dell’anno prima, espressi proprio da Marson e Vaccarezza.

Insomma quello che succede in emergenza, apparentemente inaspettato, si rivela un disegno tracciato da tempo.

La discarica del Boscaccio, gestita da Ecosavona, azienda Spa, pubblico-privata, intanto sembra essere in procinto di allargarsi, proporzionalmente alla produzione di rifiuti, che in provincia di Savona, sembrano aumentare. Ma in questi giorni:un intoppo. Il Via Regionale blocca il progetto di ampliamento, perché si scopre che la zona richiesta è “zona carsica”, quindi si comincia a parlare di emergenza creata dall’accorciamento di vita della discarica.

Insomma un disegno tracciato da tempo , a cui Marson sembra credere quando comincia a parlare anche di quattro o cinque gassifica tori, visto i danari incassati dal Comune dall’attuale.

 

Tutto si svolge in un’ottica contraria alle più illuminate strategie che vedrebbero: una politica di minore produzione alla fonte, un riciclo dei materiali e una differenziata spinta per rendere inutile la costruzione di inceneritori e gassificatori.

 

Un’ottica miope che, un anno fa, portava Vaccarezza a dichiarare determinato «Mai più una nuova discarica. Coinvolgiamo Imperia, Cuneo, Alessandria e Asti, perché chi l’ha detto che il problema rifiuti andrà risolto nella nostra provincia? Riguarderà un ambito più grande con il territorio imperiese e soprattutto con le province piemontesi più vicine a noi: Cuneo, Alessandria e Asti. Ecco perché dico che con quest’ottica è assurdo discutere su dove fare una futura discarica, inceneritore o termovalorizzatore che sia, nel nostro territorio. Non è affatto detto che toccherà a noi ad ospitarlo, può essere benissimo che venga fatto al di fuori della provincia ma serva anche il nostro territorio. È questa la logica verso cui andiamo, oltretutto i numeri della nostra provincia da soli non bastano certo per sostenere, finanziariamente e quantitativamente, l’investimento di un nuovo impianto di ultima generazione».

La logica è proprio quella. Lo abbiamo capito

Marson e Vaccarezza  (foto da IVG.it)

Per poter giustificare un inceneritore bisogna avere molta spazzatura, quindi bisogna raccoglierla da più Provincie. In questo modo ne costruiamo uno grande, che procurerà tanti, tanti profitti a chi lo costruisce,( magari con le sovvenzioni dei certificati verdi),tanti profitti a chi lo gestisce( magari un altro carrozzone con tanto di politici trombati) e magari inquinando qualcun altro , perché, come dice Vaccarezza può essere benissimo che venga fatto al di fuori della nostra Provincia, ma che serva noi.”

Questo èpensare in modo moderno”, come sostiene Marson il “super” assessore all’Ato (ambito territoriale ottimale), il tecnico cui Vaccarezza ha affidato il delicatissimo incarico di risolvere il problema di rifiuti, acque e trasporti che, un anno fa, dichiarava che le discariche che abbiamo erano già al collasso e la politica di aumentarne la capienza per stoccarci ancora più rifiuti, fosse perdente e dannosa. Intanto modernamente ci stocchiamo anche quelli delle provincie vicine, accellerandone, molto prima la temuta saturazione.

Dichiarava essere una follia, pensare che la raccolta differenziata potesse ridurre il quantitativo di rifiuti, mostrando profonda ignoranza in materia e dimenticando anche le disposizioni di legge in tema di differenziata, che qualsiasi amministratore dovrebbe conoscere e avere l’obbligo di perseguire, perché ci porteranno all’aumento del 20% di tassa di conferimento che pagheranno i cittadini.

 

RAPPORTO SUGLI INCENERITORI

La Rete Nazionale Rifiuti Zero in collaborazione con il Comitato Ambiente e Salute di Gallicano (Lucca), e con Ambiente e Futuro (Lucca), hanno curato la traduzione di stralci del 4° Rapporto della Società Britannica di Medicina Ecologica riguardante gli effetti sulla salute umana degli inceneritori di rifiuti.

Questo strumento scientifico raccoglie i più aggiornati risultati della ricerca sugli effetti sanitari derivanti dalla combustione dei rifiuti.

Dallo studio risulta demolita la convinzione secondo la quale gli inceneritori “di ultima generazione” sarebbero poco pericolosi. Al contrario, confermando

peraltro analoghe conclusioni dei ricercatori italiani dell’Università di Modena, Reggio Emilia Dr.ssa Gatti e Dr. Montanari , emerge che questi inceneritori, con le loro alte temperature nei forni, contribuiscono grandemente alla immissione nell’ambiente di polveri finissime (PM2,5 e PM1) che costituiscono un rischio sanitario ben più grave delle ormai

“conosciute” polveri PM10.

Un problema che per Savona e provincia sarebbe, ancor più gravoso per la presenza delle stesse emissioni prodotte dalla centrale a carbone, di cui T.P. chiede l’ampliamento e che lo stesso Marson dichiara in questi giorni di non voler ostacolare.

Questi inceneritori, meglio chiamati in Italia”termovalorizzatori”, diffondono in atmosfera “nanopolveri” sfuggendo a filtri e controlli e danneggiando da decenni la salute della popolazione residente in un raggio di cinquanta chilometri.

Queste non solo non sarebbero nemmeno rilevate dai sistemi di monitoraggio delle emissioni, ma per di più nemmeno “contemplate” dai limiti di legge a cui gli impianti devono sottostare.

Inoltre, altro aspetto che segnala quanto gli inceneritori non rispettino il Principio di Precauzione è rappresentato dal fatto che a fronte di emissioni cancerogene “identificate” da tempo dai ricercatori (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l’impatto sulla salute umana se non a lungo termine.

In questo quadro il Rapporto definisce l’incenerimento dei rifiuti un attacco al diritto alla vita.

Il Rapporto della Società Britannica di Medicina Ecologica pubblicato nel dicembre 2005 rappresenta uno strumento importante per contrastare la costruzione d’inceneritori e affini.

  

E LA SOSTENIBILITA’? 

I rifiuti distrutti in un inceneritore devono obbligatoriamente rimpiazzati.

Questo richiederà nuove materie prime, e nuove lavorazioni, trasporti, imballaggi, mentre la riduzione, il ri-utilizzo, e il riciclo rappresentano una strategia vincente. E’ stato dimostrato in varie città che si possono realizzare livelli elevati di diversficazione dei rifiuti (> 60%) in modo

relativamente veloce. Quando questo accade, non resta molto da bruciare, ma un certo numero di prodotti saranno sempre problematici, ad esempio il PVC.

L’incenerimento, con il suo approccio, dà ai cittadini un messaggio sbagliato “Non c’è problema, produci quanti rifiuti vuoi , non differenziare, non riciclare, perché noi abbiamo la soluzione per smaltire il tua spazzatura!”

“L’incenerimento distrugge la responsabilità e ciò incoraggia le industrie a continuare a fare prodotti che portano a rifiuti tossici problematici. Una volta che il rifiuto è stato ridotto in cenere, chi può dire chi ha fatto che cosa? Negli ultimi 150 anni c’è stata una progressiva “tossificazione” del flusso

dei rifiuti con metalli pesanti, radionuclidi, e molecole organiche alogenate sintetiche. E’ ora di incominciare a invertire questo trend. E questo non verrà realizzato se continuiamo a incenerire i rifiuti”.

Vyvyan Howard Dicembre 2005

Professore di Bioimaging, Centro per le Bioscienze Molecolari

 

Schema di un inceneritore

INCENERITORI E SALUTE 

Gli inceneritori producono ceneri pesanti e ceneri leggere (o volanti) che rappresentano il 50% in volume dei rifiuti originali e che vanno trasportate alle discariche. I dispositivi per l’abbattimento (degli inquinanti) negli inceneritori moderni, in particolare quelli per le diossine e i metalli pesanti, semplicemente trasferiscono il carico inquinante dalle emissioni in atmosfera alle ceneri leggere. Queste ceneri volanti sono leggere, facilmente trasportate dal vento e in gran parte con dimensione delle particelle minima.

Costituiscono un pericolo per la salute considerevole e poco conosciuto.

 

Due grossi studi in America hanno mostrato che l’inquinamento atmosferico

dovuto alle polveri fini (PM2,5) causa aumenti nella mortalità per tutte le cause, in quella per malattie cardiache e in quella per tumori polmonari, dopo correzione per altri fattori. Le polveri fini sono prodotte principalmente da processi di combustione e sono prodotte in grandi quantità dagli inceneritori e centrali a carbone.

La suscettibilità agli inquinanti chimici varia in base a fattori genetici e acquisiti, con l’impatto massimo sul feto.

Il controllo degli inceneritori è stato ed è spesso insoddisfacente per la mancanza di rigore, per i monitoraggi poco frequenti, per il basso numero di composti misurati, per i livelli giudicati accettabili e per l’assenza di monitoraggio biologico.

L’approvazione di nuovi impianti è dipesa da dati di modellistica, che si suppone siano misure scientifiche di sicurezza, anche se il metodo usato ha un’accuratezza di non più del 30% e ignora l’importante problema delle

polveri secondarie.

Si asserisce che le moderne procedure di abbattimento (degli inquinanti) rendono sicure le emissioni degli inceneritori, ma questo è impossibile da stabilire. Inoltre, due delle emissioni più pericolose – le polveri fini e i metalli pesanti – sono relativamente resistenti alla rimozione.

Non è possibile stabilire in anticipo la sicurezza di nuove installazioni di inceneritori e, sebbene sospetti di effetti avversi sul feto e sul neonato potrebbero sorgere entro pochi anni con un rigoroso monitoraggio indipendente della salute, questo tipo di monitoraggio non è stato messo in essere, e a breve termine non raggiungerebbe la significatività statistica per le singole installazioni.

Altri effetti, quali i cancri nell’adulto potrebbero essere differiti per

almeno da dieci a venti anni. Quindi qui sarebbe appropriato applicare il principio di precauzioni.

 

Attualmente gli inceneritori contravvengono ai diritti umani basilari, come enunciato dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in particolare al Diritto alla Vita nella Convenzione per i Diritti Umani Europea, ma anche nella Convenzione di Stoccolma e nella

Legge di Protezione Ambientale del 1990.

 

E A SAVONA?

 

Eppure, nella provincia di Savona, qualcuno pensa , addirittura che gli OBSOLETI GRUPPI 3 E 4 della centrale a CARBONE POSSANO BRUCIARE RIFIUTI SOLIDI URBANI COME CDR in contrasto con quanto consentito dalla normativa europea ( Direttive 2000/76/CE E 75/442/CEE) , ma come previsto a pag.170 dal piano dei rifiuti della Provincia di Savona( allora assessore Filippi ) approvato dalla Regione Liguria( allora presidente Burlando e assessore Zunino) con il rischio di un ulteriore e grave peggioramento delle emissioni per la formazione di diossine e metalli pesanti nei fumi maggiori addirittura di quelle prodotte con un moderno inceneritore. 

 

Eppure a Savona il dirigente Arpal, dott. Soracco, finito in un’indagine per falsi accertamenti in Liguria, a cui è stata comunque assegnata la responsabilità di monitoraggi mai fatti a Vado e Savona, sulle emissioni della centrale che da anni sono causa di morte e malattia nel nostro territorio, riesce a sostenere che l’aria che esce dai camini di un inceneritore è più pulita di quella in entrata.

 

IL MARSON-PENSIERO, SOSTENUTO DA AMPIA PARTE DELLA CLASSE POLITICA SAVONESE, si rivela sempre più concreto:

 

10 anni necessari per la costruzione di un inceneritore “ultima generazione”: troppi per l’emergenza costruita a tavolino;

200 milioni di euro i costi per costruirlo: troppi nonostante i certificati verdi:

-“ il porta a porta è superato”: non si capisce come si possa superare un sistema che non ha mai avuto inizio a Savona e sul quale fior di Comuni del Nord Italia e non solo, stanno gestendo con successo la raccolta rifiuti;

-“ la differenziata non può diminuire la quantità di rifiuti”: niente di più falso per giustificare l’incapacità di raggiungere i limiti imposti dalla legge;

-“No a nuove discariche”: la saturazione del Boscaccio e la chiusura di quelle pubbliche giustificherebbe l’emergenza;

– “la spazzatura di Imperia e delle altre Provincie deve confluire al Boscaccio” : motivo e giustificazione di un fallimento progettuale virtuoso, dove la politica dei rifiuti andrebbe gestita in ambito Comunale;

I regolamenti Comunali della Provincia ripropongono il pagamento di una tassa sui metri quadri invece che la tariffa sulla quantità prodotta: questo ratifica la mancata volontà alla differenziazione e il riciclo dei rifiuti:

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LA SOMMATORIA DI QUESTI FATTORI SEMBRANO PORTARE AL RISULTATO DELLA COMBUSTIONE DEI RIFIUTI O PEGGIO L’UTILIZZO DEI GRUPPI 3 E 4 DELLA CENTRALE A CARBONE ( già pronti e meno costosi) CON LE CONSEGUENZE DISASTROSE SU UN TERRITORIO, GIA’ TANTO MARTORIATO, CHE SOLO LE PERSONE DI BUON SENSO POSSONO ORMAI IMMAGINARE.

 

                                                                         ANTONIA BRIUGLIA  14 novembre2010

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