Savona

Riflessioni su l’ex sede della Banca d’Italia e Palazzo Pozzombello
 per pagare spese correnti
Elezioni comunali a Savona e la vendita dei “gioielli di famiglia”
Tra interessi personali, interessi collettivi, prove di qualunquismo
E quanto ci stiamo rimettendo per i “titoli SWAP”a rischio? Chi ha firmato gli atti?

Riflessioni su l’ex sede della Banca d’Italia e Palazzo Pozzombello per pagare spese correnti
Elezioni comunali a Savona e la vendita dei “gioielli di famiglia”
Tra interessi personali, interessi collettivi, prove di qualunquismo
E quanto ci stiamo rimettendo per i “titoli SWAP”a rischio?Chi ha firmato gli atti?
  

Savona – Nel corso della primavera 2011 dovrebbero essere convocate, a scadenza naturale, le elezioni per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio Comunale di Savona.

E’ logico prevedere che si aprirà, tra tutte le forze attive presenti in città sul piano politico, economico, sociale, culturale, un forte dibattito attorno alle prospettive della nuova amministrazione.

Nell’occasione riteniamo sia importante stabilire alcuni punti di discussione per così dire propedeutici al dibattito vero e proprio: punti preliminari posti sia sul terreno generale della visione “politica” del ruolo degli Enti Locali, sia sul terreno più specifico della conduzione della Città, così come questa è stata portata avanti nel corso del mandato amministrativo che sta per scadere.

Premettendo che, in questa seconda parte, non svilupperemo un discorso di merito circa il giudizio da fornire sull’amministrazione uscente, né ci addentreremo in particolari di carattere programmatico (urbanistica, sviluppo economico, ambiente, rifiuti, organizzazione amministrativa e quant’altro): partiremo invece da un dettaglio, a nostro giudizio assolutamente decisivo, seguendo la teoria induttiva della “public choice”, la teoria, cioè, che si misura con il tema del rapporto tra interesse personale e interesse collettivo.

Andando per ordine, però, il primo punto riguarda la necessità che ci siano forze politiche capaci di schierarsi, in un frangente del genere, “controcorrente” rispetto alla deriva che sta assumendo il meccanismo del cosiddetto “federalismo”.

Occorrono forze capaci di schierarsi contro questo luogo comune, assunto – in passato – acriticamente in forma trasversale e che sta portando ad un vero e proprio “disfacimento” l’identità statuale del nostro Paese.

Ci troviamo in una situazione di secessione strisciante, di degrado culturale e morale di larghi settori della classe politica al centro come in periferia, di una pratica politica “estenuata” ed “estenuante”.

Di conseguenza, anche nell’occasione di una elezione locale come quella prevista a Savona, deve essere chiara la collocazione dei soggetti che intendono presentarsi al giudizio degli elettori attorno al punto del contrasto secco ad una ipotesi di federalismo che, attraverso i decreti delegati sul federalismo fiscale ed il cosiddetto “federalismo demaniale”, sta concretizzando ipotesi molto pericolose per l’autonomia degli Enti e la stessa unità nazionale, in un quadro di “deficit democratico” dell’Unione Europea che non può essere assolutamente dimenticato, così come non può essere sottovalutato il quadro complessivo di crisi economica all’interno del quale ci stiamo muovendo.

La protesta sui “tagli finanziari” attuati dal Governo con la recente manovra non può semplicemente essere basata su criteri meramente quantitativi (come hanno fatto le Associazioni degli Enti Locali e la stessa Conferenza Stato-Regioni), ma deve essere articolata su di un giudizio accurato sulla realtà che il procedere delle riforme sul terreno del decentramento dello Stato (prima fra tutte l’affrettata modifica del Titolo V della Costituzione varata dal centro-sinistra in conclusione della legislatura 2001-2006) hanno provocato, nello specifico dell’articolazione territoriale del rapporto Stato-Regioni- Province-Comuni (ad esempio, va coraggiosamente stilato un bilancio della realtà delle Regioni dal momento dell’elezione diretta dei Presidenti ad oggi: con un incremento vertiginoso della capacità di spesa, in particolare nel campo della sanità; capacità di spesa e potere di nomina i due punti sui quali dovremmo soffermare di più la nostra attenzione critica).

Non è possibile, a nostro modesto giudizio, affrontare una prova elettorale come quella riguardante un comune capoluogo come Savona senza affrontare, sul piano politico, questo tipo di temi (tanto più che dall’amministrazione uscente sono invece usciti segnali, portati avanti in forma abbastanza qualunquistica, di accondiscendenza ad una logica meramente quantitativa di taglio, tutto sommato, “leghista”).

Il secondo punto riguarda, invece, direttamente la realtà del Comune di Savona.

A nostro avviso, prima ancora di provare a cimentarsi con la prospettiva programmatica e la relativa scelta delle candidature i soggetti interessati dovrebbero reclamare, dall’amministrazione uscente, la realtà dei conti del bilancio comunale, in particolare attorno a tre punti:

a) le dismissioni, importanti, di proprietà comunali, come nel caso del palazzo della Banca d’Italia di Piazza Mameli, il cui incasso viene utilizzato per la gran parte per le spese correnti, anziché per investimenti (cediamo i gioielli di famiglia per pagare il panettiere sotto casa, in sostanza);

b) il bilancio che presenta come poste attive l’importo di vendite di altri gioielli di famiglia (l’eterno Palazzo Pozzobonello, ad esempio) che non sono venduti, ed i cui importi (di conseguenza) non sono mai stati incassati;

 c)  la quantità esatta di titoli “a rischio” (i cosiddetti SWAP) presenti nel bilancio del Comune di Savona, con una relazione pubblica sull’andamento effettivo dei titoli (insomma, quanto sta rimettendo il Comune rispetto a questo tipo di operazioni?)

 Ecco, questi ci appaiono essere i punti sui quali impostare una discussione seria che poi comprenda tutto il resto: alleanze, candidature, programma, e via dicendo.

Ricordando, infine, che in caso di crack dovrà essere chiaro che a risarcire dovrebbero essere chiamati a rispondere in solido gli amministratori e i funzionari che l’hanno provocato (nel caso degli SWAP ci saranno pure degli atti e dei contratti firmati da qualcuno).

Se poi tutto è stato sanato, meglio, ma non ci si venga a raccontare che questo modo di fare bilancio è frutto del moderno modello di “public management”: noi siamo fermi, e preferiamo, il vecchio modello burocratico/amministrativo di stampo weberiano.

Savona, 5 Ottobre 2010                                                       Franco Astengo

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.