Salvataggi a strascico

SALVATAGGI A STRASCICO
Qualcuno, mentre l’aereo precipita,
riesce a pensare positivo. Questo
articolo non è rivolto a lui, ma a chi osa
guardare senza veli la cruda realtà

SALVATAGGI A STRASCICO
Qualcuno, mentre l’aereo precipita,
riesce a pensare positivo. Questo
articolo non è rivolto a lui, ma a chi
osa guardare senza veli la cruda realtà
Il mio ultimo articolo terminava con questa considerazione: < Non c’è scoperta degli ultimi tre secoli che non si sia risolta, a conti fatti, in un danno anche all’intera umanità, che si presumeva esserne la fruitrice esclusiva. Ciò che sembrava risolvere problemi ne ha creato di nuovi e assai più gravi, complice l’etica utilitaristica e umanitaria.> Un boomerang, insomma.

Il nostro modus vivendi, frutto di un innesto della mentalità anglo-sassone su quella latina che, per fortuna, mostra ancora diffuse resistenze, si contraddistingue per la ricerca dell’utile, il più possibile immediato, e per il posizionamento dell’uomo al vertice di una gerarchia disegnata dall’uomo stesso. Come la cosmologia copernicana ridimensionò il ruolo della Terra nell’universo, passando dal geocentrismo all’eliocentrismo, urge un analogo ridimensionamento gerarchico dell’uomo nella catena biologica, se non addirittura l’abolizione della gerarchia stessa.

 

Ogni nascita è sempre stata considerata un “lieto evento”. E da noi continua ad esserlo, pur temperata dalle elevate spese per portare l’infante all’età adulta. Ma le nazioni dove le donne sono sempre “in dolce attesa” sono una minaccia per l’ecosistema globale. L’amore esclusivo per la vita umana porta al suo svilimento

 

Sono secoli che ci affanniamo ad elogiare la democrazia, ossia l’eguaglianza di tutti gli esseri umani, ma non “esportiamo” questa nobile visione fori della nostra cerchia, asserendo i pari diritti degli umani e di tutte le altre specie viventi, che siano animali selvatici o di allevamento: i primi minacciati di estinzione, i secondi tenuti in condizioni orribili di cattività. Gli unici a godere di diritti pari agli umani sono gli animali da salotto, sui quali mi sono già espresso.  

Quando raffrontiamo una carta fisica del mondo con la sua equivalente politica ci rendiamo conto di quanto artificiosa sia la seconda, con confini arbitrari designanti il possesso da parte di questa o quella nazione di vari appezzamenti di terre e acque territoriali. Queste divisioni, sancite dagli uomini, sono impensabili per la fauna selvatica e la flora spontanea, che si assestano nei luoghi ad esse più consoni: le dimore con la giusta temperatura, umidità, esposizione alla luce, ecc. per ospitare la vegetazione e gli animali erbivori; e le aree più ricche di selvaggina per i loro predatori.   

C’è un equilibrio labile tra gli animali e i territori che essi considerano di propria pertinenza (usufrutto, non proprietà!); e ogni loro sforzo è teso a difenderlo da intrusioni ostili. Equilibrio labile perché dipende sempre dal rapporto tra prede e predatori, e dal rapporto tra prede e cibo disponibile. Anzi, una funzione dei predatori è proprio quella di diminuire il numero di prede, affinché non diano fondo alla vegetazione edibile, se erbivore; o, se carnivore, alle loro stesse prede, se si moltiplicassero incontrollatamente. Il predatore, a sua volta, non può neanche far strage di prede, per lo stesso motivo; e si moltiplica a seconda di quante prede può divorare senza scompigliare l’equilibrio ecologico. Anche la vita media, il numero di nuovi nati e la frequenza dei parti è regolato dalla natura, affinché non si verifichi una quantità di nuove bocche incompatibili con il cibo disponibile nell’area di competenza. Se la madre ritiene di non avere latte a sufficienza per svezzare un numero eccessivo di cuccioli, non esita a trascurare i più deboli per far sopravvivere gli altri. L’etica animale non è caritatevole, ma tende soltanto alla propagazione della specie, tanto in senso spaziale quanto temporale. 

 

Il Giorno di Sovrasfruttamento della Terra quest’anno è caduto il 22 agosto, con 20 giorni di ritardo grazie alla tregua concessa dal Covid. Al nostro ritmo di consumi, per andare a pari, avremmo bisogno che la Terra fosse del 60% più grande. Stiamo divorando il capitale terrestre. Noi ecologisti lanciammo l’allarme, inascoltati, nei primi anni ’70 (Club di Roma). Avevamo ragione. Vogliamo continuare così?

Si noti nel grafico il respiro della Terra ad ogni crisi economica

 

L’area di pascolo e di caccia dev’essere tanto più estesa quanto meno ha da offrire. Derogare significa entrare in fibrillazione e avviarsi alla catastrofe del delicato sistema trofico. Ad es., il solitario leopardo delle nevi, menzionato nel mio precedente articolo, deve contare su un’area di caccia di centinaia di kmq, proprio per la scarsità delle prede nel suo habitat d’alta quota, così impervio, freddo ed ostile.

Queste sono le regole che hanno governato il mondo da quando sono venuti emergendo i vari biomi. Una regola tutt’altro che democratica ed empatica, con specie che vivono sbranandone altre, le quali brucano erbe per poi finire in parte nelle fauci dei carnivori. Che la catena trofica sia l’apoteosi della ferocia nei confronti di esseri mansueti come gli erbivori è una constatazione che ha influenzato molto il pensiero umano sin dall’antichità. Una tale normalità, basata sul ripetersi di vite sacrificate per la sopravvivenza di altre, ha fatto sorgere già in epoche remote il mito di un paradiso terrestre dove nessun vivente che lo popoli abbia bisogno di aggredire e divorarne un altro. Nel tempo anteriore alla Caduta della prima coppia di umani, nella versione biblica del mito, tutti gli animali erano pacifici, perché nessuno, uomo compreso, doveva cibarsi né lavorare (cacciando o lavorando la terra) per vivere.

La trasgressione di Eva ed Adamo alla generosa legge divina ha trascinato nella Caduta anche gli incolpevoli animali, assoggettando anch’essi al bisogno e determinando così una delle tante incongruenze di miti comuni a tutte le civiltà, anche geograficamente lontanissime tra loro, a dispetto di un mondo privo di vie e mezzi di comunicazione degni, col metro di oggi, di chiamarsi tali.

 

Il mitico Giardino dell’Eden, dove non c’erano prede né predatori. Non c’erano dunque appetiti, neppure sessuali e la morte vi era sconosciuta. Dopo la Caduta, causata dalla sua sete di Conoscenza, l’uomo ha cercato di ricreare quell’Eden, in oasi a sé riservate, creando il Caos fuori di esse

 

Tuttavia, l’uomo non s’è arreso all’anatema divino e si è profuso nei tentativi di sottrarsi alla fatica e ai disagi della vita terrena, scaricandone l’onere su altri. Al tempo stesso, s’è prodigato per moltiplicare la sua presenza sulla Terra, usando la donna come mero contenitore di nascituri, in rapida progressione geometrica, per sopperire all’alto tasso di mortalità. 

Per secoli e millenni, come nel caso degli equilibri dianzi visti, ci ha pensato la natura a mitigare una moltiplicazione selvaggia del genere umano attraverso la penuria di risorse e le malattie, oltre alla vastità del pianeta rispetto alle sparute tribù e in seguito villaggi e città. Un modesto contributo al contenimento demografico l’ha poi fornito l’uomo con la sua propensione alla guerra.

I vari consorzi umani hanno sempre cercato di prosperare soprattutto espandendosi o migrando in territori altrui, grazie a vittorie militari e successive sottomissioni e schiavizzazione dei vinti, oppressi con alti tributi e lavori forzati. 

Attraverso ripetute annessioni territoriali, sono nati gli antichi imperi, di cui il più noto fu quello romano; ma altri l’avevano preceduto. A un certo punto, la sovrespansione demografica e territoriale, la pressione fiscale sulle nazioni assoggettate, lo sfruttamento del lavoro altrui, la corruzione, la burocrazia ne hanno regolarmente decretato il collasso, per l’eccessivo peso degli agi dei vincitori sui vinti.

 

America. Il Nuovo Eden si chiama Eldorado, ma è l’inferno per gli indigeni, che vivevano da millenni scalfendo appena il loro ambiente: decimati e costretti a seguire la nostra visione del mondo, che, inneggiando alla vita e al Vitello d’Oro, dissemina morte 

 

Questo sistema di guerre, saccheggi e annessioni ha proceduto senza eccezioni sino alla 2° Guerra Mondiale, quando lo spettro della bomba atomica riuscì a placare gli ardori di nuovi possibili belligeranti.

La fine, sia pur forzata, dello spirito guerriero, l’avanzata di sempre più raffinate tecnologie per alleviare la fatica, vincere le malattie e dare nutrimento a tutti, fece maturare, senza che ce ne si avvedesse in pieno, la mentalità salvifica del genere umano, senza distinzione di razza, religione, censo: non più la salvezza promessa post mortem nel Regno dei Cieli, ma già qui, su questa Terra. Per anni siamo stati –e siamo- la Croce Rossa di noi stessi, fieri della nobile propensione a “salvare tutti”. Senza badare ai costi immensi che si ripercuotono su tutto ciò che esula dagli umani. Si è venuto costituendo un nuovo tipo di impero, fondato, anziché sull’odio reciproco, sull’assistenza urbi et orbi, prodigandoci per salvare quante più vite umane possibile, mediante farmaci sempre più sofisticati, somministrati sia a noi che alla carne da macello delegata a vivere e ingrassare per nutrirci; mentre tutt’attorno la moria colpisce ed estingue le specie che “non ci servono”. Il mondo non aveva mai ospitato con la stessa incalzante frequenza i funerali di tutto ciò che gli uomini hanno condannato a morte, pur di vivere in un ambiente sempre più innaturale, all’insegna del mors tua vita mea.

Abbiamo forzato i cicli e le regole della natura, convinti di poterle riscrivere a nostro uso e consumo.

 


George Soros ha dimostrato di essere un abile profittatore delle crisi, tanto da adoprarsi per crearne di nuove e trarne immensi profitti. Negli ultimi anni ha indossato le vesti umanitarie, finanziando navi ONG, dedite al trasbordo in massa di africani in Europa, portandovi il caos. Reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, agevolando il crimine dei trafficanti di uomini. E la magistratura non batte ciglio, se non per trascinare in tribunale l’unico ministro che si è opposto a questo scempio [VEDI] e [VEDI]

In sostanza: sempre più uomini e sempre meno animali selvatici

 

La globalizzazione ha portato alle estreme conseguenze questo sistema di sfruttamento, abbattendo ogni confine territoriale, per cui chiunque può arrogarsi il diritto di invadere qualsiasi territorio per spremerne risorse, umane e ambientali. In pratica, è la continuazione, sotto mentite spoglie, del vecchio colonialismo, cominciato in Africa nei secoli precolombiani ed ampliato nelle Americhe dopo la loro scoperta e invasione. Nel contempo, masse di diseredati praticano una sorta di “contro-colonialismo”, puntando verso i territori dei loro sfruttatori. L’etica naturale li respingerebbe a forza; e certe nazioni, meno permeate dall’etica umanitaria, in effetti lo fanno; mentre da noi prevale l’impulso al salvataggio, forse a placare i sensi di colpa della nostra vita sulle spalle altrui.

 

Effetti “collaterali” del nostro saccheggio del pianeta: il “fuoco amico” in California e ovunque ci sia vegetazione da ardere. Però lanciamo piani di rinsavimento… per il 2050

 

L’ipocrisia ha verniciato di etica umanitaria l’irruzione della civiltà europea in continenti visti soltanto come terre da sfruttare, pretendendo di liberare le popolazioni autoctone dalle loro religioni, declassate a superstizioni, non ché stili di vita “selvaggi”, con la conversione al cristianesimo e imponendo l’adozione della nostra way of life. La combinazione di sfruttamento ambientale ed etica umanitaria, tesa cioè a spazzar via gli equilibri demografici pre-invasione, salvando quante più vite umane possibile, ha innescato una deflagrazione letale, in quanto la moltiplicazione agevolata di bocche da sfamare, attraverso la conversione dell’agricoltura da tradizionale ad industriale (un ossimoro!), orientata più a prodotti di esportazione che di consumo locale (e taccio qui della stanchezza ed avvelenamento della terra coltivabile), ha trasformato gli indigeni in consumatori di prodotti d’importazione, quindi troppo cari per le loro tasche. Donde la nuova miseria indotta e la fuga dai territori natii. 

Di più, le vecchie e radicate abitudini, in primis quella di fare sesso senza freni né precauzioni, che aveva un senso quando la mortalità infantile era altissima e, per contro, c’era enorme bisogno di braccia, non sono state superate, e le donne passano ancora da una gravidanza all’altra; ma gli eventi non sono più “lieti”, in quanto il numero di nati e cresciuti non è più contenuto dalla selezione naturale, e la nuova etica di salvataggi di stampo europeo ne ha preso il posto, gonfiando il rapporto tra abitanti e territori. 

 

Intanto, nel 2020, questi sono i buoni propositi (articoletto da La Stampa del 9/09/2020). A Vado siamo passati dal carbone al gas e abbattuta una ciminiera. In Cina, che lavora soprattutto per l’esportazione, quindi anche per noi, i passi li fanno da gigante: 100 nuove centrali a carbone sporco, oltre alle centinaia esistenti. Devono ricuperare il Pil e l’inquinamento perso durante i mesi del lockdown. La lezione del Covid non è servita a nulla

 

La convivenza di abitudini pregresse, di nuovi stili di vita, del suo prolungamento, del saccheggio di risorse ad uso e consumo degli occidentali, dell’incestuoso sistema di import-export, ha prodotto il boom demografico afro-asiatico che porta a trasformare il surplus di uomini dei Paesi “emergenti” in mine vaganti. Viene consequenziale, anche se ciascuno lo tiene per sè, l’accostamento dell’uomo alle erbe infestanti; mentre dal rispetto per la vita, che era alla base dei salvataggi, si finisce con l’azzerarne il valore. La visione di certe città brulicanti di gente e di macchine fornisce un quadro eloquente di questi retropensieri. 

 


Anche i giornali di regime, con almeno 30 anni di ritardo, si stanno accorgendo che fare piazza pulita di ogni specie vivente per accomodare soltanto la nostra porta al disastro. Articoli di questo tenore sono però mosche bianche in mezzo al 99% che dicono esattamente il contrario; e non osano arrivare alla causa prima

 

Le isole galleggianti di plastiche negli oceani sono di provenienza quasi esclusiva dai fiumi afro-asiatici, ancora una volta perché le popolazioni sono passate repentinamente da sistemi di vita agro-pastorali, dove ogni prodotto di scarto si riciclava spontaneamente, al nostro usa-e-getta, buttando nell’ambiente la caterva di contenitori in plastica della civiltà dei consumi, divenuta anche la loro.

Insomma, abbiamo zelantemente smontato un’organizzazione produttiva circolare trasformandola in lineare, con la non trascurabile differenza che la prima ha sempre dinanzi a sé un futuro prevedibile e sostenibile, mentre la seconda brancola nel buio, nonostante i suoi sofisticati sistemi previsionali.

 

Siamo passati da un’economia ciclica ad una lineare, privilegiando la crescita degli umani, dei loro consumi e rifiuti. Se non torneremo ad un’economia circolare –e non ne vedo i presupposti concreti- quella lineare ci porterà a sbattere, nuotando nei nostri rifiuti

 

I focolai del Covid sono un tentativo della natura di sfoltire il carico insostenibile di esseri umani; al quale però si oppone lo sforzo ciclopico, in termini economici ed ecologici, di tutti i governi per arginare i contagi e salvare quante più persone possibile. Non si vuole il ripetersi delle ecatombi causate dalle ricorrenti pandemie, che arrivavano a dimezzare o anche più le popolazioni esistenti. E così le curve della crescita demografica e del dissesto planetario continueranno implacabili. L’etica naturale ne risulterà violata, ma l’etica umanitaria sarà salva e soddisfatta. 

 

  Marco Giacinto Pellifroni                     13 settembre 2020 

 

<table border=”0″ style=”width: 600px; background-color: #f39b30; height: 80px;”>
<tbody>
<tr>
<td><img src=”691/gp.jpg” width=”76″ height=”76″ /></td>
<td>
<div style=”margin: 0cm 0cm; font-size: 18pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 20pt;”><strong>LA SOCIETÁ NICHILISTICA </strong></span></div>
<div style=”margin: 0cm 0cm; font-size: 18pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 20pt;”><strong>E ANNICHILENTE</strong></span></div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
<hr id=”system-readmore” />
<table border=”0″ style=”width: 100%; background-color: #ffffff;”>
<tbody>
<tr>
<td><img src=”691/gp.jpg” width=”68″ height=”68″ /></td>
<td style=”text-align: center;”>
<div><span style=”font-size: 20pt;”><strong><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>LA SOCIETÁ NICHILISTICA E ANNICHILENTE</span></strong></span></div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
<table border=”0″ style=”background-color: #ffffff; ; width: 100%;”>
<tbody>
<tr>
<td>
<p style=”margin: 0cm 0cm 0.0001pt; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>&nbsp;<span style=”font-size: 16pt;”>Domenica scorsa, durante la presentazione a Finale del suo ultimo libro “Metafisica tradita?”, l’autore, Giorgio Girard, ha rinvigorito il suo pensiero attraverso una&nbsp;</span><i style=”font-family: ‘Book Antiqua’, serif; font-size: 16pt;”>summa&nbsp;</i><span style=”font-size: 16pt;”>orale di riflessioni maturate in special modo dal 2000, anno di pubblicazione di “Psicologia debole”.</span></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Girard è entrato quest’anno nel suo novantesimo genetliaco ed ha metaforicamente diviso&nbsp;&nbsp;la sua vita in due parti: la prima sotto l’egida della&nbsp;<i>metafisica</i>, termine con cui egli denota una società che accetta le regole esistenti e non si pone domande, accettando per valide le risposte già date, in sostanza la società del credere acritico; la seconda, che Girard qualifica come “nichilista”, prende corpo all’incirca negli anni ’70, quando i precedenti credi vengono messi in discussione, alla ricerca delle motivazioni che ne sono la sottesa e indichiarata causa.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg1.png” width=”660″ /><br /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 14pt;”><strong><span style=”color: red;”>Nel volgere di mezzo secolo il nichilismo ha fatto piazza pulita dei vecchi credi, </span></strong></span><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 14pt;”><span style=”color: red;”><strong>laici e religiosi, per trasbordarci nel limbo del sospetto disgregante “a prescindere”</strong>&nbsp;</span></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; color: red;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Chi ha superato gli ottant’anni, come io stesso, condivide questa impostazione, per cui ha vissuto circa metà della sua esistenza nell’<i>ancient regime</i>, fatto di fede e fiducia nelle istituzioni, religiose e laiche, e l’altra metà nel suo esatto contrario, in un clima ben definito dal termine “dietrologia”.</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Coloro che condividono la nostra età hanno quindi potuto sperimentare il passaggio, o meglio il capovolgimento, da un modo di vivere e di pensare alla sua negazione. In mezzo secolo abbiamo avuto modo di rinnegare noi stessi nel segno di quella che è stata promossa come un’evoluzione positiva, un trionfo del progresso, baconianamente inteso, seppur criticato da alcuni filosofi e pensatori, non certo dalla truppa dei giornalisti, ossia da coloro che sono condizionati dai propri editori a magnificare l’ineluttabilità di un divenire fine a se stesso, senza traguardi che non siano quelli di un continuo superamento dei limiti. &nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><img src=”719/mg11.png” width=”660″ /><br data-mce-bogus=”1″ /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”>&nbsp;</p>
<p align=”center” style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><strong><span style=”font-size: 14pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino; color: red;”>Il titolo pone l’interrogativo chiave: si stava meglio ieri, o oggi? La risposta corale è: oggi; dimentichi che c’è qualcuno che ha pagato e paga i nostri maggiori agi: la natura; cui aggiungerei il nostro equilibrio mentale&nbsp;</span></strong></p>
<p align=”center” style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><strong><span style=”font-size: 14pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino; color: red;”>&nbsp;</span></strong></p>
<p><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 16pt;”>Diciamo che io, Girard e i nostri coetanei dovremmo essere la personificazione della schizofrenia, cioè della convivenza nella stessa persona di due visioni del mondo antitetiche. Questa nostra condizione non viene minimamente condivisa, né compresa, dalle generazioni a noi successive, che hanno assorbito sin dalla nascita il corrente stile di vita e di pensiero, dandolo per scontato, anche se sono proprio loro a pagarne il prezzo più alto.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>La reazione individuale dei più anziani a questa subita dicotomia è naturalmente diversa, a seconda dell’indole e del proprio vissuto.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Di questa accelerata trasformazione del mondo io ebbi contezza attraverso la metamorfosi dell’ambiente e quindi sviluppai un riflusso verso i valori della conservazione degli equilibri pregressi. Di qui l’accusa di essere reazionario, comune a tutti gli ambientalisti. Senonché, i miei Verdi compagni di viaggio, se afferrarono il nesso tra industrialismo e degrado ambientale, non lo estesero al monetarismo e a quello che Luciano Gallino chiama “finanzcapitalismo”; e su temi come identità, signoraggio, senso del patrio suolo e sua difesa da indiscriminati ingressi illegali, più molto altro, ci fu un reciproco allontanamento. A proposito di confini, non vedo perché dovrei dare il benvenuto alle flotte ONG il cui dichiarato scopo è quello di perlustrare il Mediterraneo per raccogliere e scaricare sul nostro suolo masse di naufraghi volontari; per tacere di quando tale compito non venga addirittura svolto da navi della nostra Guardia Costiera o di Finanza.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><i><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg2.png” width=”660″ /><br /></span></i></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><i><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></i></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><i><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg3.png” width=”660″ /></span></i></span></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 14pt;”><strong><span style=”color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Naviglio ONG e Guardia Costiera, alleate nei salvataggi di quanti si gettano in mare diventando&nbsp;<i>ipso facto</i>&nbsp;naufraghi e quindi aventi diritti di salvataggio. <span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>In prospettiva: nuove </span></span><span style=”color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>bocche da sfamare</span></span></strong></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><span style=”font-size: 16pt; color: red;”>&nbsp;</span></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>E proprio qui inizia la mia deviazione dalla visione indicata da Girard nel suo “Nichilismo bifronte”, dove, accanto ai contro dello sgretolamento del mondo del credere, ne ravvede anche i pro, nonostante la palmare evidenza di quanto i pro siano in perenne decrescita rispetto alla tumultuosa avanzata dei contro. Non a caso sono a favore dell’incosciente crescita illimitata tutti i grandi gruppi di interessi transnazionali, i fautori del globalismo, della mescolanza di razze, della confluenza di ogni civiltà nel crogiuolo del sistema finanziario&nbsp;<i>uber alles</i>.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Quando apro il giornale (la mia TV ormai è diventata un soprammobile in disuso) e leggo di piani di espansione, fusioni, scalate, propugnati da CEO di grandi aziende, mi chiedo se costoro non si accorgano che stanno remando insieme allo scioglimento dei ghiacciai, all’avanzata dei deserti, agli incendi ormai perenni di foreste tropicali e artiche, alla “plastificazione” del pianeta. Ma dove vivono costoro? Non respirano, non bevono, non mangiano?</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Purtroppo, tutti coloro che lavorano devono rendere conto, in ultima analisi, a persone di tal fatta; e se osano dissentire perdono il posto e quindi i fondi per campare. In una catena che attraversa tutti i livelli gerarchici, siamo tutti succubi dei voleri dei vertici, che condizionano non solo il mondo del lavoro, ma anche le scelte politiche, qualunque sia il partito al governo.</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>&nbsp;</span></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg4.png” width=”660″ /><br /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg5.png” width=”660″ /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 14pt;”><strong><span style=”color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Non sazi dei saccheggi sinora compiuti nelle aree del mondo più temperate, si punta ora, complice l’effetto serra, a trattare in pari modo la delicata zona artica [<span style=”color: #ff0000;”><a href=”https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/russia-strategia-commerciale-mare-del-nord/” target=”_blank”><span style=”color: #ff0000;”>VEDI</span></a></span>] e&nbsp;<strong style=”font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 18.66666603088379px; text-align: center;”><span style=”color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>[<a href=”http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osservatorio/approfondimenti/PI0124App.pdf” target=”_blank”><span style=”color: #ff0000;”>VEDI</span></a>]</span></strong></span></strong></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 14pt;”><strong><span style=”color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>&nbsp;</span></strong></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Eppure, è proprio la “vecchia guardia” ai vertici che dovrebbe far tesoro della sua educazione giovanile per gridare ai quattro venti che questa impostazione dell’economia è malata; e non può esserci salute per nessuno in un pianeta malato. Il massimo che invece è disposta a fare è creare&nbsp;&nbsp;fondazioni “filantropiche” per lavarsi la coscienza e finanziarle attingendo all’ambiente, ossia al finanziatore ultimo, ormai in marcia a passo accelerato verso il crollo sistemico.</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Siamo cresciuti esponenzialmente come numero e come pretese, che l’ambiente sarebbe delegato a soddisfare. Ma la moltiplicazione degli umani e delle sue esigenze avviene a spese della vita di tutti gli altri esseri viventi e dei cicli naturali, organici e inorganici.</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Non contenti di permetterci un’auto a testa, di volerla sempre più grossa e pesante (ormai circolano più SUV di veicoli “normali”), di riempirci di&nbsp;<i>gadget</i>&nbsp;elettronici, di aderire ad un igienismo e salutismo eccessivi (pulire noi, la nostra biancheria e le nostre case accumulando il corrispondente sporco nell’ambiente di tutti; ricorrere a farmaci per ogni minimo disturbo, intolleranti di ogni grado di dolore, diventando pillole-dipendenti), abbiamo esteso la nostra famiglia a cani e gatti, ormai un plotone di consumatori di cibo e accessori simili ai nostri, accrescendo il bisogno di energia e di cibo reperito alla fine disboscando e incendiando vaste aree del pianeta, per ricavarne carne e carburanti.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Sì, sono un ecologista atipico: oltre a non tollerare confini e porti aperti a chiunque, sono pure un anti-animalista, naturalmente per quanto concerne gli animali domestici, i&nbsp;<i>pet</i>.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg6.png” width=”660″ /><br /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 14pt;”><strong><span style=”color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Cuccioli di leopardo delle nevi.&nbsp;<i>Habitat&nbsp;</i>diventati inospitali, per loro e tanti altri animali selvatici, ne causano la progressiva estinzione…&nbsp;</span></strong></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; color: red;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt;”><img src=”719/mg7.png” width=”660″ /><br /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><strong><span style=”font-size: 14pt; color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>…mentre si moltiplicano cani e gatti e il business che ruota attorno a loro, con i relativi consumi in crescita, in aggiunta a quelli di un’umanità fuori controllo&nbsp;</span></strong></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; color: red;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Quando li vedo penso a quante premure vengono loro riservate, mentre centinaia di altri animali selvatici si spengono sotto i colpi di bracconieri o anche semplicemente per l’invivibilità dei loro&nbsp;<i>habitat&nbsp;</i>a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Amo pensare alla bellezza selvaggia e solitaria del leopardo delle nevi, prossimo all’estinzione, mentre da noi si moltiplicano i nostri “amici a quattro zampe”, in un’ideale compensazione.&nbsp;&nbsp;La nostra usurpazione dello spazio altrui, la leggerezza con cui devastiamo persino le aree protette, sia locali che globali, per il diffondersi dei nostri crescenti prodotti di scarto, sono un mio costante assillo; ma non vedo la determinazione di porvi fine, se non a parole, con piani di ravvedimento spostati in là di decenni.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>O forse la intravvedo nelle sempre più coattive misure sanitarie per un Covid che certamente morirà, come la spagnola e la peste, lasciandosi però dietro la giustificazione di una dittatura eco-sanitaria, che sarà molto più dura a morire, se mai morirà.&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Leggo lo struggimento con cui si assiste alla decrescita del Pil a causa della pandemia, nonché l’entusiasmo con cui si afferma che “ricupereremo presto” i miliardi di consumi perduti. Insomma, gli sforzi non sono volti alla diminuzione dei consumi, e quindi dell’inquinamento, ma alla loro “restaurazione”. Ecco, in questa parola, usata in ben altri ambiti, sta il succo del nostro atteggiamento, della nostra ferma volontà di tornare “come prima”, ante-Covid. È questa la vera reazione, non quella ambientalista.</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Il Covid ha inferto grave danno all’economia, si lamenta. Che nel pre-Covid si sia assestato un colpo molto più grave alla Terra viene invece rimosso, nel nome della ripresa dei vecchi consumi, della “normalità” divoratrice di risorse.&nbsp;<span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 16pt;”>Per colmo d’ironia le misure anti-Covid stanno riempiendo il mondo di una valanga di nuova plastica usa-e-getta: mascherine, guanti, sacchetti, esasperando le precedenti idiozie, tipo quelle della proibizione al riuso di sacchetti e contenitori nei supermercati.</span><br /></span><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><img src=”719/mg9.png” width=”660″ /></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt; color: red;”><strong><span style=”font-size: 14pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Rudolf Clausius e Lord Kelvin, enunciatori del 2° Principio della Termodinamica, basato sul concetto di&nbsp;dissipazione: 1° Principio: nulla si crea né distrugge; 2° principio: tutto si degrada</span></strong><br /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; color: red;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Certo, la normalità sul piano inclinato verso la massima entropia. Il 2° Principio della Termodinamica non è improntato al “pensare positivo” cui oggi tutti –penso agli intrattenitori radiofonici, tra una canzone e un notiziario- invitano, mentre si moltiplicano le occasioni per pensare il contrario. Quel Principio è ferreo e ineludibile; e, per colmo d’ironia, è stato scoperto proprio nel bel mezzo del secolo più ottimista di sempre, l’Ottocento progressista. Per chi non ci avesse mai riflettuto, esso in sostanza afferma che più procedi nel disordinare un sistema ordinato, tanto maggiore sarà l’energia richiesta per riordinarlo, nel tempo stesso creando più disordine fuori del sistema. La via d’uscita è stata sinora proprio quella di trasferire all’esterno del sistema il disordine (inquinamento). Se però il sistema si allarga al globo intero, non c’è modo di confinare il disordine in aree delimitate, poiché i confini geografici solo labili e mobili. E l’inquinamento che pensavano di aver confinato, altrove, magari in Cina, ci ricade in testa, sotto forma di effetto serra, che si somma alla dispersione delle sostanze non biodegradabili (plastiche, medicinali, fitofarmaci, gas di scarico, fumi, ecc.).&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><img src=”719/mg10.png” width=”660″ /><br /></span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;”><strong><span style=”font-size: 16pt; color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Una scienza “strana” perché più qualitativa che quantitativa</span></strong></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; color: red; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>&nbsp;</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Sconvolgimenti globali per modesti avanzamenti -ammesso che tali siano per tutti- del nostro stile di vita, sul modello americano. Vale la pena pagarli un prezzo così alto?</span></p>
<p style=”margin: 0cm; font-size: 11pt; font-family: Calibri, sans-serif;”><span style=”font-size: 16pt; font-family: ‘book antiqua’, palatino;”>Il mondo che ci è stato dato (non chiedetemi da “chi”) è un mondo duro, fatto di sacrifici e lotta per la sopravvivenza, come, a ben guardare, lo è per tutti gli animali selvatici e gli insetti, alla costante ricerca di cibo. L’uomo, con il fatidico gesto nell’Eden, ha acquisito la conoscenza empirica, la capacità progettuale negata agli altri animali e le ha usate per ammorbidire le durezze dell’esistenza. Ma, inseguendo gli agi, ha ignorato il 2° Principio: più agi si procura, più disagi crea intorno a sé e, in ultima analisi, a se stesso. Non c’è scoperta degli ultimi tre secoli che non si sia risolta, a conti fatti, in un danno anche all’intera umanità, che si presumeva esserne la fruitrice esclusiva. Ciò che sembrava risolvere problemi ne ha creato di nuovi e assai più gravi, complice l’etica utilitaristica e umanitaria.&nbsp;</span></p>
<span style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino;”><span style=”font-size: 11pt;”>&nbsp;</span><span style=”font-size: 11px;”>&nbsp;</span></span>
<p><span style=”font-size: 11px;”>&nbsp;&nbsp;</span><strong style=”font-family: ‘book antiqua’, palatino; font-size: 11px;”><span style=”font-size: 16pt;”><a href=”index.php?option=com_content&amp;view=category&amp;id=61:marco-giacinto-pellifroni&amp;Itemid=57&amp;layout=default” target=”_blank”>Marco Giacinto Pellifroni&nbsp;&nbsp;</a>&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;6 settembre 2020</span></strong><span style=”font-size: 16pt;”>&nbsp;</span></p>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>

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