Ripopolare l’Italia

 Qualcuno pensa che un’Italia con 60 milioni di abitanti, in decrescita spontanea, sia una sciagura da evitare come la peste. Sempre quel qualcuno pensa che la salute dell’economia sia indissolubilmente legata alla crescita continua della popolazione e dei relativi consumi, quindi di quel misuratore della ricchezza che si chiama Pil. Così è stato sinora e così deve continuare ad essere. 

 

Una strada di Lagos, capitale sovraffollata della Nigeria. Qui vige l’irresponsabile proliferazione di nuovi nati, ai quali si presume sarà poi chiamata a badare l’Europa, o meglio l’Italia, grazie alla scellerata politica piddina dei porti aperti, per compensare e anzi superare la spontanea, responsabile tendenza degli italiani a ridurre il carico umano su un territorio già sovraffollato e consumato dall’avidità industrial-cementizia

Purtroppo non si tratta solo di qualcuno, ma della totalità delle forze politiche, se mettiamo da parte le dichiarazioni di principio sulla “svolta verde”, che si prefigge di produrre più o meno le stesse cose, ma “in maniera rispettosa della natura”. Ho già avuto modo di scrivere [VEDI] quanto questo sia il libro dei sogni dell’accoppiata finanza-industria per continuare a prosperare a spese dell’ambiente e della stragrande maggioranza della gente, il cui tenore e la qualità della vita non faranno che declinare.

Sempre nel mio articolo, citavo studi scientifici che prevedevano un netto ridimensionamento degli umani nel mondo di qui a fine secolo, con l’Italia ridotta a 30 milioni, cioè dimezzata. Questa previsione, che non si sa se sia un “futuro creato” o una mera supposizione in base alle tendenze spontanee, terrorizza quanti sono tuttora abbagliati dalle leopardiane “magnifiche sorti e progressive”. 

Personalmente, un’Italia con 30 milioni di abitanti mi attrae, specie se fosse accompagnata da un’inversione dei flussi dalla campagna alle grandi città, ritrovando una vita meno caotica e farraginosa di quella attuale. Dove sta scritto che l’optimum per l’Italia siano 60 milioni e più abitanti, per giunta con ciascuno equipaggiato di tutte le comodità e il superfluo che l’industria non fa che inventare per sfruttare appieno i suoi impianti? 

Evidentemente non la pensano come me coloro che vogliono compensare la decrescita demografica spontanea degli italiani con flussi incessanti di afro-asiatici, soprattutto neri, ripresi alla grande con l’arrivo della bella stagione. E non solo per compensare le nostre culle vuote, ma aggiungendone. Non gli basta vedere che una nazione come gli USA non è mai riuscita a integrare neri e bianchi, in una compresenza forzata che crea continue tensioni razziali. Idem in Francia, con i nordafricani. Tra l’altro, il grosso degli sbarchi è di giovani maschi; e non si capisce come questi possano fare i figli preventivati se non accoppiandosi con le nostre ragazze, che solo in minima parte sembrano essere disponibili. La soluzione la forniranno i ricongiungimenti, veri o falsi, con loro conterranee, popolando l’Italia di neri, “italiani subito”, grazie allo ius soli.

 

La Sea Watch 4 e la Sea Eye 4. Una sola occhiata rende conto del possibile costo di simili vascelli e dei loro assidui pattugliamenti del Mediterraneo. Chi paga e a quali scopi, sia queste navi che le loro “colleghe di servizio”? La loro sola presenza incentiva le partenze, anche con mare grosso e su carrette pericolanti, nella certezza che il percorso sarà breve e il carico umano diventerà un problema per la sola Italia, nell’indifferenza degli altri paesi membri. Tutti questi riguardi per i clandestini, perlopiù senza titolo per chiedere asilo, non trovano riscontro quando in difficoltà si trova un numero crescente di italiani, in termini di 5,5 + 8,8 milioni di poveri 

Del resto, nazioni in esplosione, come la Nigeria, sono ben felici di smaltire gli eccessi convogliandoli verso l’Europa, anzi verso di noi, dal momento che le altre nazioni europee non vogliono saperne di accoglierli; e infatti fanno orecchie da mercante alle nostre proposte di modifica del Trattato di Dublino, firmato anni fa da politici mediterranei a dir poco sprovveduti. Ciò significa in sostanza trasferire in Italia la congestione e la criminalità che affligge quel paese; quasi non ne avessimo già abbastanza di nostre. 

E adesso diciamo chi sono quei “qualcuno”, pronti a riempire l’Italia di immigrati clandestini, e per quali secondi fini:

 

a)  Le solite sinistre, che tali sono ormai solo di nome, col neosegretario Enrico Letta in testa. Le notizie di continui sbarchi, grazie a navi “umanitarie”, dietro le quali si celano torbidi interessi, non preoccupano affatto la compagna Lamorgese, sulla cui lungimiranza e congruità col ruolo di Ministro dell’Interno è lecito avanzare seri dubbi. Il progetto è duplice: uno immediato, col business delle accoglienze, in gran parte gestite da cooperative rosse; ed uno a medio-lungo termine, prevedendo che ogni immigrato, una volta ottenuto lo ius soli e/o la cittadinanza italiana, sarà un voto sicuro per PD e dintorni;

 

b) L’altro “qualcuno” è la galassia cattolica, che trae parimenti vantaggio immediato dallo stesso business, mentre i suoi vertici si riempiono la bocca delle stesse frasi dei comandanti delle navi ONG, presentandoci gli immigrati come persone in fuga da guerre e persecuzioni, disposte a tutto pur di arrivare da noi e, ipso facto, meritevoli della qualifica di “risorse”, secondo il verbo boldriniano. Si tratta qui di un’ideologia camuffata da evangelica solidarietà, pur sapendo che l’accogliere anziché respingere i barconi sovraffollati significa perpetuare e anzi incrementare la nuova tratta degli schiavi, a solo vantaggio di trafficanti criminali e di “accoglitori” nostrani, entrambi mossi soltanto da fini di lucro immediato e incuranti degli sconvolgimenti sociali che provocano nell’unica nazione che cede al ricatto morale. “Italiani brava gente” ci sarebbe da ridire, echeggiandone l’ironia, se non fosse che è da idioti dare il benvenuto a chi entra di prepotenza in casa nostra. Vorrei vedere se i vari Saviano, Letta, Boldrini, Toscano, Bergoglio e loro simili accoglierebbero col sorriso sulle labbra anche un solo immigrato che forzasse l’uscio di casa loro pretendendo di occuparla.

    

Tre strenui difensori dei porti aperti a tutti: risponderanno solo ai posteri di un’Italia degradata a laboratorio sperimentale di una forzata convivenza multirazziale, con la benedizione del papa e del capo dello Stato?

D’altro canto, è fonte di stupore e sconcerto ascoltare le parole del premier Draghi quando afferma, con un candore fiabesco, che “nessuno sarà lasciato solo in acque italiane, ma chi entra [illegalmente, NdA] in Italia senza averne titolo verrà rimpatriato”. Draghi mente, consapevole di mentire: la percentuale di rimpatriati rispetto a quanti approdano, insalutati ospiti, sul nostro suolo, è risibile; per non dire dei fogli di via allegramente ignorati da quanti vengono respinti soltanto sulla carta. Quante, delle nazioni di origine, sono disposte a riprendersi coloro che ne sono fuggiti, aggravando in tal modo una situazione che solo liberandosi dei troppi nati potrebbero tornare a respirare? Non parliamo poi dell’altra pia illusione: quella dei ricollocamenti in un’Europa che vive l’assalto all’Italia come un lontano fastidio, dal quale tenersi alla larga. 

Una volta sbarcati in Italia, gli immigrati sono lasciati girovagare per la penisola o come spacciatori di merce contraffatta, quando non di droga, o come questuanti col cappello in mano, spesso con estrema petulanza. Altri girano invece come studenti fuori corso di buona famiglia, con bici e cellulare, mantenuti a nostre spese in case di accoglienza, in attesa di un improbabile inserimento.

 Inserisco qui un paragrafo per un breve commento all’odierna partecipazione di papa Francesco e del premier Mario Draghi agli Stati Generali della natalità [VEDI].  Entrambi dicono quanto io vado dicendo da lungo tempo su queste pagine. Solo che i fatti che seguono alle loro parole vanno in direzione diametralmente opposta.

 La frase di papa Francesco che più ho apprezzato tempo addietro è “pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato”. Non si concilia però con la sua posizione pro-migranti. Riservo un analogo, amaro, commento alle parole di Draghi, alla guida di un governo a trazione PD, che punta a sostituire gli italiani mancanti con altrettanti clandestini afro-asiatici: in pratica un supporto all’illegalità e alla criminalità che ingrassa sulla tratta di carne umana 

Il mondo nel suo insieme riuscirà a superare lo stress cui l’esubero di umani e la loro crescente area di impatto ambientale pro capite comporta solo se riuscirà a ridurre i loro consumi. Ciò, tuttavia, si rivelerà insufficiente se non sarà accompagnato da una drastica riduzione del numero di umani. Non c’è “transizione ecologica” che valga a raggiungere l’obiettivo della salvezza sia dell’umanità che del complesso vivente, tenendo ben saldo in mente che nel bioma non ci siamo solo noi. Invece, posti di fronte alla scelta se assecondare la volontaria riduzione della popolazione italiana, con la proporzionale diminuzione dei consumi, o invece mantenere alti i consumi attingendo, per incrementare gli abitanti, al tracimante serbatoio umano di Africa e Asia, i governi di sinistra, a prescindere se a guidarli sia un banchiere o un “avvocato del popolo”, aderiscono senza titubanze alla seconda opzione. 

È mio convincimento che si tratti di uno sbandamento di breve durata, perché ci penserà la “forza delle cose” a imprimere una netta sterzata a simile indirizzo coatto, che lascerà il posto ad una politica di respingimenti, anche brutali, come già praticato da nazioni non altrettanto “buoniste” dell’Italia. Tale indirizzo non sarà conseguito per “via democratica”, a causa di tutti i condizionamenti che la ricerca del consenso elettorale implica. Infatti, il virus ha fornito chiari segnali nella direzione di un totalitarismo strisciante, dimostrando che i cittadini sono disposti a subire estreme limitazioni della propria libertà, se motivate dalla propria salute. Forse ha stupito gli stessi governanti constatare l’inerzia popolare nell’assistere e persino subire i colpi inferti a interi comparti economici. Le temute insurrezioni non ci sono state; e ciò costituirà un valido precedente per imporre misure ancora più draconiane nel futuro anche prossimo, in nome della salute del pianeta, senza però rivelarlo in maniera così esplicita, ma giustificando sempre ogni misura come tutela della salute dei singoli. Peraltro, sarà molto più facile trovare consensi popolari ad una politica di confini chiusi di quanto non sia stata quella delle limitazioni alle libertà personali.

Grazie alla politica sensata del suo segretario, Giorgia Meloni, FdI ha superato nei sondaggi il tetro PD, che riesce sempre a restare in sella anziché in ragione dei voti per le bordate dei suoi magistrati. Prima è toccato a Berlusconi, poi a Salvini. C’è da scommettere che adesso punteranno i tribunali contro Giorgia, pescando chissà quali scheletri nei suoi armadi

Basterà prendere come casus belli qualche cataclisma di dimensione neppur troppo maggiore di quelli già sperimentati per giustificare il varo di provvedimenti impopolari, nella certezza che non influiranno più di tanto sui flussi elettorali, peraltro sempre meno influenti sulle politiche di base. Un esempio del declinante impatto sui risultati elettorali o sulle intenzioni di voto è fornito dai simpatizzanti della sinistra, in costante oscillazione, pur di recente declinante, intorno ad un quinto del totale, indifferenti rispetto alle minacce del virus e dell’invasione protratta di clandestini. Mostra maggiore reattività la destra, che ha spinto in notevole rialzo le quotazioni di Fratelli d’Italia, in segno di consenso alla sua opposizione sia alla gestione della pandemia che all’attuale tolleranza e anzi incoraggiamento dei flussi migratori, sconfessando al tempo stesso la recente politica di appeasement della Lega, con un piede nel governo e l’altro all’opposizione, senza raggiungere nessuno dei suoi obiettivi, migrazioni in testa. Salvini ha commesso un grosso errore nel dar retta a Giorgetti.

Il mio auspicio personale, anche se l’età non mi consentirà di vederne l’attuazione, è un decongestionamento delle maggiori città, con riflusso verso i piccoli centri, un calo ragionato dei consumi, sia su base volontaria o indotta dei singoli sia grazie alle modifiche produttive delle imprese, una minor invasività del digitale, sia per i suoi costi energetici e materiali, sia per il calo della socialità che esso comporta. 

Concludo con una domanda infida: sapete qual è il maggior consumatore di energia al mondo, dopo Cina, USA e India? È Internet! [VEDI] Tra i suoi colossali centri di processione dati (Microsoft, Google, Facebook et sim.) e i suoi 4 miliardi di utenti sparsi nel mondo, il digitale, in crescita esponenziale, sta puntando al primo posto per consumo di energia. Quanto ai consumi di materie rare, rimando al mio articolo di qualche settimana fa, che ne documenta l’elevata tossicità ambientale [VEDI].

  Marco Giacinto Pellifroni         16 maggio 2021 

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