RIFORME E ALTO TRADIMENTO

  RIFORME E ALTO TRADIMENTO

RIFORME E ALTO TRADIMENTO

Nel mio libro Basta con questa Italia, scritto nel 2007 e pubblicato nel marzo del 2008, anticipavo che l’Italia, come sistema paese, con le sue aziende pubbliche e private meno competitive di quelle straniere, sottocapitalizzate, sotto finanziate, strozzinate, vessate da fisco e pubblica amministrazione, incapaci di significativi avanzamenti tecnologici, sarebbe stata rilevata dal capitale straniero, che la avrebbe riformata e gestita secondo i propri interessi, e certo non secondo quelli degli Italiani.

Esattamente questo sta avvenendo puntualmente con la collaborazione della politica e delle istituzioni di questo paese nonché dell’Unione europea e della Banca centrale europea, che hanno creato ad arte le condizioni affinché ciò avvenisse. Queste condizioni sono essenzialmente una grave carenza di liquidità, che si pretende di combattere con misura fiscali e budgetarie che invece la aggravano, gettando il Paese nelle mani del capitalismo imperialista appoggiato dalla BCE.


In tutta l’Europa occidentale, con le riforme iniziate alla fine degli anni 70, il modello di sviluppo economico e giuridico favorevole al lavoro e alla crescita, di stampo keynesiano, è stato sostituito con un modello neo-monetarista, diretto al trasferimento di redditi, ricchezza, diritti e potere politico dalla popolazione generale e dalle classi produttive alla élite finanziaria apolide, subordinando a questo fine antisociale e incompatibile coi principi costituzionali, la crescita economica, la quale in effetti è stata quasi arrestata, e trasformando strumentalmente gli ordinamenti giuridici e costituzionali dei paesi interessati. Di questo ho più ampiamente parlato nel precedente articolo dal titolo Dove portano queste riforme.

Il trasferimento a costo tendenzialmente nullo o quasi delle aziende italiane alla capitale soprattutto straniero o apolide è avvenuto e sta avvenendo attraverso diversi strumenti. Questi sono i seguenti. Innanzitutto l’euro, quale blocco degli aggiustamenti fisiologici dei cambi quindi delle bilance dei pagamenti, che ha l’effetto di rendere meno esportabili le produzioni italiane favorendo invece quelle dell’area del marco, di aumentare l’indebitamento estero dell’Italia, di rendere più difficile ottenere crediti in Italia.

In secondo luogo, la tempistica della riduzione del costo del lavoro quindi del costo di produzione per unità di prodotto: la Germania, aiutandosi slealmente con lo sforamento del limite del 3% del deficit sul Pil (autorizzato dall’Italia), nonché con trucchi contabili e con illeciti aiuti di Stato alle imprese, ha ridotto prima di Italia e altri paesi il suo costo del lavoro per unità di prodotto. Lo ha fatto anche introducendo forme di impiego a 250 e € 450 al mese, dette minijob e midijob. Avendo ridotto il costo del lavoro per unità di prodotto prima dell’Italia e beneficiando del blocco dei cambi che deprezzava il suo cambio “naturale”, ha potuto esportare verso l’Italia e altri paesi periferici molto più di quanto importava da essi, realizzando così per molti anni forti saldi attivi della bilancia dei pagamenti, ed indebitando quei paesi verso di sé, tanto più che prestava loro soldi per importare i suoi prodotti (caso estremo: la Grecia).


Ciò le ha permesso e le permette di rastrellare a basso costo aziende valide o potenzialmente produttive e redditizie di quei paesi per integrarle nei propri cicli produttivi lasciando ad esse, cioè in Italia, le briciole dei margini di utile, e chiudendo o convertendo quelle di esse che siano in contrasto o concorrenza con imprese tedesche.

Gli utili di queste aziende a rastrellate vengono trattenuti o deportati in Germania. L’operazione di rastrellamento si sta estendendo, con la partecipazione della Francia, al settore dei servizi pubblici, il quale, beneficiando di posizioni di monopolio di fatto o di diritto, e rivolgendosi a una domanda rigida, cioè incapace di ridursi significativamente a fronte di incrementi tariffari, è un settore che produce fortissimi utili con caratteristiche di vendite.

Utili e rendite che vengono raccolti e che saranno sempre più raccolti dalle tasche dei cittadini e delle imprese italiane per essere deportati in Germania e in Francia. Probabilmente l’asse franco-tedesco per dominare l’UE si basa su accordi di questo tipo.

Al fine di massimizzare l’utile di questa operazione, sia sul settore manufatturiero che su quello dei servizi, questo capitalismo mercantilista e imperialista ha bisogno di fare le cosiddette riforme, le quali in sostanza sono riduzioni dei diritti economici e non economici dei lavoratori anche autonomi, aumento della loro sudditanza al datore di lavoro, aumento dei livelli di precariato e di disoccupazione sotto occupazione in funzione di battere la forza contrattuale dei lavoratori. Analogamente vengono colpiti i piccoli e piccolissimi imprenditori, artigiani, commercianti, che non si prestano al piano di conquista dell’imperialismo mercantile franco tedesco.

Per realizzare pienamente questa operazione di take-over sui servizi pubblici, è necessario farli privatizzare. A questo fine essi vengono, attraverso opportune campagne mediatiche, presentati come inefficienti, corrotti, dispendiosissimi, costosi, parassitari. Non si dice che investire in essiaumenterebbe la loro efficienza in quanto li doterebbe di strumenti oggi mancanti, e avrebbe un sicuro effetto di moltiplicatore del Pil, mentre il togliere loro fondi ha un effetto demoltiplicatore.


Come ulteriore strumento per sabotarli, li si sta sovraccaricando di oneri e spese anche attraverso la politica di immigrazione di massa senza limitazioni, che sta ponendo un onere crescente e potenzialmente enorme alla spesa pubblica per l’accoglienza, mantenimento, cure sanitarie, alloggio, ricongiungimenti familiari. Quando la situazione diverrà esplosiva per i crescenti costi così suscitati da una parte e per la crescente disoccupazione e recessione dall’altra, con ulteriori maggiorazioni delle tasse, la popolazione stessa chiederà la privatizzazione estesa dei servizi sociali ora ancora in mano pubblica. A quel punto, capitali stranieri entreranno e occuperanno queste posizioni di mercato collegate a rendite monopolistiche.

Sottolineo che la Germania e i suoi satelliti riescono a sfruttare questo processo perché hanno eseguito prima dell’Italia e di altri paesi le riforme consistenti nella riduzione del costo del lavoro e dei diritti dei lavoratori, acquisendo grazie ciò, per una mera ragione di anteriorità temporale ovviamente studiata apposta, quei vantaggi commerciali, quegli attivi negli scambi con l’Italia, quei conseguenti crediti verso di essa, che poi spendono ora per rastrellare le imprese e i servizi italiani.

La Banca centrale europea, l’Unione Europea, Maastricht, l’euro, vertici istituzionali, tutti concorrono a questo scopo strategico, spingendo per le riforme che l’Europa ci chiede.

Ossia, tutti questi soggetti lavorano per cedere trasferire al capitale straniero le risorse e le aziende del paese e insieme per trasformare i lavoratori italiani in forza lavoro sottopagata e sottomessa dei nuovi padroni finanziari stranieri.

In compenso di questa prestazione di tradimento, la nostra casta politica si riserva il ruolo di complice dei capitali stranieri, onde mantenere le sue poltrone e i suoi privilegi.

Intorno a questo progetto, la partitocrazia italiana si è ora saldamente unita in modo trasversale, destra e sinistra, per realizzare di corsa le famose riforme, tra cui ve ne sono alcune, Soprattutto la nuova legge elettorale e il nuovo Senato, che hanno la funzione di blindarla contro la protesta, il dissenso, il potenziale voto contrario dei cittadini traditi. Potranno mangiare più che mai, spalleggiati e legittimati anche dagli interessi stranieri.

È già in programma anche una riforma della giustizia per mettere a guinzaglio i giudici fedeli alla Costituzione e alla Repubblica. La voteranno tutti insieme. Sono già d’accordo. E poi qualcuno avrà diritto alla grazia.

Ribadisco che le promesse di risanamento e rilancio entro il modello economico vigente sono pura menzogna. Per tornare alla crescita e all’occupazione è indispensabile, innanzitutto, spiegare il complotto alla gente, specialmente agli imprenditori e ai lavoratori, uscire dalla struttura sopra descritta, dall’Euro, dall’UE e disfarsi dei personaggi politici e istituzionali che la assecondano.

In parallelo, occorre avviare una revisione del concetto di moneta oggi in uso, la fiat currency, e capire, con tutte le conseguenze, che essa non è una merce né una materia prima, ma un simbolo, generato col computer e senza costi; non ha quindi senso logico parlare di scarsità o mancanza di mezzi finanziari per gli investimenti necessari e utili alla società, anzi è un crimine eversivo e contro l’umanità fingere che vi sia una tale scarsità o mancanza, e usare questa finzione per impadronirsi di un paese e della sua economia reale, e per deprimere i salari e i livelli occupazionali.

27.07.14 Marco Della Luna

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.