RICATTATI DAI “MERCATI”

RICATTATI DAI “MERCATI”

Il caso mi ha portato a leggere (e rileggere), quasi intersecandoli, due libri di autori molto diversi: Bugie e Verità di Giulio Tremonti  e il Ricatto dei Mercati di Lidia Undiemi

RICATTATI DAI “MERCATI”

 Il caso mi ha portato a leggere (e rileggere), quasi intersecandoli, due libri di autori molto diversi: Bugie e Verità di Giulio Tremonti e il Ricatto dei Mercati di Lidia Undiemi. Vi ho trovato alcuni punti di convergenza su temi fondamentali come ad es. l’euro, la caduta del governo Berlusconi, il debito pubblico, il c.d. “Fondo Salva Stati” (MES), ecc.


Gli autori Lidia Undiemi e Giulio Tremonti

Cominciamo con la caduta del governo Berlusconi. La Undiemi riporta la dichiarazione di Hans-Werner-Sinn, presidente dell’Institute for Economic Research, secondo cui “nell’autunno 2011 Berlusconi aveva avviato trattative per far uscire l’Italia dall’euro”. Una bestemmia per la UE, al pari del progetto del presidente greco Papandreu di indire un referendum sull’euro. Dal canto suo, Tremonti afferma che il casus belli che decretò la fine del suo governo fu la ferma posizione italiana al contributo per il MES rapportato alla nostra quota nella BCE (ca. 18%), anziché all’esposizione delle nostre banche (5%) verso i PIGS. In realtà, le banche tedesche e francesi erano esposte per il 42% e il 32% del totale, rispettivamente. Perché l’Italia avrebbe dovuto accollarsi i debiti di Francia e Germania? (Di fronte ad una richiesta di contributi UE altrettanto onerosi, oggi il premier inglese Cameron ha dato battaglia e l’ha vinta. A noi, invece, sempre la parte del soccombente). La nostra fermezza fece infuriare l’allora presidente della BCE, Trichet, francese, che insieme al suo futuro successore, Draghi, scrisse al governo italiano il famoso “papello” con i “compiti a casa”, quasi fosse l’Italia il Paese a maggior rischio default. La lettera fu accompagnata, onde non lasciar dubbi, da una vendita massiccia di nostri Titoli di Stato, da parte soprattutto di Deutsche Bank, per far esplodere il famigerato spread e prospettare un governo “tecnico”, come l’unica exit strategy: il governo Monti


Passaggio di consegne tra B e Monti

 ”E il programma di cui Monti si fa portavoce –scrive la Undiemi– rispecchia esattamente le richieste della BCE; la nazione è caduta vittima di una sofisticata forma di coercizione politica ed economica. Consentire ai mercati di appropriarsi, di fatto, del potere legislativo ed esecutivo significa ridurre i principi costituzionali a pura merce di scambio. Significa decretare la morte dello Stato… In quel frangente, la maggioranza dei cittadini era tenuta completamente all’oscuro: l’informazione, infatti, era impegnata a presentare un’altra realtà: gli scandali dei politici e l’insostenibilità del debito pubblico. Chiediamoci: sarebbe stato più utile per gli italiani conoscere i dettagli della vita privata di Berlusconi o sapere che i mercati stavano progettando di stravolgere la nostra Costituzione, con l’obiettivo dichiarato di smantellare i diritti dei lavoratori, di imporre l’austerità e altre politiche regressive?”

“Il governo tecnico –commenta Tremonti– non ha fatto quello che poteva fare, a partire dalla riforma del lavoro; mentre ha fatto quello che non doveva fare: troppe tasse, a partire dall’IMU… Un conto è tassare il reddito prodotto, un conto è impedire con le tasse che il reddito venga prodotto: troppe tasse e troppa paura. Le campagne venatorie contro l’evasione fiscale non hanno portato gettito, hanno solo seminato paura.” Infatti: non portano gettito, quindi non hanno che un minimo impatto sui bilanci pubblici, il cui deficit non fa che crescere, a dispetto di sanzioni di ogni genere sempre più persecutorie e invasive.


Vladimir Putin e Silvio Berlusconi

Come ben enfatizza la Undiemi, il gendarme per l’espletamento di queste misure recessive è l’FMI, “garante dell’egemonia statunitense e principale veicolo istituzionale delle istanze dei mercati”. L’FMI peraltro vanta una notevole esperienza sul campo, avendo imposto per decenni le sue terribili condizionalità a tanti Paesi del Terzo Mondo, riducendoli alla fame. E, visti i brillanti risultati, anche l’UE ha pensato bene di farne una replica “nostrana”: il MES. Entrambi “paralizzano le istituzioni statali, imponendo loro lo strapotere dei mercati: la democrazia è stata falsificata a norma di legge.” E Parlamenti e governi sono ormai istituzioni preposte a ratificare i dettami della UE, ossia dei mercati.

 

Barack Obama e J. F. Kennedy
 Apprendo con sgomento che Obama è ormai ridotto ad un’anatra zoppa, non avendo più maggioranza né alla Camera né al Senato. L’uomo non ha avuto la forza (o il coraggio) di opporsi ai mercati, di riformare la loro spietata creatura: Wall Street, da dove la finanza “creativa”  inonda i mercati dei diabolici titoli derivati. Obama non è un santo, certo; ma è quanto di meglio l’America abbia eletto dopo J. F. Kennedy, che pagò il suo coraggio con la vita. Ha vinto ancora lo spirito yankee, che non era il suo: Obama ha dimostrato di essere un presidente migliore del suo popolo, contrariamente alla norma. Dov’è oggi quel popolo che sostenne JFK nella sua battaglia contro la Fed e il Pentagono?

 Ora non ci resta che sperare che l’Est riprenda la sua secolare funzione: “arginare –come sottolinea la Undiemi– l’invadenza degli USA e delle sue politiche neoliberiste tramite l’FMI”; e, aggiungo io, tramite l’UE e il MES. “Putin è ben cosciente dei pericoli del rilancio delle politiche neoliberiste in tutto il mondo” tese a forgiare, secondo le sue stesse parole, ‘un mondo unipolare, standardizzato, che non ha bisogno di Stati sovrani, ma di vassalli’”.


Ron e Rand Paul

“Lo svuotamento degli Stati avviene al loro interno –scrive ancora la Undiemi– ma l’impalcatura esterna deve essere conservata, così da mantenere una parvenza di democrazia e di indipendenza agli occhi dei cittadini.” Insomma, i mercati puntano a replicare nel mondo l’ipocrita democrazia di un popolo in maggioranza individualista e aggressivo come quello americano, che ben si rispecchiava nell’era dei Bush, che speravo morta per sempre. Penso con raccapriccio a quello che faranno, in casa e all’estero, forti del consenso popolare: guerre, con le armi e con la finanza, che già brinda, assieme al Pentagono e a Wall Street, al loro prossimo, trionfale ritorno sulla scena. E guerra alla natura, trivellando dovunque si possa estrarre l’artefice della loro fortuna: il petrolio. Il Partito Repubblicano è questo; infatti un personaggio saggio ed onesto come il sen. Ron Paul non vi ha mai avuto vita facile, con i suoi reiterati attacchi contro la finanza e la Federal Reserve. Ora sta per lanciare il figlio, sen. Rand Paul, nella prossima corsa per la Casa Bianca. Ma ci vuol altro che una singola mela sana tra tante altre marce per far rinsavire una mentalità guerrafondaia e neoliberista come quella dei repubblicani americani!

Curiosamente, Berlusconi era (è) amico sia di Bush che di Putin. Potrà fare da mediatore…

Marco Giacinto Pellifroni                  9 novembre 2014 

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