Reefer Terminal

Sesta Puntata/ Le deposizioni in tribunale di Raffaella Orsero e Sandro Piccardo
Licenziato M. (pronipote) alla ReeferTerminal
Carte e testimonianze inedite al “processo Pizzorno”
Il sindacalista ribelle Cgil e il responsabile della Sezione contenitori di Vado

Sesta Puntata/ Le deposizioni in tribunale di Raffaella Orsero e Sandro Piccardo
Licenziato M. (pronipote) alla ReeferTerminal
Carte e testimonianze inedite al “processo Pizzorno”
Il sindacalista ribelle Cgil e il responsabile della Sezione contenitori di Vado
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Savona – Se un giornale, indipendente, scrive di bilanci aziendali, meglio se positivi, ottimisti alla “moda berlusconiana”, possiamo fidarci della notizia? E’ sempre credibile? Affidabile? A prescindere dalla “cronaca rosa”? Qualche dubbio può scaturire leggendo le carte processuali (materia di controversie sul Lavoro)  tra la Reefer Terminal Spa di Porto Vado (in Comune di Bergeggi) e un delegato sindacale licenziato, Roberto Pizzorno. 

La gloriosa società della famiglia Orsero (diventato il più importante gruppo imprenditoriale della provincia di Savona, non per meriti politici, ma per le capacità di chi ha gestito azienda e aziende, dipendenti compresi) rivela, tra l’altro, in una sua “memoria” in giudizio: <…il bilancio della società nel 2007 è migliorato, ma quanto afferma la controparte (leggi Pizzorno ndr) scaturisce sulla base di mere notizie estrapolate da quotidiani (locali), che, come notorio, sono molto spesso utilizzati dalle imprese come mero veicolo pubblicitario….>

Chi scrive rende un servizio alla “verità”? Ogni commento giornalistico pare superfluo. Qualcuno ci resterà male? Le “facce di tolla” non arretrano, non mancano mai, urla sempre il genovese Beppe Grillo.

Il tema di questa sesta puntata, di Trucioli Savonesi, nel cuore di una “vicenda processuale” dai molti risvolti, riserva nuove sorprese.

Dopo aver pubblicato documenti e testimonianze rese davanti al giudice del Lavoro, Caterina Baisi, ecco affacciarsi sulla scena un cognome di grido: M. Un pronipote del Duce. Approdato, a quanto pare, dal Levante al Ponente Ligure. Come responsabile della “Sezione contenitori”. E protagonista, confermano le testimonianze, di uno scontro non proprio da ordinaria dialettica. Momenti violenti? Al punto da far scattare esposti-denunce e reciproche querele. Poi la “pace”, con precedente licenziamento (di M.) che avrebbe ammesso, si legge in un verbale di udienza <di essersi trovato, in quei giorni, in difficoltà emotiva>.

Possibile che un pronipote del “nostro Duce” sia coinvolto in una querelle, su un posto di lavoro con centinaia di dipendenti, e nulla trapeli all’esterno o nei “palazzi” dei bene informati?

<Basta conoscere – ammette uno del “giro” – le persone giuste, al posto giusto.> E così non si è neppure saputo che quell’altro dipendente Reefer, spiato e licenziato, come scrisse Il Secolo XIX il 4 febbraio 2006, oltre ad essere accusato di “insubordinazione”, indossava gli abiti di “incallito ribelle”. Creando, secondo gli atti di parte e di causa, in Tribunale, una situazione tesissima.

Un modo per incrementare il tornaconto personale? Essere promosso o gratificato? Nulla lo prova, neppure un indizio di “sindacalista venduto”,  addomesticato. Semmai il sospetto, dichiarato al giudice, che avesse (il dipendente Giorgio Pizzorno) pure il compito di spia prezzolata.  Ha dichiarato al giudice Raffaella Orsero: <…A seguito di segnalazioni ricevute (Pizzorno avrebbe svolto ndr), attività in favore di terzi concorrenti…preferisco non indicare le fonti della notizia, né rivelare il nome dell’azienda concorrente coinvolta…>. Da qui la decisione della Reefer di affidarsi ad un’agenzia investigativa di Genova che per quasi una settimana ha pedinato (diciamo giorno e notte) il dipendente-sindacalista di Savona, ma, come è emerso, senza scoprire nulla di losco o disdicevole, censurabile, a carico del Pizzorno stesso.


Raffella Orsero

Anche questo “giallo” – da spy story forse senza precedenti nel savonese– è destinato a restare tale? Magari l’accesso alla parte penale (archiviato) della controversia potrebbe aiutare.

 Non mancano le difficoltà. Ci sono due correnti di pensiero e di giornalismo. Una ritiene utile non offrire al lettore materie e personaggi quando ci siano di mezzo potentati e dintorni. La seconda ritiene che fare cronaca sia un diritto-dovere. Soprattutto se all’origine non c’è gossip, né  becero scandalismo.

A leggere le nuove testimonianze, sotto pubblicate, emerge un quadro certamente ignoto all’opinione pubblica. Uno spaccato di vita aziendale, di esasperazioni sindacali (o di una parte), di persone note e meno note.

Finora l’unica “maglia nera”, da gran diavolo e turbatore, pare l’abbia indossata  Giorgio Pizzorno. Come dire, dopo esserci liberati di lui, tutti hanno avuto dei benefici: azienda, dipendenti, sindacato.

Ma più ci addentriamo nelle notizie e più emerge l’importanza della vera informazione che non dovrebbe guardare in faccia nessuno.

E molti privilegiano il “veicolo pubblicitario”, spacciato per “giornalismo”.

Per il vecchio detto, i panni, non importa quali, laviamoli sempre in famiglia. Il silenzio è d’oro.         

Raffaella  Orsero (contitolare azienda Reefer)

Reefer Terminal) la quale dichiara “confermo quanto scritto dal mio legale. La gestione dello straordinario e la distribuzione tra i dipendenti non ha mai creato problemi.

La distribuzione è in funzione anche del turno nel quale si manifesta l’esigenza di ricorrere al lavoro straordinario. Prima della stipula dell’integrativo del 2003 lo straordinario era interamente volontario, nel contratto integrativo si è previsto che la cosiddetta “mezzora a iniziare” e “l’ora a finire” non fossero più soggette al consenso del lavoratore”.

A.d.r. (A domanda risponde)  “Non so se nei prospetti paga i due tipi di straordinario obbligatorio e consensuale siano indicati separatamente. I due tipi comunque sono soggetti alla stessa maggiorazione.

Nel contratto integrativo è stata prevista l’introduzione di una squadra cosiddetta flessibile che viene utilizzata per coprire eventuali picchi. Ciò ha comportato una diminuzione dell’esigenza di ricorrere allo straordinario. Tutti i dipendenti, compreso il ricorrente, sono inseriti a turno sulla squadra flessibile, in un calendario predisposto annualmente.

A.d.r. (A domanda risponde) “L’attività investigativa disposta nei confronti del Pizzorno è stata decisa a seguito di segnalazioni in merito allo svolgimento di attività del Pizzorno in favore di terzi concorrenti.

Preferisco non precisare né le fonti di tale segnalazione, né l’azienda concorrente coinvolta. In realtà poi l’indagine sotto questo profilo ha avuto esito negativo.

Sul porto di Savona-Vado non abbiamo aziende concorrenti, a differenze che nel porto di Genova.

l.c.s.-  Raffaella Orsero


La rada di Vado Ligure

Alessandro Piccardo (testimone e marito di Raffaella Orsero)

Viene introdotto un testimone il quale rende l’impegno di rito e dichiara ”Sono e mi chiamo Piccardo Alessandro, sono direttore generale della società convenuta dal febbraio 2004. in precedenza ero direttore operativo della stessa dall’anno 1999. Sono entrato in azienda nel mese di ottobre 1998 come assistente del direttore commerciale e da subito ho incominciato ad avere rapporti con le persone che lavoravano in Reefer Terminal”.

Interrogato sui capitoli di prova di cui alla memoria della società convenuta dichiara “ Al mio arrivo il ricorrente (Pizzorno) era un operaio di quarto livello con parziale limitazione all’uso dei carrelli per inidoneità fisica. Lavorava in turni a rotazione con gli altri, con l’accordo integrativo del 2003 il ricorrente, che era adibito alla consolle cala, è stato passato al 3° livello, come gli altri 4° livello adibiti alle stesse mansioni.

Le mansioni sono rimaste sostanzialmente le stesse. Il ricorrente ha svolto mansioni di attrezzista, figura che aiuta lo sbarco delle navi convenzionali e non cala in quanto queste ultime sono dotate di sistemi automatici.

Tutte le volte che c’era una nave tradizionale e non cala, il Pizzorno svolgeva mansioni di attrezzista e di copertista, con una frequenza settimanale di un paio di volte e ciò nei periodi da febbraio a settembre successivamente.

Nei giorni in cui non c’erano navi il ricorrente, con gli altri addetti alla banchina, eseguivano piccoli lavori di manutenzione, quali ad esempio l’ingrassaggio delle funi, pitturazione delle gabbie.

A.d.r. (A domanda risponde) “La figura di copertista, alternativa a quella di attrezzista sugli sbarchi di navi tradizionali consiste in attività di assistenza alle operazioni a bordo nave e di comunicazione al responsabile di eventuali anomalie. Non comporta esercizio autonomo di poteri di iniziativa, inoltre comunica al responsabile lo stato di avanzamento dei lavori, ancora accompagna i periti dei rispettivi clienti a visionare le merci nelle stive corrispondenti.

Il nostro medico competente, il dott Ghini, aveva richiesto una visita presso l’Istituto di medicina del lavoro di Genova per una serie di dipendenti, tra cui il Pizzorno.

Ricordo che la persona che si occupava degli appuntamenti mi riferì che il ricorrente rifiutava di ritirare la convocazione, chiedendo che ciò venisse per iscritto. Gli venne inviata una raccomandata con la data della convocazione. Il giorno prima della visita mi dissero che la raccomandata non era stata ritirata e io allora lo convocai.

A.d.r. (A domanda risponde) “ Non so per quale ragione non fosse stata ritirata. Lo feci chiamare in ufficio ma il direttore operativo, Arnaldi Ino, mi disse che il Pizzorno voleva una convocazione scritta anche per venire nel mio ufficio.

In precedenza la Scardilli Chiara mi riferì che il Pizzorno aveva anche buttato giù il telefono.

Io gli feci una lettera, ma anche questa, così mi riferirono Arnaldi e Caviglia Flavio, era stata rifiutata dal Pizzorno con la minaccia di chiamare i carabinieri.

Mi risulta che il Pizzorno non sia poi andato alla visita e non si sia neppure recato al lavoro.

Ricordo che coloro che si recavano alla visita a Genova venivano messi in assenza giustificata sul ruolino.

Il mio referente, Caviglia, mi disse che lo aveva avvisato telefonicamente di essere malato.

Mi sembra venne poi fissato un altro appuntamento. Decisi di riconvocarlo in ufficio qualche giorno dopo, ma di nuovo Arnaldi, che era andato a chiamarlo sulla nave, mi riferì che si era nuovamente rifiutato di venire. Decisi a quel punto di andare io a parlargli e a consegnargli due raccomandate a mano, una in cui chiedevo ragione del comportamento precedente e una, mi pare, con la nuova convocazione.

Mi recai sulla nave dove il Pizzorno stava lavorando come copertista e, alla mia richiesta di avere un colloquio, il Pizzorno disse di avere già precisato a Arnaldi che voleva una convocazione scritta e alle mie contestazioni circa il fatto di avergliela già mandata inutilmente, mi disse che voleva un incontro sindacale, nel senso alla presenza del suo rappresentante sindacale.

Io gli feci presente che era nelle sue facoltà di presentarsi accompagnato da un rappresentante sindacale, in tal senso vi era una prassi e io gli feci presente che lui lo sapeva, mi riferivo al fatto che lui stesso aveva accompagnato altri colleghi in qualità di rappresentante sindacale.

a.d.r. (A domanda risponde) “La prima convocazione l’avevo fatta al Pizzorno circa un’ora prima dell’orario fissato per l’incontro.

In azienda sono presenti, oltre ai membri di r.s.u., membri del direttivo territoriale e quindi non sono mai stati necessari tempi di convocazione particolarmente lunghi, in ogni caso, si concordavano eventuali differimenti per consentire la partecipazione del rappresentante sindacale.

L’esito dell’incontro sulla nave: il Pizzorno mi confermò di non voler ritirare le comunicazioni e che si sarebbe fatto vivo tramite il proprio avvocato.

Informai per iscritto l’amministratore delegato. So che anche un dipendente dell’ufficio risorse umane la convocò presso l’ufficio dell’amministratore delegato per consegnargli le raccomandate e che il Pizzorno si rifiutò di presentarsi alla convocazione.

Ciò mi è stato riferito dalla Torterolo Raffaella e dall’amministratore delegato.

So che poi è l’amministratore delegato si è recato sulla nave dal Pizzorno e questi, a quel punto, ritirò le comunicazioni.

A.d.r. (A domanda risponde) “Di solito l’azienda comunica con i dipendenti tramite raccomandate a mano. Mi recai sulla nave io personalmente perché era anomalo che il Pizzorno si rifiutasse di parlarmi.

a.d.r.(A domanda risponde) “Non so perché la raccomandata spedita per posta non sia stata ricevuta dal Pizzorno, non so se per rifiuto o per mancato ritiro.

a.d.r. “Non ho partecipato alle fasi successive.

Sul capo 3 (infortunio Mussolini): “Avevo individuato il Mussolini a seguito di una selezione come possibile figura per sostituire il signor Roberto Canzanese nel posto di responsabile della sezione contenitori. L’avevo inizialmente affiancato, dopo un periodo di stage, allo stesso Canzanese.

Ci furono però problemi nei rapporti tra Mussolini e le altre persone del settore, sia operai che capi. Lo convocammo io e il dott. Becce per parlargli del problema. Ad un certo punto i toni della discussione tra Mussolini e il Becce, che erano presenti dall’atra parte della scrivania si alterarono, loro si alzarono in piedi, entrambi infervorati, e improvvisamente vidi il Mussolini andare a sbattere contro la vetrata laterale. La mia impressione fu che Mussolini si era buttato contro il vetro. Iniziò subito a lamentarsi. Io e Becce eravamo rimasti allibiti. L’episodio si concluse lì. Il Mussolini venne licenziato a seguito dell’episodio in questione. Becce propose un esposto denuncia. Anche Mussolini propose una denuncia. Poi si giunse ad un accordo. Non ricordo i termini della transazione.

A.d.r. (A domanda risponde) “Vidi nettamente il Mussolini che, senza di essere colpito, andò a sbattere contro la vetrata, simulando di essere stato spinto, il Mussolini era distante dalla vetrata circa 1,5 metri.

A.d.r. (A domanda risponde). “Durante un incontro informale tra me, Mussolini e forse Becce, in un bar di Vado Ligure, ci fu una sorta di riconoscimento dell’accaduto da parte del Mussolini, che chiarì come in quel periodo si trovasse in uno stato di difficoltà emotiva”.

Sul capitolo 4: “Mi ricordo lo sciopero scaturì da una serie numerosa di piccoli problemi che, a dire della r.s.u. si stavano trascinando da tempo. Non ricordo nulla di eclatante, si parlò ad esempio, degli escrementi dei piccioni sulle auto dei dipendenti, della sostituzione delle pedane per lo svuotamento dei contenitori.

Mi pare ci fosse anche la denuncia di violazione di accordi.

Mi sembrava incongruente e sproporzionato il numero di ore rispetto alle tematiche.

Mi sembra di ricordare che si trattasse di doglianze dettagliate, anzi lo erano. Ricordo che il pacchetto di ore di sciopero veniva distribuito giornalmente in base a decisioni assunte il giorno precedente”.

Viene esibito il documento n°20 di parte ricorrente e il teste dichiara: “ Riconosco nel documento la comunicazione delle ore di sciopero. Ricordo che nelle ore escluse  da quelle di sciopero alcuni dipendenti si rifiutavano di svolgere alcune mansioni, non ricordo quali”.

Vengono esibiti i documenti da n°56 a n°62 e il teste dichiara: “Riconosco le contestazioni collegate al rifiuto di svolgimento di alcune mansioni in concomitanza con il periodo di sciopero suddetto.

Le contestazioni al Pizzorno in quel periodo riguardavano il mancato svolgimento di mansioni che lui normalmente espletava quando non c’erano navi. Mi riferisco a quelle di piccola manutenzione e di pulizia della banchina.

Si trattava di mansioni che venivano richieste per piccole frazioni temporali dell’orario e che il Pizzorno svolgeva normalmente, apponendo un rifiuto di solito solo in concomitanza di momenti di tensione sindacale quale quello dello sciopero in questione.

Anche gli altri colleghi di pari livello svolgevano le stesse mansioni negli stessi termini”

Sul capitolo 49 e 50 : “Io ero appena arrivato, ricordo le riunioni preparatorie, ricordo che, su richiesta del Pizzorno e del Paparusso, venivano annessi al corso anche i componenti della r.s.u., che vi parteciparono in qualità proprio di membri della r.s.u.

La partecipazione non era finalizzata a fare acquisire la qualifica di capo”

Sul capo IV: “Ricordo che il Pizzorno partecipò attivamente quale delegato r.s.u. frutta alle trattative del Cia, ricordo che, in particolare, il Pizzorno aveva richiesto l’inserimento di vincoli al ricorso al lavoro straordinario.

Il Pizzorno controllava successivamente il rispetto di tali vincoli e l’adempimento dell’accordo.

Ricordo di una lettera scritta dal Pizzorno che denunciava pressioni dei capo-turni nei confronti degli operai. Ricordo che ci fu anche un’altra querelle riguardo alle mansioni esigibili nei confronti dei capi operai con riferimento anche all’utilizzo dei carrelli elevatori. Ricordo che venne interpellato anche il segretario nazionale della Cgil-porti, Ercolani, che confermò posizione dell’azienda. Ciò mi veniva riferito dal dott. Becce . Ricordo che Becce mi disse di partecipare a suo posto ad un incontro sindacale con un dipendente, Omar Baiardo, che aveva ad oggetto una contestazione a una richiesta. Pizzorno si rifiutò di partecipare quale rappresentante sindacale perché l’appuntamento era stato fissato con Becce, almeno così io intesi. Becce ci rimase male e scriss di petto una lettera ai segretari della Cgil. Ricordo che ci fu il pranzo e si decise che il Paparusso avrebbe partecipato più intensamente alle riunioni tra azienda e r.s.u..

Paparusso era il segretario provinciale della sezione porto e ciò per facilitare le relazioni.

Il Paparusso partecipò in modo alterno alle trattative per il nuovo Cia, tanto che tali trattative si protrassero per molti mesi. Anche il Pizzorno partecipò attivamente a tali trattative quale delegato della r.s.u.

Il protrarsi delle trattative era legato al fatto che durante gli incontri la r.s.u. chiedeva sempre ulteriori chiarimenti o differimenti.

Ricordo che fu proprio un membro della r.s.u. a richiedere l’intervento del segretario della Camera del lavoro per sbloccare la situazione. Il Pizzorno era tra coloro che resistevano o comunque non erano disponibili alla sottoscrizione. Ricordo che un altro delegato era invece a favore, Botta della Cgil, così come Cisl e Uil.

Letto, confermato e sottoscrittoAlessandro Piccardo

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