Recovery frottole: la premessa al PNRR

RECOVERY FROTTOLE:
LA PREMESSA AL PNRR

RECOVERY FROTTOLE:
LA PREMESSA AL PNRR
Il Recovery Plan (o Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio) del Governo Draghi è facilmente riconoscibile come propaganda ciarlatana che nasconde la realtà dei fatti e delle inconfessabili intenzioni.

Oggi esaminiamo il suo preambolo generale, o ‘Premessa’. In esso manca completamente l’analisi e il confronto con le tare strutturali del sistema-paese, che hanno reso l’Italia il paese meno performante non solo dell’UE ma della stessa OCSE. Un paese in decadenza da oltre 30 anni. Tare ben esposte da Luca Ricolfi nel suo recente saggio La società signorile di massa. Gli italiani complessivamente aspirano alla rendita perpetua, seduti sulle ricchezze accumulate in altri tempi, senza curarsi della produttività, e sostengono politicamente chi gli promette il mantenimento anche parziale di questa situazione, mentre nel complesso non accetterebbero riforme idonee a rivitalizzare l’economia. Orbene, versare rapidamente grosse somme, prese a prestito, col PNRR, in un siffatto sistema-paese significa semplicemente rinforzare la predetta aspirazione e aumentare il debito estero senza aumentare la capacità di pagarlo. In questo senso si spiega l’indeterminatezza e la fumosità parolaia del PNRR.

E’ risibile la tesi della Premessa del PNRR, che il programma europeo di digitalizzazione, innovazione e inclusione di gender possa cambiare questi mores multisecolari.


Un Piano Nazionale onesto, di buona fede, inizierebbe con il riconoscimento di questo problema e la proposta di una strategia per risolverlo, con la spiegazione del perché si può presumere che i mezzi proposti per risolverlo funzioneranno anziché far cilecca. Niente invece di tutto ciò. Il PNRR menziona una sola, grande causa della crescente arretratezza del Paese: il suo ritardo nell’informatizzarsi. Questo sarà un fattore rilevante, ma non è certo il più importante né il più strutturale, ed è a sua volta derivato dalle pretese di continuismo e di non doversi aggiornare dei pubblici dipendenti.

Ben il 40% del Recovery Fund andrà al Mezzogiorno a fine perequativo. E’ storicamente accertato (vedasi Morire di Aiuti: i fallimenti delle politiche per il Sud, di Accessuro e De Blasio) che gli investimenti perequativi nel Mezzogiorno non solo non hanno alcun effetto perequativo e non sviluppano l’economia meridionale, ma si traducono in maggior potere della criminalità organizzata e maggior assistenzialismo quindi maggior spesa strutturale improduttiva, con relativa richiesta politica in tal senso, che ricade negativamente su tutto il Paese. Però le mafie imperanti nel Sud inevitabilmente, con i loro parlamentari, consiglieri regionali e comunali etc.,  appoggeranno ogni governo che spenda i soldi così.

I fattori negativi esposti nei due saggi citati, oltre al fattore del familismo amorale tipico dell’arretratezza del Meridione, analizzato nel da Edward C. Banfield in The Moral Basis of a Backward Society (1961), sono ostativi alla riuscita di qualsiasi piano di rilancio e resilienza, ma non sono nemmeno nominati in quello del Governo Draghi, perché menzionarli, oltre ad evidenziare l’impotenza del suo piano, gli metterebbe contro tutte le persone che si sentirebbero disprezzate e che contano di mantenere le rendite improduttive sopra indicate: buona parte delle regioni, buona parte del pubblico impiego e dei sindacati.


Buona parte del resto del Recovery Fund è destinata a impieghi ideologici improduttivi in termini economici, produttivi solo di stipendi burocratici, come il gender o semi ideologici come la transizione al verde. La spesa per l’energia ‘sostenibile’ ha una redditività più che dubbia alla luce delle esperienze fatte e della scarsa efficienza energetica delle tecnologie disponibili oggi per la produzione di tale energia. Infatti la spesa per sovvenzionare l’installazione del fotovoltaico e le pale eoliche è stata finanziata aumentando le bollette delle aziende e delle famiglie. Altre sovvenzioni saranno necessarie per lo smaltimento degli impianti. Le sovvenzione statali hanno indotto un fiorire di installazioni realizzate solo per potere scontare in banca i contratti, realizzando un profitto parassitario, in uno spirito puramente finanziario e speculativo. In sostanza, è stato il solito magna-magna, che la classe politica non vede l’ora di replicare.

Se realmente si fosse voluto rendere possibile una conversione a fonti sostenibili di energia, invece di sprecare tutti quei miliardi nel modo suddetto, li si sarebbe investiti nella ricerca scientifico-tecnologica per realizzare metodi economicamente efficienti per generare energia in modo sostenibile. Una volta che fossero stati realizzati, sarebbero stati adottati senza bisogno di sovvenzionarli.

L’esperienza storica circa l’efficacia del governo e della burocrazia italiana negli investimenti produttivi e nelle opere infrastrutturali non ha bisogno di essere ricordata: brilla per peculato e spreco. Lo Stato non è mai riuscito a spendere i fondi europei disponibili in co-finanziamento, per incapacità tecnica, inettitudine politica, pastoie burocratiche, menefreghismo culturale. Quelli che ha speso, li ha spesi quasi sempre male, pensando primariamente a rubarli.

Grottescamente, per dire che l’Italia “non è necessariamente condannata al declino”, il PNRR si richiama alla forte crescita economica avvenuta tra il 1946 e il 1973, in condizioni completamente diverse e assolutamente irripetibili oggi.


Draghi e soci, e soprattutto i loro mandanti del capitalismo apolide, sanno benissimo quanto sopra, perciò creeranno nella sprovveduta maggioranza l’illusione di un rilancio, mentre indebiteranno il Paese per completare la sua spoliazione, che fra qualche anno sarà necessaria per rimborsare i debiti. Essa fu avviata, con la presenza di Draghi, già ai tempi di Andreatta, poi del Britannia Party, di Mani Pulite e via discorrendo. Verrà ripresa e completata distribuendo ciò che va distribuito anche ai capi dei partiti potenzialmente di opposizione, che continueranno a cooperare.

Logico quindi che parlino di progressi già ottenuti nell’efficientamento della giustizia e ne prospettino di ulteriori, mentre tutti abbiamo visto, anche attraverso i filtri delle istituzioni e dei mass media, che la mentalità e la prassi dominanti proprio tra i magistrati e la caparbietà dei loro vertici nel conservare entrambe sono tali, da rendere certo che la giustizia in Italia resterà non solo inefficiente ma complessivamente corrotta.


In conclusione, è umanamente certo che il Recovery Fund porterà ha un maggiore indebitamento senza una maggior produttività del sistema Paese, quindi a un peggioramento strutturale della sua già compromessa situazione e alla conseguente necessità di adottare misure di espropriazione nazionale in favore dei creditori stranieri.

D’altronde, e curiosamente, i 210 miliardi prestati all’Italia col Recovery Fund, e che saranno erogati in ben 6 anni, corrispondono esattamente a quanto le banche di credito evadono di tasse ogni singolo col non dichiarare reddito che realizzano creando e prestando moneta contabile, come la Banca d’Italia ha ufficialmente ammesso e come il MEF ben conosce – perché glielo ho fatto notificare migliaia di volte. Ma ancora fa finta di ignorarlo.

    Marco Della Luna    da https://marcodellaluna.info/sito/

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.