Racconti su Finalpia

A raccontare quella Finalpia, che viveva alla luce della luna, è Fabrizio Fasciolo, il principe del divertimento notturno con i suoi locali entrati nel cuore di generazioni di turisti e non solo.

“Finalpia era la vera capitale del divertimento, ha vissuto da protagonista il cambiamento delle mode, della società, del turismo”, esordisce.
Anni ‘70, ultimi colpi di coda della formula “dancing”. “Si, ma erano colpi di coda di livello. Il Boncardo e il Patio avevano ancora una clientela adulta, elegante, di classe.
I ragazzini non entravano, un po’ perché c’era la musica dal vivo, le orchestre che proponevano un genere considerato ‘vecchio’, un po’ perché una serata costava e i soldi, nelle tasche dei più giovani, non erano tanti”. Per i giovani c’erano la Lanterna, diventata poi una discoteca vera e proprio, la Camargue, e il Ramarro.
“Al Ramarro si ballava con il jukebox. Cento lire tre canzoni, il problema era che non si sapeva mai quale poteva essere la canzone successiva, se fosse stato un lento o uno shake. A metà anni ‘70 il juke box andò in soffitta e venne assunta una dj, solo che aveva un solo piatto, senza mixer, e quindi ad ogni fine disco ci si fermava”, racconta sorridendo Fabrizio.
“Poi c’era il Jimmy’z, una sorta di luogo mitologico dove andavano a ballare le turiste tedesche e olandesi in vacanza nei campeggi finalesi.
Inutile dire che era un locale frequentatissimo dai play boy dell’epoca, ma niente nomi, oggi sono tutti nonni felici!”, e questa volta gli scappa una risata.

Cambiano gli anni, cambiano le mode, all’inizio degli Anni ‘90 arriva la musica techno e Fabrizio Fasciolo decide di non seguire la moda: “Cambiai pelle alla Camargue, la chiamai Mirò e puntai su karaoke e revival, fu un grande successo”.
Episodi e aneddoti sono centinaia. “Una sera, dopo aver chiuso il locale, eravamo seduti al Bar Lux, che restava aperto tutta la notte con focaccine e pizzette. Passa un grosso Mercedes, si ferma ed esce un ragazzone con i capelli lunghi, barbone rosso e vocione: ‘O bucaioli, vi ho lasciati li e li vi ritrovò, ci urla. Era Zucchero, che qualche tempo prima aveva suonato da noi per un mese con il gruppo Sugar & Candies. Stava ottenendo i primi successi e stava tornando da una serata ad Albenga, ci aveva visto e aveva voluto salutarci”.
Un passato che non tornerà più? “Credo di no, ma non perché Finalpia non ne abbia le possibilità, ancora oggi ci sono locali che fanno altri generi musicali, latino-americano, liscio. E’ morta la mondanità, è nata la movida, non ci sono più i lenti, le discoteche come le abbiamo conosciute noi sono finite, ci sono altri modi di divertirsi. Io sono ancora in pista, ma la nuova frontiera del divertimento la devono conquistare i giovani, anche a Finalpia”.

Da Finale ligure The perfect place

Per ridare un po’ l’atmosfera dell’epoca, segnaliamo  questo link al film La spiaggia di Alberto Lattuada, girato nel 1954 tra Finale e Spotorno con Martine Carol, Raf Vallone e Mario Carotenuto

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One thought on “Racconti su Finalpia”

  1. Bellissimo l’articolo sulla vita notturna di Finale degli anni 70 e meraviglioso il film di Lattuada che non conoscevo. Per il contenuto e le situazioni sembra un film di oggi e non del 52

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